ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
PLUTONE E SHIVA
a cura di Claudia Pasquino
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Plutone in astrologia fa parte dei pianeti “transpersonali” e, assieme ad Urano e Nettuno, sono molto lontani, sia astronomicamente (Sole) e quindi psicologicamente (Io), dalla percezione razionale che abbiamo di noi stessi.
Essi caratterizzano intere generazioni e gli avvenimenti (storico, sociali, culturali) a loro connessi. Per questo sono chiamati anche “generazionali”, in quanto la loro orbita per percorrere l’intero Zodiaco è rispettivamente di: 80 anni Urano, 164 anni Nettuno e circa 247 anni Plutone.
Plutone che è l’ultimo ad esser stato scoperto da Tombauch nel 1930, è ancora per molti aspetti sconosciuto; solo nel luglio 2015 una sonda, partita 9 anni fa, entrerà nella sua orbita e ci invierà preziose immagini ravvicinate del pianeta.
Per ora sappiamo che è il più piccolo del sistema solare, mentre le teorie sulla sua provenienza sono molteplici. Quella per ora più vagliata è la teoria secondo la quale sarebbe un antica luna di Nettuno, deviata dalla sua orbita assieme a Caronte (il suo satellite) a causa di violente perturbazioni. La temperatura arriva sino a meno 240° sotto lo zero, e fuori dal globo roccioso, l’atmosfera congelata sembra formarvi un guscio di cristallo.

Plutone nella mitologia (da Ploutos = ricco) è colui che nascondeva i tesori nelle viscere delle terra e custodiva il sottosuolo dal quale i semi traevano nutrimento; è collegato alla divinità di Ade (Ha’ides = colui che nasconde), signore dei morti, sovrano severo e venerato con la moglie Persefone; insieme ricevevano le anime nell’oltretomba. In molte iconografie è raffigurato come un uomo maturo, dalla folta capigliatura e barba che regge uno scettro, delle chiavi o della terra. Spesso lo si trova seduto su un trono con ai piedi un cane tricefalo (Cerbero) o dei serpenti; egli indossa l’elmo che dona l’invisibilità, forgiato e donato a lui dai ciclopi. Plutone nell’antichità greca era poco nominato, era una divinità adorata con un certo riserbo e poco raccontato.

In Astrologia Plutone ha una funzione pulsionale ed istintuale, istanze che accompagnano l’uomo e tutti gli esseri viventi sin dalla nascita sul nostro pianeta garantendone la sopravvivenza. I concetti di vita e di morte sono correlati, non possono esistere l’uno senza l’altro, a volte si fondono in questo archetipo che durante i suoi passaggi nei dodici segni zodiacali, vuol rivelare a tutti i costi l’autenticità dell’essere.
Certo è, che quando il dio degli inferi si presenta alla porta, nulla sarà come prima e ci costringerà a seguirlo attraverso zone d’ombra, perdite e lutti a volte simbolici, a volte reali e ciò per arrivare, infine, ad una vera e propria catarsi che ci consentirà di purificarci dalle scorie che abbiamo accumulato (forse anche da una vita precedente).



In realtà affrontare Plutone non è semplice, ma l’integrazione di certe pulsioni- reazioni con la parte razionale, ci permetterà di trovare quelle ricchezze sepolte e di portarle alla luce guidati da una nuova consapevolezza; a quel punto non si avrà più bisogno di indossare maschere e/o artifici oramai obsoleti.

Nello Zodiaco, il rapporto tra la vita e la morte è, in un certo qual senso, dimostrato dalla casa 1^/ Ariete (Marte,Sole,Plutone) = Vita speculare alla casa 8^/ Scorpione (Plutone,Mercurio,Marte) = Morte. Ciò fa pensare alla possibilità di integrare la ‘perdita’ per poter entrare in una nuova vita ovvero di ‘lasciare andare’ciò che non ci appartiene più per poter rinascere. L’ottava casa, non a caso, è anche il settore del concepimento.
Plutone, dunque, è domiciliato in tre segni:
- Ariete (domicilio base – 1^casa), Gemelli (esaltazione – 3^ casa), Scorpione (domicilio primario – 8^ casa).
In Ariete il pianeta ha una funzione creativa rappresentata dalla nascita, ma allo stesso tempo di perdita - separazione dalla madre - con la quale il feto era un tutt’uno.
In Gemelli il bambino dovrà confrontarsi con l’ambiente e la mentalità del suo circostante e agirà, per la prima volta nella sua storia individuale, un comportamento da ‘protagonista’. In Scorpione il pianeta ha una funzione più inconscia ed irrazionale.
Plutone, infatti, rappresenta quei contenuti dell’inconscio (a volte atavici), rimossi dalla coscienza in quanto ritenuti poco idonei se rapportati all’educazione ricevuta (familiare, sociale o culturale); è ciò che il ‘Super-Io’ (Saturno) ha confinato oltre l’Io cosciente per tenerlo nascosto.

Per quanto riguarda Shiva, nel Pantheon induista, è una figura archetipica ricca di riferimenti simbolici e filosofici appartenenti a quella civiltà orientale rappresentata dall’India. Definire la figura di Shiva non è affatto semplice, tanto più che può essere chiamata in cento modi diversi e può essere impersonata da più dei e dee.
La logica usata nel pensiero filosofico - religioso orientale è basata sul dualismo ed ha per oggetto, l’idea di relazione.

La divinità è solitamente rappresentata dai lunghi capelli, cosparsa di cenere (simbolo di morte e rinascita), con indosso solo una pelle di tigre. Dalla testa sgorga il fiume Gange, alla sua destra una falce di luna illumina il viso benevolo ed un cobra gli cinge il collo assieme alle collane con i teschi. Il palmo della mano destra è rivolto verso lo spettatore in simbolo di protezione. Alla sua sinistra un tridente (che i suoi adepti esibiscono ancora orgogliosamente) ed in basso, vicino ai piedi, un lingam di pietra: oggetto, simbolo del dio, raffigurante un fallo in erezione appoggiato ad un cerchio aperto (la yoni , il sesso femminile).
Shiva non ha un carattere contraddittorio, ma più che altro ambivalente in quanto può impersonarsi anche in divinità femminili simbolo della sua shakti o energia vitale, in tal senso abbiamo la materna Parvati o la terrificante dea Kali: estremo simbolo emblematico del femmineo come energia attiva istintuale.
Dal feroce aspetto, è colei che distrugge per trasformare; non è un caso che venga venerata nei luoghi delle cremazioni, soprattutto nei templi di Calcutta (Kalighat), città sacra agli induisti ed ultima meta del pellegrinaggio.

E’ interessante notare l’analogia con la simbologia più intima del segno dello Scorpione: il compito della divinità è quello di distruggere l’ingannevole ego dei fedeli, attraverso un processo doloroso di ricongiunzione al Sé; l’intento è quello di avvicinare alla spiritualità e all’unità. L’immagine scura della dea simboleggia la natura trascendentale, la sua nudità l’assenza di false coperture o identità, la collana che indossa, composta da cinquanta teschi, la sapienza ovvero le 50 lettere dell’alfabeto sanscrito ed infine la lingua rossa a rappresentare la natura onnivora (i sapori del mondo)


Un’altra forma molto popolare è quella del ‘Danzatore Cosmico’, il dio che seppe trasformare le maledizioni a lui rivolte in energia creativa .Viene rappresentato in un cerchio (struttura dell’universo) entro il quale si muove in una danza sinuosa.

Ogni movimento delle braccia ha un significato diverso:

• IL NASCERE: una mano destra alzata;
• IL MORIRE: mano sinistra abbassata;
• IL NON AVER TIMORE: la seconda mano destra in posizione di ‘alt’;
• IL LIBERARSI DELL’EFFIMERO: la seconda mano sinistra abbassata.

Mentre il piede destro si disincaglia dal demone dell’effimero (Apasmara - ignoranza dell’umanità e cecità della vita) l’altro piede si solleva in aria.

Il ‘nascere e morire’ è sotteso anche nelle ultime tesi della fisica quantistica:
nel descrivere i processi atomici, spiegano che le particelle subatomiche (che formano l’intero universo e quindi anche noi), sono guidate da delle onde energetiche che si muovono in un continuo crearsi e dissolversi, infinitamente connesse ad una unità che riesce ad emanare un ritmo a cui tutto soggiace.

A tal proposito riporto un bel brano del libro “Il Tao della Fisica” di Fritjof Capra:

«In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all’oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all’improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca danza cosmica… ”vidi” scendere dallo spazio esterno cascate di energia, nelle quali si creavano e distruggevano particelle con ritmi pulsanti, “vidi” gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo partecipare a questa danza cosmica di energia, percepii il suo ritmo e ne “sentii” la musica, e in quel momento “seppi” che questa era la danza di Shiva, il dio dei danzatori adorato dagli indù.»

Come Plutone insegna che la vita dell’essere umano sembra un continuo oscillare tra questi due principi di vita e morte, così Shiva li estende all’intero Universo dicendoci di non averne paura.

Claudia Pasquini



 
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