ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
Il mito di Artemide
a cura di Lidia Fassio
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E’ una delle Dee della triade lunare: simboleggiava la Luna crescente.
In effetti, l’immagine di Artemide è quella di una fanciulla che vive nei boschi, a contatto con le Ninfe, divinità secondarie che abitano la campagna, i boschi e le acque; sono divinità protettrici, che sono state poi sostituite nell’immaginario popolare dalle fate.

Artemide viveva con loro; lei che era una Dea importantissima, sorella di Apollo il Dio del Sole aveva scelto questa vita semplice a contatto prevalentemente con ragazze e animali.
Figlia illegittima di Zeus e di Leto (Latona per i romani), aveva scelto di vivere una vita libera e, pertanto, rappresenta un tipo di femminilità senza confini, poco inquadrabile nel contesto greco in quanto non aveva accettato i ruoli che le donne solitamente dovevano avere in quella società .
Amava la vita libera e la caccia; era un’arciera infallibile: nessuno poteva batterla, neppure suo fratello che, con le frecce illuminava e riscaldava il mondo.
Le sue frecce avevano però una particolarità: non facevano soffrire e, anche quando causavano la morte, la rendevano piacevole ed indolore:un sonno ristoratore. Lei infatti, veniva chiamata principalmente quando le donne stavano soffrendo troppo di parto: lei poteva o accelerare la nascita del figlio o, in caso di complicazioni, permettere loro di congedarsi dolcemente dalla vita, senza soffrire. Potremmo vedere in lei una sorta di “praticante dell’eutanasia”, qualcosa di particolare; un ruolo da “angelo della sofferenza” che interveniva sempre in favore delle donne e mai degli uomini e questo faceva di lei una specie di “femminista d’avanguardia”.

Intervenne parecchie volte anche in difesa di sua madre: chiunque avesse osato sfidare o oltraggiare Latona doveva fare i conti con le frecce di Artemide; ne fecero le spese le figlie di Niobe e il Drago che aveva cercato di attaccare sia lei che il fratello al momento della nascita.
Artemide aveva aiutato la madre già nel momento della nascita di Apollo e forse da li’ giungeva la sua attenzione alle donne che soffrono, offrendo loro una sedazione. Era chiamata la “Dea dei dolori del parto”.
Era anche una Dea bellissima: nell’inno ad Artemide il poeta Callimaco dice che Zeus quando la vide disse: “quando le Dee mi portano figlie come questa, la collera della gelosa Era mi turba assai poco. Figlioletta mia, avrai tutto ciò che desideri”.

Era anche famosa per la sua rabbia allorchè qualche uomo osava violare le Ninfe o profanare il suo bosco: celebre è la collera nei confronti del cacciatore Orione che aveva cercato di rapire una delle sue Ninfe e che lei, fece uccidere dai suoi stessi cani dopo averlo trasformato in cervo.
Come tutte le dee lunari, era la regina dei cinghiali e degli animali selvatici che sguinzagliava alla necessità contro gli intrusi o contro coloro che disturbavano la quiete dei boschi.

Fu sempre Artemide ad intervenire in difesa di Ifigenia allorchè stava per essere sacrificata ad Eolo dal padre. All’ultimo minuto lei salvò la ragazza e la sostituì con una delle sue cerve. Il mito abbonda di momenti in cui la giovane non permetteva che una donna soffrisse a causa di un uomo.

Una Dea particolare, quasi adolescente.. molto bella, giovane e statuaria, sempre vestita con la tunica e munita di arco e faretra.
Per l’amore che mostrò nei confronti del mondo femminile può essere avvicinata all’elemento Aria e, in particolare al segno dell’Acquario che vede le native sempre molto attente ai temi delle donne e del “sociale”.

Sono molte le donne con valori Acquario che mostrano una particolare solidarietà verso le donne e i bambini.. magari lavorando in luoghi in cui esse possono rifugiarsi quando sono in pericolo, oppure sostenendole in difficili battaglie legali per veder riconosciuti i loro diritti. In ogni caso il tema della solidarietà era molto forte in Artemide così come lo è nelle native.

Un altro tratto del loro carattere si evidenzia nella fortissima spinta verso la libertà sia psicologica che sessuale il che fa di loro persone considerate “anticonvenzionali”. Loro hanno uno strano modo di vivere la loro femminilità.. lontana dei ruoli di madre e moglie.. ma si comportano come un “materno alternativo”, in grado cioè di amare anche ciò che non è proprio e in grado di poter amare al di là di ogni contratto o di ogni situazione di sicurezza. A loro interessa il sentimento e non certo ciò che deriva da una firma.

In effetti Artemide era una donna che contestava certe forme patriarcali e che non accettava vi fossero ruoli stabiliti con cose che una donna non potesse fare anzi, lei si cimentava in mestieri che solo gli uomini praticavano: la caccia e il tiro con l’arco.

Vi sono miti che fanno di lei una delle protettrici delle Amazzoni e, di certo, qualcosa di selvaggio nella sua natura la mostra inevitabilmente, anche se non si sognò mai di amputare la sua femminilità come invece facevano le sue protette.

In effetti Artemide ricorda molto la donna Acquario o una Luna nel segno; molto diversa nel suo modo di vivere e di agire dalle altre; non perde il suo tempo nel contestare il potere maschile, ma molto più semplicemente lo ignora, non lo segue e si libera di esso non riconoscendolo.

Questo mostra che questa piccola ragazza aveva in sé grande potere e grande fascino che le derivavano dall’essere parte della triade lunare e, dall’essere figlia di Zeus: aveva dentro un qualcosa di integro e di intatto; infatti, lei rappresenta per eccellenza la libertà e l’indipendenza, non rinunciando però ai suoi sentimenti, ma non assoggettandosi a nessuno.

Lei era rapida, forte, decisa e non falliva mai un bersaglio: anche in questo possiamo vedere delle caratteristiche lontane da certe tipologie femminili indifese e morbide; lei ha una psiche che tende ad andare per la sua strada e a non lasciarsi distogliere da nessuno. E’ concentrata su di sé e sui suoi obiettivi e proprio per questo non pensa di dover essere la metà di nessuno.
Anche sul piano della relazione è diretta, franca e si pone come compagna al fianco dell’uomo; non lo teme e non lo vuole manipolare, vuole comunicare e condividere con lui ideali e affinità.

Il fatto di essere considerata Dea dei luoghi selvaggi fa di lei una figura un po’ sciamanica: chi vaga per il mondo selvaggio è inevitabilmente alla ricerca di sé o meglio della dimensione selvaggia che regna dentro ad ognuno di noi. Artemide ci sollecita a tirarla fuori, a farla vivere e a non lasciarci condizionare dalla cultura in cui si vive che imbriglia il senso di libertà.

Lei deve padroneggiare meglio gli “animali selvatici”; in effetti, in alcuni casi lei li scaglia letteralmente contro i malcapitati che si ritrovano a fare i conti con un lato molto istintivo che, forse, non padroneggiava molto bene.

La donna Aria in genere rinnega qualcosa dell’istintività e questa spesso tenderà a scavalcarla in modo plateale ed illogico, tendendole dei tiri mancini proprio quando meno se lo aspetta.
Forse qui c’è parte della sua ombra: deve imparare a domare il suo “fuoco interiore” in modo da poter veramente scegliere quali strumenti usare accettando anche di possedere un lato meno razionale che, se riconosciuto, potrà sempre mettersi al suo servizio fino a donarle anche la visione interiore che nasce dal sentire la passione.
 
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