ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
 
SEGNO DEL MESE DELL'UOMO
dal 20 marzo al 20 Aprile
a cura di LIDIA FASSIO
 
ARIETE
 

I nativi di questo segno hanno le potenzialità che, nella nostra cultura, vengono definite “maschili”. La loro è infatti un’energia forte, rapida ad accendersi e, dentro ad ogni uomo ariete è racchiuso l’animo di un guerriero, capace di difendere e di aggredire, facile all’impulso positivo e negativo, in grado di reagire istintivamente a qualsiasi sollecitazione.

La conquista è dunque parte integrante di qualsiasi uomo che ha questi valori; tuttavia, la conquista non può bastare perché ogni persona ha bisogno di poter godere di essa  e, per questo, c’è bisogno di stabilizzazione, di portare qualcosa di fortemente combusto ad uno stadio che possa essere utilizzabile; che si tratti di conquista territoriale, professionale o amorosa, è sempre importante poter vedere poi i frutti della stessa. Qui cominciano i problemi perché questo tipo di energia fatica moltissimo a mantenersi stabile: la sua grandissima spinta sta nell’inizio, nel dar via e vita alle cose… dopodiché l’Ariete sembra totalmente disinteressarsi di quello che accade, proprio perché l’energia si spegne e non si riaccenderà fino a quando non sarà in vista una nuova possibilità di conquista.

Spesso le cose cominciano a trasformarsi quando si comincia a vedere il limite di questo comportamento e, proprio allora, si avranno   grandi possibilità di poter trasformare questo immenso potenziale in una grande opera creativa: sé stesso.

L’uomo ariete è, soprattutto da giovane, facile preda della sua ira: ha veramente una miccia cortissima e spesso e volentieri non riesce a padroneggiare le situazioni che ha di fronte e finisce per avere  scoppi di ira che sono  modi immaturi e parziali  di risoluzione del problema. Dietro a questa ira così potente c’è sempre un forte bisogno di essere accettato e di farsi valere;  qui sta il suo dramma più forte:  ha paura di essere messo in scacco, soprattutto a livello di pensiero e dialettico e, non sapendo trattenere le sue difficoltà, reagisce aggredendo pensando in questo modo di chiudere la partita.

L’ira infatti, rappresenta il primo stadio di crescita, ma se non subisce poi una evoluzione, finisce per distruggere tutto quello che viene toccato ed anche ciò che la persona è; inoltre, nel tempo impedisce di arrivare alla comunicazione e all’interazione con gli altri. L’ira serve a creare differenziazione e distanza ed è per questo che spesso, i nativi ariete temono così fortemente di essere risucchiati allo stato indifferenziato che mettono immediatamente distanza attraverso la rabbia.

L’ariete, essendo il primo segno dello Zodiaco è anche il più vicino alla sfera delle pulsioni istintive : la rabbia è  l’ emozione più intensa e più forte, anche perché ha lo scopo di difenderci da qualcosa, di salvaguardare lo spazio vitale e l’identità: la rabbia tuttavia, se non viene elaborata funziona in “escalation” al culmine del quale c’è  un comportamento autodistruttivo o aggressivo. Si dice spesso che la rabbia “acceca” e, l’uomo dell’ariete,  molte volte ha fatto i conti con il senso di accecamento procurato dalla sua rabbia. La rabbia inoltre va ad interrompere i circuiti del pensiero razionale e proprio per questo finisce per intrappolare all’interno di essa non dando modo di valutare l’esatta situazione che si sta presentando.

L’uomo ariete ha dunque un grande bisogno di entrare il relazione con il segno opposto attraverso cui può imparare a mediare e a prendersi dei time out: veri e propri break che possano farlo ritornare in contatto con il suo pensiero razionale, unico a funzionare da “raffreddante”.

La rabbia può aiutare a cambiare la realtà, ha a che fare con il bisogno di “provocare” qualcosa nel mondo…. (se non riuscissimo a provocare nulla ci sentiremmo impotenti), ma non può e non deve essere lasciata a briglia sciolta perché altrimenti finisce per devastare il mondo in cui si vive. Quando il nativo ariete ha imparato a contattare questo tipo di energia e a sottometterla al controllo dell’Io, allora la sua conquista diventerà un bene prezioso che potrà dargli senso e scopo e di cui potrà finalmente godere. 

 
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