ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni |
Marte : Affermazione e difesa – (4°parte)
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a cura di Lidia Fassio
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Gli studi di Lorenz sull’aggressività portano alla conclusione che l’aggressività nella normalità non è diretta alla distruzione degli altri, ma è diretta alla difesa personale. Quando questa passa dalla difesa personale alla distruzione o alla sopraffazione altrui, allora si è entrati in un altro campo, quello in cui ci sono bisogni di rivendicazione, bisogni di potere per cui siamo già nel campo di Plutone… Agli essere umani fa piacere provocare qualcosa. Se pensiamo di non essere in grado di provocare nulla da nessuna parte, cresciamo in un modo precario, abbiamo la sensazione di non essere forti e di non riuscire a farci valere, condizione essenziale per avere, un giorno, un posto nel mondo. E’ importantissimo per un individuo sentirsi capace di produrre, di far accadere qualcosa nel mondo. Se il nostro raggio di azione viene costantemente limitato dall’esterno, ci sentiamo frenati nella nostra vitalità e a volte possiamo anche cadere in depressione, una trappola che sta ad indicare la difficoltà di collegamento con le reali motivazioni. Noi siamo portati istintivamente ad allargare i nostri confini e a rifiutarli se invece ci vengono imposti dall’esterno. Se questo possiamo farlo con un proposito determinato e non ostile, allora parleremo di affermazione, se invece dobbiamo farlo con un’aggressione, allora parliamo di sopraffazione. E’ importante capire che la prima importantissima funzione di Marte ha a che fare con la definizione dei confini personali. La seconda funzione è la difesa dei nostri confini, che spesso passa attraverso la rinuncia alla dipendenza o alla protezione. Questa difesa è anche molto gestuale; basta osservare quando si è aggrediti a come si tende ad allungare le mani. Questo simboleggia, nel linguaggio del corpo, spingere in lontananza l’altro, che da un lato è una difesa, ma è anche una ridefinizione di confini nuovi. Quando spostiamo un limite si creano nuovi conflitti, proprio perché spostando i nostri confini dobbiamo rinegoziarli con qualcun altro: è chiaro che tendiamo a volerli spostare un po’ più avanti, e di conseguenza urtiamo contro il confine di quello che sta dall’altra parte. Questo è un momento in cui bisogna di nuovo delimitare. La reciproca delimitazione di sé rappresenta un processo dinamico tra le persone: se c’è molta flessibilità questo funziona bene, senza moltissimi traumi, se invece non c’è flessibilità… si arriva al conflitto. Nelle famiglie in cui c’è un adolescente, il problema più grande riguarda proprio i confini, perché l’adolescente comincia a smontare uno per uno quelli posti dai genitori: dall’abbigliamento, agli orari, a come si mangia, tutto viene messo in discussione. C’è un confine al giorno da rimuovere. Questo sbaraglia tutto l’assetto familiare, che magari è andato avanti per dieci anni in modo rigido e senza grandi traumi; all’improvviso c’è un trauma al giorno. Questa è una fase dove spesso entra tutto in crisi, e se c’è poca elasticità la famiglia salta e tutto verrà rimesso in discussione. Se invece c’è elasticità, si fanno discussioni e mediazioni ma si riesce a “tenere”. Ci accorgiamo di quanto questo tema sia importante solo quando qualcuno viola i nostri confini, mentre è più difficile accorgerci quando violiamo i confini altrui; quando questo accade sono gli altri a segnalarcelo. Ci sono però parecchie violazioni quotidiane, persone che si avvicinano troppo, che invadono e fanno irruzione nei confini altrui; ci sono confini nelle parole, nei pensieri, nei nostri segreti, ogni area della vita ha dei confini e Marte governa su tutti ed ha il compito di difenderli. Diventiamo furiosi e distruttivi quando dobbiamo realmente abbattere dei confini ed abbiamo molta paura; quanto più abbiamo paura tanto più esprimiamo rabbia ed aggressività come uniche forme per tenere a bada gli altri. Urlando forte cerchiamo di fare in modo che gli altri rimangano a casa loro. Un nuovo il senso di fiducia ritornerà quando avremo stabilito un nuovo confine. Chi crede in sé e sa di poter provocare qualcosa sa anche dove sono i suoi confini, e in realtà non ha bisogno di distruggere nulla. Se invece ha paura di non provocare nulla diventa furioso, oppure mette dei confini rigidissimi, che sono la corazza protettiva visibile. La corazza è indubbiamente un confine ben difeso, ma è anche un’impossibilità di spostarlo, perché imprigiona dentro ad un limite e non permette di allargarlo. I confini hanno quindi un ruolo molto importante nell’educazione dei bambini, e per porli ci deve essere una dinamica costante tra la resistenza e l’attacco. |
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