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    GLI ARTICOLI DI ERIDANOSCHOOL
- Astrologia e dintorni

ANIMUS E ANIMA COME ARCHETIPI DEL MASCHILE E DEL FEMMINILE
     a cura di Flavia Giovanardi
 
ANIMUS E ANIMA COME ARCHETIPI DEL MASCHILE E DEL FEMMINILE
Uno degli aspetti dell’astrologia che mi ha particolarmente affascinato, nel mio iniziale approccio al suo studio, è la prospettiva che lega questa arte (…o scienza? Difficile dire…) alle altre discipline cosiddette “umane”, non soltanto conferendole una dignità spesso mortificata da altri approcci ben più superficiali, ma, soprattutto, evidenziando la sua legittima appartenenza all’unità dell’esperienza dell’uomo, che da sempre si interroga sui grandi perché della vita, ed ha creato, nel corso della storia, numerosi rami del sapere, come la religione, la filosofia, la scienza, la psicologia, allo scopo di indagare, se non trovare, le risposte. Per questa ragione, essendo particolarmente interessata alla prospettiva psicologica e filosofica, ho scelto di dedicare questo piccolo approfondimento sul tema “Il maschile e il femminile nell’individuo e nella coppia”, alla tesi junghiana, che perfettamente si sposa con una certa interpretazione dei principi astrologici, dell’esistenza di archetipi maschili e femminili, definiti appunto “animus” e “anima”, in ciascun individuo, senza distinzione di sesso.

L’attrazione che ciascuno di noi prova per il sesso opposto non è generica, ma si orienta verso specifiche caratteristiche che ci attraggono più di altre; per quanto poi banalizzato e ridotto a luogo comune, questo è il concetto secondo il quale ciascuno ha in testa un uomo o una donna ideale e di conseguenza, se un individuo non mi attrae, pur essendo evidentemente dotato di molte virtù, dirò che non è il mio “tipo”. Jung osservò che le qualità che apprezziamo fuori di noi sono anche sfaccettature intrinseche della nostra mente inconscia, ovvero cerchiamo nell’altro qualcosa che ci attrae perché in realtà appartiene a noi. Jung definì “principio del Logos” le generiche qualità maschili che in mitologia sono espresse dagli dei; Logos in greco significa “parola” “verbo” “ragione” “scienza” “astrazione” e il più importante termine derivato nella lingua italiana è “logica” che implica coscienza e capacità di discernimento. Il Logos perciò, principio maschile, chiarisce ed illumina ciò che è confuso, consente di vedere e di distinguere le forme che così, nell’esperienza della mente, si distinguono l’una dall’altra, si differenziano e si individuano. Il principio femminile, espresso in mitologia dalle dee, è “Eros”, il cui significato antico è reso in modo molto riduttivo dalla traduzione italiana “amore”: il principio dell’Eros si riferisce infatti ad un sentire molto potente ed istintivo che crea legami di condivisione e comunione che si sperimentano, inizialmente, nel rapporto madre-bambino; ha quindi originariamente a che fare col grembo materno e con l’appartenenza all’unità di Madre Natura che infinitamente si manifesta nella sua eterna ciclicità. Mentre il Logos distingue ed individua, l’Eros enfatizza l’appartenenza ad un tutto indistinto; entrambi i principi sono necessari all’equilibrio dell’uomo ed entrambi, se ignorati e non vissuti o, al contrario, portati all’estremo, sviluppano il proprio lato negativo: competitività, sete di potere sugli altri, aggressività, indifferenza ai sentimenti e ai legami per quanto riguarda Logos; mancanza di identità, confusione, dipendenza ed estrema passività per quanto riguarda Eros. Nell’uomo il principio dell’Eros è rappresentato dalla sua Anima inconscia; nella donna, è il suo Animus inconscio ad esprimere il principio del Logos; questi archetipi si esprimono inizialmente attraverso le esperienze personali più precoci, ovvero nella proiezione sul genitore di sesso opposto; successivamente, nella fase di costruzione dell’identità personale, facilmente si evidenzia l’archetipo corrispondente al sesso dell’individuo, mentre l’altro tende a diventare inconscio; tuttavia, più tardi, nel processo che Jung chiama “individuazione” (ovvero percorso verso una non-divisione, verso l’essere “interi”) questi elementi dovranno riaffiorare dall’inconscio, spesso attraverso le esperienze con l’altro sesso, per essere successivamente integrati. Tutto il processo sarà in qualche modo segnato dal primo incontro, fuori da sé, col sesso opposto e perciò coi genitori e questa esperienza colorerà tutta quella successiva di recupero ed integrazione dell’archetipo inconscio; in altre parole, così come sostenuto in psicologia dagli ampi studi sulla fase edipica o dalla teoria sull’attaccamento del bambino all’adulto di riferimento nella prima infanzia, quella prima esperienza colorerà anche gli attaccamenti successivi e perciò tutta la vita di relazione. L’amore a prima vista, o meglio una forte istintiva attrazione per una persona ancora poco conosciuta, rappresenta molto spesso la proiezione del proprio Animus o della propria Anima; la proiezione è un meccanismo ampiamente diffuso nelle relazioni ed è estremamente efficace per aiutarci a riconoscere ed acquisire le parti di noi che non riconosciamo; tuttavia, soprattutto se è totalmente inconsapevole, può essere difficile da sperimentare all’interno della relazione, poiché facilmente provoca un innamoramento iniziale molto profondo, che può essere causa di angoscia e di dipendenza, ed una probabile delusione successiva, quando la proiezione viene ritirata e l’altro appare come trasformato e spesso deludente rispetto all’immagine che avevamo creato di lui.
Se è consapevole, invece, la proiezione può aiutarci a riconoscere e ad integrare l’archetipo che stava nascosto nel nostro inconscio e può aiutarci a meglio comprendere aspetti dell’inconscio del sesso opposto, favorendo così il buon andamento delle nostre relazioni.

Gli astri che per primi attirarono l’uomo e la sua fantasia furono quelli più grandi, mutevoli e visibili ai nostri occhi: il Sole e la Luna, sui quali l’uomo concentrò la sua attenzione facendone antichissime divinità, da sempre collegate al maschile e al femminile. Le civiltà più arcaiche videro il prevalere dei culti collegati al principio femminile e all’archetipo della Grande Madre, colei che era in contatto con la forza della vita e quindi poteva generare, far crescere, dare nutrimento e protezione; la Luna, col suo ciclico rinnovarsi legato ai ritmi di crescita dei raccolti, e con le sue fasi mensili, che rispecchiano i ritmi del corpo femminile, è sempre stata collegata alla fecondità, della terra e della donna e perciò al mito della Grande Madre. Dopo la fase di adorazione della Luna, corrispondente al Matriarcato della storia, l’uomo passò al Patriarcato e cambiò le sue divinità, cominciando ad orientarsi molto di più sul Sole, che percepiva come il centro dell’Universo, come l’astro più brillante, quello che con la sua energia, la sua luce e il suo calore, attrae a sé tutti gli altri pianeti del nostro sistema solare. Da qui, l’uomo associò l’immagine del Sole a quella di un capo o di un Re. Il passaggio al Patriarcato segna una svolta essenziale nello sviluppo della società occidentale, ben simboleggiato dal prevalere del Sole sulla Luna: rispetto al senso di appartenenza ad un’unità con la natura e l’umanità tutta, prevale l’idea dell’uomo capace di distinguere ed affermare sé stesso sulla natura; rispetto al senso della ciclicità della vita e dell’uomo stesso, prevale l’esaltazione della vita del singolo e delle sue vicende; sulla totalità ed unità prevalgono la distinzione e la divisione; Logos prevale su Eros, il maschile sul femminile; il processo sarà amplificato più avanti con l’affermarsi delle tre grandi religioni monoteiste, l’emarginazione di tutti i principi lunari e delle donne che ne sono naturali portatrici, l’esaltazione dell’individualismo di un uomo posto a capo della natura ed in grado di sottrarsi all’ineluttabile ciclicità della vita e della morte, con i dogmi della resurrezione e della vita eterna.
“Nei tempi dell’adorazione della luna, la religione riguardava le potenze invisibili del mondo dello spirito, e anche quando la religione di stato venne trasferita al Sole, Dio della guerra, della potenza personale e delle cose di questo mondo, le qualità spirituali rimasero con le divinità lunari. Difatti l’adorazione della Luna è l’adorazione delle forze creative e feconde della natura e della saggezza intrinsecamente presente nell’istinto e nella comunione con la legge naturale. Ma l’adorazione del Sole è l’adorazione di ciò che sottomette la natura, che mette ordine nella sua caotica pienezza e imbriglia la sua energia per la realizzazione degli scopi dell’uomo.” (“I misteri della donna”, M.E. Harding, Astrolabio, Roma 1973).
Sole e Luna, nella lettura astrologica, rappresentano le due polarità che ciascuno porta dentro di sé: la polarità attiva, legata al Sole, che simboleggia il “ maschile – yang”, che corrisponde al grande bisogno dell’uomo di realizzarsi, di trovare un posto nel mondo, di crescere e di essere visibile, forte e autentico per poter costruire il suo futuro; il Sole rappresenta il principio maschile (padre) ed il rapporto che l’individuo ha con esso; in una donna il Sole rappresenta il lato maschile della sua personalità, il suo Animus, che viene vissuto dapprima attraverso il padre e poi attraverso gli uomini della sua vita, finché la parte maschile non viene riconosciuta ed integrata in lei; dall’altra parte abbiamo la polarità passiva, legata alla Luna, che simboleggia il “femminile – yin” che enfatizza la parte ricettiva, relativa ai sentimenti, la parte più intima e sensibile dell’uomo, quella che rimane legata al mistero della vita che si rinnova ciclicamente; la Luna simboleggia la fantasia, il sogno, l’empatia, la sensibilità, ciò che ci fa sentire bene con noi stessi, ciò che ci nutre e ci fa sentire al sicuro; rappresenta simbolicamente la casa come estensione dell’abbraccio materno capace di accogliere e contenere, rappresenta la madre, l’infanzia, l’emotività e la reazione istintiva, l’energia con cui ci adattiamo al flusso della vita; la Luna rappresenta il principio femminile (madre, moglie, compagna) ed il rapporto che si ha con esso; in un uomo la Luna rappresenta il lato femminile della sua personalità, la sua Anima, che viene vissuto inizialmente attraverso la madre e poi attraverso le donne della sua vita finché la parte femminile non viene riconosciuta ed integrata in lui. Dall’incontro con la Madre e il vissuto che si è sperimentato con lei, gli uomini ricavano l’immagine ideale del femminile che ricercheranno da adulti nelle loro compagne; mentre le donne potranno scorgere dietro a questo simbolo i loro tratti materni, la loro capacità di dar vita e far crescere, nonché il modo personale di rapportarsi con la femminilità e il “femminile” in genere, sia esterno sia interno.
Il Sole e la Luna (per la verità rispettivamente affiancati dagli altri pianeti maschii e femminili) rappresentano perciò anche le immagini interiori, gli archetipi appunto, del maschile e del femminile che portiamo dentro di noi e tendiamo a proiettare sulla persona dell’altro sesso con la quale stringiamo una relazione; come già detto, se la proiezione è totalmente inconscia, può essere facilmente vissuta come esperienza negativa, di fondamentale disillusione, mentre l’individuo penserà di avere incontrato la persona sbagliata e di dovere cercare ancora. In realtà ciò che accade è che continuiamo a proiettare sull’altro sesso quello che Liz Greene chiama il “partner interiore”, senza riuscire a riconoscerlo come una parte di noi; questa situazione comporta la presenza, in ogni relazione, di quattro persone anziché di due, poiché ognuno porta con sé, più o meno consapevolmente, il proprio partner interiore. Questa guida interna, portatrice dei valori opposti a quelli del sesso al quale apparteniamo, sembra solitamente proporci strade del tutto diverse da quelle che sceglieremmo consciamente, sembra portarci spesso a scelte che avvengono “nostro malgrado” e tuttavia è proprio attraverso questo percorso che l’Animus e l’Anima tentano di emergere alla nostra coscienza e farsi riconoscere da noi. Tuttavia, affinché sia favorito il meccanismo della proiezione, occorre che l’altro rappresenti un buon “gancio”, ovvero un soggetto che manifesti caratteristiche della personalità che facilitano il rispecchiamento dell’immagine dell’archetipo specifico di cui siamo portatori e l’analisi dei rispettivi pianeti maschili e femminili, dei loro segni e dei loro aspetti può fornire un utile strumento di lettura in questo senso. Nel suo “La relazione interpersonale”, Liz Greene illustra, come principio più generale, quattro archetipi maschili e quattro archetipi femminili, riconducibili ai principi dei quattro elementi Acqua Aria Terra e Fuoco; non esistono automatismi e schemi precisi che possano dirci con certezza quale tra questi sarà particolarmente vivo in un uomo o in una donna e funzionerà perciò da catalizzatore nella scelta del proprio compagno o della propria compagna; le quattro tipologie rappresentano tuttavia una descrizione utile, se unita a tutte le altre sfumature che, nella lettura del singolo tema natale, possono fornire informazioni sull’argomento delle relazioni.
L’Anima può manifestarsi, secondo i caratteri dell’Acqua, come archetipo della Madre, protettiva e rassicurante, che dona consolazione e nutrimento; come Aria, può dare l’Etera, colta, bella, raffinata, libera; come Fuoco, può essere la Medium, intuitiva, ispirata, profetica, che mette in contatto coi misteri dell’universo; e infine, se esprime il tipo Terra, l’Anima può essere l’Amazzone, efficiente, concreta, forte, saggia e capace. Allo stesso modo, l’Animus può esprimersi come Padre, rappresentando i valori d’Acqua, tradizionale, rassicurante, legato al passato e ai valori sociali; può invece incarnare il Puer, creatura d’Aria, volubile, giovanile, brillante, estetico; può rappresentare l’Eroe, figura di Terra, guerriero coraggioso, tenace, dotato di una volontà potente ed infine può essere il Saggio, creativo, visionario, ispirato, mago e profeta, creatura del Fuoco.
E’ difficile dire se tenderemo ad esprimere il nostro partner interiore e a proiettarlo sull’altro, per affinità o per compensazione dei nostri valori ed è probabile che nell’arco della vita possiamo esprimere (e perciò cercare) archetipi differenti; non dobbiamo però tralasciare che, in ossequio alla lettura junghiana, ogni archetipo può esprimersi come luce e come ombra; e così gli archetipi del Padre e della Madre, legati all’Acqua, possono divenire divoranti e distruttivi ed inclinare a relazioni in cui al soggetto è impedito di crescere ed evolvere poiché è mantenuto in uno stato di dipendenza; l’Etera ed il Puer, creature d’Aria, possono mostrarsi imprevedibili, freddi, inaffidabili, ingannevoli, irresponsabili e portare a relazioni instabili, deludenti e frustranti; l’Eroe e l’Amazzone, figure di Terra, possono rivelarsi dispotici, dogmatici, autoritari, possessivi ed invadere la vita dell’altro, organizzandola con efficienza nei minimi dettagli ed uccidendo la creatività; infine il lato oscuro delle creature di Fuoco, la Medium ed il Saggio, è rappresentato dal fanatismo, dal vuoto e dal caos. L’espressione del lato luminoso oppure del lato oscuro dell’archetipo è legata a molte variabili e può essere desunta dalla posizione dei pianeti maschili e femminili nei segni e dai loro aspetti.

Un’analisi approfondita di Luna e Venere e di Sole e Marte, della loro collocazione negli Elementi e nei Segni e dei loro aspetti, può contribuire a darci un’immagine degli archetipi maschili e femminili di cui siamo portatori e che, in base al nostro genere, tenderemo a realizzare direttamente o a proiettare sui nostri compagni; la finalità ultima è sempre quella dell’integrità, ovvero della completa realizzazione del nostro Sé interiore, anche se questo comporta l’accettazione del fatto che le nostre relazioni, anche quelle più importanti, non dovrebbero essere vissute come le finalità della nostra vita, ma come i mezzi attraverso i quali ci è dato di conoscere anche le parti di noi stessi non ancora giunte alla coscienza.


BIBLIOGRAFIA

Stephen Arroyo “Astrologia Karma trasformazione” Astrolabio 1990
Stephen Arroyo “L’Astrologia e i quattro elementi” Astrolabio 1988
Liz Greene “La relazione interpersonale” Astrolabio 1989
Eugene Pascal “Realizza il progetto che è in te” Collana “L’altra medicina” RED
 

 
 
 
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