ERIDANO SCHOOL - Astrologia e dintorni
Un tridente come bacchetta per Nettuno direttore d'orchestra
a cura di MARINA BUA
Inserito il su Eridano School - Astrologia e dintorni
 

“Balzavano per la valle
delle acque impetuose e tra i dirupi,
invasate dal soffio del dio”
(Euripide, “Baccanti”)

Anche i saggi vedono le illusioni,
ma non ne sono confusi.
(Laṅkāvatārasūtra)






Un tridente come bacchetta…



Molte le associazioni simboliche riferibili a Nettuno, sia di oggetti e animali e sia di elementi: dal tridente alla rete, dagli gli abissi marini alle onde, dal toro al cavallo e il delfino fino ai terremoti.

L’oggetto del tridente si presta a più letture ma forse non tutte sono state esplorate, in generale:

•usato come simbolo nella nostra era da un marchio automobilistico (Maserati),


•adottato per la somiglianza alla lettera psi dai portali web di psicologia (in rete…)
o

•inteso come un’antenna, associato a trasmissioni universitarie via etere, fino ad una lettura geometrico/numerica del simbolo stesso.



Il glifo del pianeta Nettuno ha l’aspetto di un tridente, che è anche l’oggetto che nel mito Nettuno (per i Romani), Poseidone (per i Greci), esibisce nelle proprie mani e per mezzo del quale poteva imporre il proprio volere all’elemento acqua ed anche provocare terremoti sulla terraferma.






La Lettera PSI Il Simbolo del pianeta Nettuno


“Il tridente era l'arma di Poseidone, il dio del mare, con il quale poteva generare nuove sorgenti d'acqua e cavalli (dalla schiuma del mare). Poseidone, oltre ad essere il dio del mare, era anche famoso per provocare maremoti quando si arrabbiava, colpendo la terra con il suo tridente e provocando mari tempestosi e terremoti.
Il tridente è pure l'arma-simbolo del dio indù Shiva e di Nettuno nella mitologia romana.(wikipedia)”.




Dal punto di vista grafico e simbolico possiamo notare come il glifo del signore del X segno, Saturno, si trasformi nel passare attraverso una prima proiezione a specchio a 90° (XI segno) raddoppiando la linea curva e poi in un secondo passaggio, con un ribaltamento dell’immagine a 180°, approdi infine al simbolo dalla forma di un tridente (XII segno).


È come se, nello scivolare da una conquistata visione organizzata e stabile dall’alto della cuspide di Medio Cielo, l’icona, muovendosi nelle tre dimensioni, svelasse il proprio contenuto REALE, già presente “in nuce”, nel suo divenire per manifestarsi totalmente, in tutti i suoi aspetti, solo alla fine del percorso, nell’ultimo segno dello Zodiaco.



Anche il XII Arcano Maggiore dei Tarocchi, l’Appeso, sta capovolto affinché sia possibile una visione mistica. La sua linfa vitale, il sangue, viene pompata ad irrorare il cervello e a veicolare il messaggio d’amore del cuore. Egli deve sì utilizzare la mente ma come strumento, senza essere schiavo del mentale e della razionalità. Solo così si ha una “visione dell’anima”, d’amore, mistica, e si può diventare consapevoli della propria natura e poter essere veramente sé stessi. Ascoltando in silenzio la propria profondità, la propria vera essenza ci si spoglia delle identificazioni. Egli sta in posizione di nascita, preso per i piedi, pronto al primo “vero” respiro.



Nella precedente relazione su Urano (2014, vedi atti del VII convegno EridanoSchool) veniva evidenziato il primo passaggio del simbolo (dal X all’XI segno) nel seguente passo:



“…con i simboli di Saturno e Urano, le linee curve rappresentano l’azione, il movimento che i due archetipi imprimono al nostro andamento vitale. Il primo con la sua “zampetta” prende l'acqua dal torrente e, nella ruota del mulino, la fa salire per poi discendere in un movimento di elevazione, comprensione e metabolizzazione perché Saturno insegna attraverso la disciplina a ripetere un gesto fino alla perfezione...


Invece Urano assomiglia ad un frullatore o ad un motore rotante di un aspirapolvere, che macina, spezza, rompe e spazza via ciò che non è più funzionale alla nostra vita, liberando il percorso da ciò che non fa più parte di quella Trama del destino (e che anzi ne ostacola il prosieguo). Il Destino: quel contratto stipulato prima di scendere qui sulla terra”.



Il tridente o forchetta nettuniana, oltre ai tre rebbi e al concetto di tripartizione: corpo-anima-spirito, dispone di un manico/impugnatura che raccoglie la potenza/le potenzialità delle tre punte, che sinergicamente afferrano, ri-aggomitolano, i fili sciolti e spezzati della fasi/esperienze precedenti e reinventano una nuova trama/rete. E’ il tre che si fa Uno.

Il simbolo nettuniano è assimilabile nella sua forma ad una coppa che si erge su una croce il cui tratto verticale, come una spada, trafigge e sacrifica le carni umane per trasmutarle nel sangue cristico. Il sacrificio: rendere sacro il proprio percorso umano alla divinità, alla scintilla divina che ciascuno di noi contiene. Nell’ultimo segno, nell’ultimo confine, sconfiniamo in noi stessi, nel nostro vero essere: qui cade l’illusione, il velo di Maya.


… per Nettuno, il direttore dell’Orchestra



Nettuno nel dodicesimo segno dello Zodiaco, terzo segno del quarto quadrante: qui si chiude il cerchio, ma soprattutto vi risiede il senso di questo ultimo quarto di cerchio zodiacale.


Per noi è semplice interpretare la realtà nelle tre dimensioni. Ma qui siamo nella quarta dimensione: la trascendenza, qui le regole della “meccanica” non valgono o per lo meno, sono ancora condizioni necessarie poiché siamo esseri incarnati ma non sono sufficienti.



Siamo oltre il terzo fattore, oltre la terza via, che permette di integrare una opposizione, una dualità, una polarità. Per esprimere questo concetto con un esempio pratico preso dalla chimica: un acido ed una base a contatto hanno una reazione che li trasforma in un sale e in acqua residuale; quindi due elementi e una azione/reazione che rappresenta il terzo fattore (pensiamo sempre alla dualità ma spesso il terzo elemento c’è ma di natura differente dai primi due cosicché non lo riconosciamo a primo colpo). Siamo ancora nella terza dimensione: la trasformazione è qualcosa che, con il nostro mentale/la nostra razionalità/mentalità scientifica, riusciamo comprendere facilmente.



Per avvicinarci alla comprensione del IV quadrante, e in particolare di Nettuno e del dodicesimo segno che ne è il contenitore, più che ad una trasformazione dobbiamo immaginare una trasmutazione che avviene su un piano totalmente differente. Il concetto di sublimazione ci può fornire, traslando un po’ la sua definizione, una possibile indicazione.



“In psicoanalisi, la sublimazione è un meccanismo che sposta una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta non sessuale o non aggressiva. Questo consente una valorizzazione a livello sociale delle pulsioni sessuali o aggressive nell'ambito della ricerca, delle professioni o dell'attività artistica, fino alla vita religiosa e spirituale. (wikipedia).”



Ci spostiamo dalla sesta casa di Terra (il sale) alla dodicesima di Acqua (l’acqua residuale prodotta dall’ossidoriduzione). Ma quale Acqua? Il livello più alto. Non è l’acqua gravidica del feto cancerino, non è l’acqua emozionale, passionale, trasformativa scorpionica ma acqua dissolvente, rigenerativa e spirituale. La troviamo nel Libro, nel Genesi, la separazione delle acque, inferiori e superiori: qui, 12° segno e Nettuno, siamo nelle acque del Cielo. Siamo in piena danza cosmica.


Nettuno con il tridente, impugnato come la bacchetta di un direttore d’orchestra, incarna l’Eroe che negli atteggiamenti e aspetti più elevati si distacca dall’idea di un’estasi artificiosa indotta da droghe o da altri strumenti, e va verso la “trasfigurazione”.
Sì, perde forma ma non la propria essenza perché egli è nel Tutto anzi è il Tutto, perchè ne è parte fondamentale.



“Definiamo la trasfigurazione il “vedere oltre le apparenze. […] È sempre il risultato di un lungo e sofferto processo di ascesi, motivato dall’anelito ad un Assoluto, che è oggetto di un amore incondizionato. Sentimento caratterizzante è la “nostalgia”, cioè il desiderio sofferto di un ritorno (nòstos), come dice l’etimologia, a un “origine”, che è la casa del Padre, cui nuovamente approdare dopo vicende travagliate, “notti del cuore”, lacrime copiose, anche se non versate. E prende inizio un processo “psicospirituale”, al quale il termine “sublimazione” non è più adeguato e, più adeguatamente, deve essere sostituito da quello di “trasfigurazione”.


[…] La trasfigurazione, soprattutto quando è frutto della sofferenza, di pazienti attese, di un lungo travaglio interiore, diventa intuizione spirituale della realtà e rapporto empatico con le cose. È una intuizione che permette di discernere oltre il velo delle apparenze, al di là del visibile, una realtà più profonda e misteriosa, ignota al mondo, ma aperta alla gioia e alla speranza.” (Toller-Pellicini)



Solo un saggio può comprendere un altro saggio, gli altri invece lo scambiano per un folle. Questo è ancora, ma solo per il momento e per molti individui ma non tutti e sempre meno, il destino di Nettuno.









Riferimenti




Bibliografia

• Bertrand Meyer-Stabley, ”Rudolf Nureyev. Biografia di un ribelle”, Lindau


• Aldo Carotenuto, “Riti e Miti della Seduzione”, Bompiani


• Lidia Fassio, “I nostri simboli interiori. Introduzione all'astrologia umanistica e psicologica”, Spazio Interiore


• Atti del Convegno Eridanoschool, anno 2014, Urano


• Euripide, “Baccanti”, Feltrinelli


• Giuseppe Toller – Paolo Pellicini, “Silenzio Simbolo Sublimazione”, Armando editore


• Jean Chevalier – Alain Gheerbrandt, “Dizionario dei simboli”, BUR






Sitografia





• https://it.wikipedia.org/wiki/Satiro_danzante


• https://it.wikipedia.org/wiki/Dioniso


• https://it.wikipedia.org/wiki/Nettuno_(divinità)


• https://it.wikipedia.org/wiki/Poseidone


• https://it.wikipedia.org/wiki/Tridente


• https://it.wikipedia.org/wiki/Sublimazione_(psicologia)








 
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