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    GLI ARTICOLI DI ERIDANOSCHOOL
- Astrologia e dintorni

L'ASTROLOGIA NELL'ARTE DEL RINASCIMENTO ITALIANO
     a cura di Roberto Mander
 
L'astrologia nell'arte del Rinascimento italiano
La presenza di importanti cicli pittorici di contenuto astrologico in residenze signorili e dimore papali costituisce una precisa testimonianza dell’importanza che questa forma di conoscenza occupava nella cultura del Rinascimento italiano.
Un’appassionata riflessione filosofica e teologia si accende nel XV e XVI secolo intorno a questa materia coinvolgendo tutte le elite culturali dell’epoca. Piuttosto che di un’improvvisa scoperta, Franz Böll nella sua opera osserva che “il grande moto spirituale dell’umanesimo non poteva non rinvigorire il modo di pensare astrologico”.
Certamente le radici di questo fenomeno vanno ricercate nei secoli precedenti dove comunque numerosi testi astrologici latini si erano conservati. Il cristianesimo si era opposto all’astrologia mitologica per il suo legame con il mondo del paganesimo, e si deve alla cultura araba, giunta in occidente attraverso la Spagna, se a partire dalla seconda metà del XIII secolo l’astrologia incontra nuova attenzione. Un ruolo di primo piano in questo processo viene svolto da Federico II e dal suo astrologo, Michele Scoto, a cui si deve l’adattamento delle divinità pagane all’ordine cristiano.
In gran parte basata sulla traduzione di autori greci, l’astrologia araba aveva raggiunto la piena maturità nell’VIII secolo; è presso gli arabi, ad esempio, che prende forma la dottrina delle congiunzioni planetarie. Anche se in alcuni ambienti del mondo arabo l’astrologia veniva vista in contrasto con l’ortodossia, la decisa inclinazione al fatalismo dell’Islam offrì un terreno di sviluppo assai favorevole. Il loro sapere astrologico si era arricchito anche per gli apporti giunti dall’India e dalla Persia dove già da tempo erano conosciuti i testi ellenistici.
Assistiamo dunque a un fenomeno estremamente complesso, a un movimento culturale che da occidente si dirige verso oriente per poi tornare in occidente arricchito di innumerevoli nuovi influssi. “Nel XIII secolo l’astrologia era una straniera appena giunta dall’oriente, con chiari indosso tutti i fantastici segni del suo peregrinare; nel XV essa si era completamente accasata. La distanza che nel Duecento e nel Trecento aveva separato il paganesimo astrologico dalla cristianità medievale e aveva reso possibile un ritorno a sacrifici e preghiere esotiche, non esisteva più al tempo in cui l’Umanesimo cominciò a permeare la civiltà europea attraverso la riscoperta dei classici”
“Arte italiana e astrologia internazionale” è la felice espressione di Warburg che ben sintetizza l’esito dell’incontro tra questi diversi elementi, dove continuità storica e superamento dei confini geografici aprono le porte a una nuova e intensa stagione di ricerca.
Marsilio Ficino, a cui si deve tra ll’altro la prima traduzione del Corpus Hermeticum attribuito a Ermete Trimegisto, è certamente una delle figure più rappresentative di questo felice periodo e in lui, come in altri suoi contemporanei, “i temi più brucianti della discussione astrologica trovano tutti un espressione esemplare.” Non è possibile riassumere qui il suo pensiero e se fu avverso all’astrologia divinatrice certamente non lo fu nei confronti di quella che può essere definita come “astrologia magico-filosofica” , tesa a individuare le corrispondenze cosmiche rispetto all’uomo, in un intreccio di influssi che operano su piani diversi. Nell’economia generale dell’universo nessuna parte può essere considerata come qualcosa di isolato dal resto del mondo. In questa visione gli astri non determinano il destino dell’uomo con un meccanismo di causa ed effetto, ma esiste piuttosto un’analogia tra micro e macrocosmo, una simultaneità globale di fenomeni.
Ora non dobbiamo tralasciare che accanto a questa altissima speculazione filosofica fu proprio nel Rinascimento che si ebbe la maggiore diffusione di fogli volanti astrologici e la pubblicazione di “efemeridi” sempre nuove e sempre più precise a testimonianza dell’interesse crescente per le predizioni che coinvolse ogni ceto sociale.
Resta ancora da fare un inventario completo delle immagini ispirate a soggetti astrologici che compaiono “nella pittura, nella scultura, negli arazzi, nelle incisioni, nei marchi tipografici, nelle miniature, nei calendari, nei libri di preghiere, nelle maioliche, nelle medaglie, nelle monete, ed altresì nei cassoni, nelle stoffe, nelle carte da gioco” del periodo rinascimentale.
La Chiesa cattolica intervenne per contrastare la tendenza al fatalismo e ribadire il libero arbitrio dell’individuo con due bolle papali: la prima del 1586 dovuta a Sisto V ammette tuttavia l’astrologia che limita le proprie previsioni ai fenomeni naturali necessari o frequenti; la seconda, dovuta a Urbano VIII, è del 1631, ben più tarda dunque della prima ed emessa quando ormai, per una serie di complessi motivi, l’astrologia non godeva più del consenso del secolo precedente. D’altro canto la corte romana, non diversamente da ogni altra corte di quel periodo, aveva fortemente condiviso la passione per l’astrologia.
Ci sembra che queste parole di Luigi Aurigemma riassumano molto bene il carattere nuovo dell’astrologia del XV e XVI secolo: “Non si tratta dell’astrologia pedagogica in lingua volgare del Trecento, bensì di un’astrologia fortemente ispirata dal pensiero classico, e nella quale il fondamento scientifico di derivazione aristotelica e stoica si colora del senso dell’universale simpatia ed armonia, vivissimo nel neoplatonismo della cultura italiana di quegli anni, e non solo a Firenze. I grandi simboli astrologici, segni e pianeti, e le relazioni strutturali qualitative che essi esprimono, sono trasfigurati da un’immaginazione poetica vivissima, nutrita da una conoscenza approfondita della mitologia classica…
Ed è così che nell’Italia rinascimentale i palazzi signorili iniziarono ad ornarsi con raffigurazioni dove compaiono insieme immagini mitologiche e astronomico-astrologiche. “Nell’arco di pochi decenni nacquero i grandi cicli figurativi del Salone della Regione a Padova, di Palazzo Schifanoja a Ferrara, di Palazzo del Te a Mantova, di Villa Farnesina a Roma. I committenti avevano nomi illustri (d’Este, Gonzaga, Chigi), gli artisti firme tra le più quotate. L’esempio dei “grandi” fu seguito da altri Signori del ‘500 le cui dimore rivelano ancora oggi sulle pareti e sulle volte figure di antichi dei e simboli astrologici. Se i motivi si ripetono e si intrecciano secondo canoni usuali, non sempre è chiara l’intenzione ultima degli affreschi, che di rado è puramente decorativa”

Palazzo Schifanoja a Ferrara

Il ciclo parietale fu eseguito tra il 1467 e il 1470 da artisti ferraresi. Solo nel 1840, dopo varie traversie, gli affreschi vennero riportati alla luce.
Si deve a Aby Warburg il primo studio completo presentato in una ormai storica conferenza del 1912 I dodici settori sono divisi orizzontalmente in tre fasce: in quella superiore è rappresentato il Trionfo del dio governatore del segno del mese. Al centro è l’immagine del segno zodiacale con i suoi tre decani mentre in basso sono raffigurate le attività della corte estense nel mese corrispondente. Si può vedere il duca Borso d’Este nell’atto di recarsi a caccia o di occuparsi di affari di stato. Il motivo astrologico oltre a rappresentare una precisa visione cosmologica, indica anche una concezione politica e civile tipica del Rinascimento, raffigurando il modello dello stato ideale nelle sue varie funzioni nel corso dell’anno.
Gli dei protettori dei mesi seguono la ripartizione di Manilio, un autore latino contemporaneo di Augusto, la cui opera “Astronomica” era stata ricoperta nel 1417. E’ interessante notare come i segni zodiacali costituiscano in questi affreschi il tessuto connettivo tra il mondo superiore degli dei e quello inferiore degli uomini. Rispetto all’astrologia tolemaica gli affreschi di Ferrara attribuiscono a volte ‘governatori’ diversi ai segni, ad esempio Minerva per l’Ariete, Mercurio al Cancro… seguendo una lettura diversa del simbolismo astrologico.
In loro Warburg individuò la presenza di antichissimi demoni egizi che attraverso i greci erano giunti in Europa come anche in Asia, fino all’India, da dove, attraverso la Spagna dei Mori, tornarono in Italia, dove al tempo dei romani già un tempo erano stati di casa. Ma riprendiamo un passo di questa storica conferenza per riassaporarne l’incredibile fascino: “Quattro anni fa, leggendo il testo arabo di Abu Ma’Sar mi vennero in mente all’improvviso le enigmatiche figure di Ferrara così spesso e da tanti anni invano interrogate, ed ecco: una dopo l’altra esse si rivelarono come i decani indiani di Abu Ma’Sar. La prima figura della regione mediana dell’affresco di marzo dovette togliersi la maschera: ecco l’uomo nero e adirato che se ne sta dritto e osserva, nella sua veste cinta, la cui corda egli ha afferrato ostentatamente. In tal modo si può ora analizzare con sicurezza tutto il sistema astrale della striscia mediana. Sopra lo stato più basso del cielo delle stelle fisse greco si era adagiato in un primo tempo lo schema del culto dei decani di derivazione egiziana. Su questo si depose lo strato della trasformazione mitologica indiana, la quale poi – probabilmente attraverso la mediazione persiana – dovette passare per l’ambiente arabo. Dopo che la versione ebraica ebbe lasciato un altro residuo obnubilante, il cielo delle stelle fisse greco sboccò infine, attraverso la mediazione francese della traduzione latina di Abu Ma’Sar a cura di Pietro d’Abano, nella monumentale cosmologia del primo Rinascimento italiano, sotto l’aspetto appunto di quelle trentasei enigmatiche figure della striscia mediana degli affreschi di Ferrara…”

Salone del Palazzo della Ragione a Padova

Gli affreschi di Giotto del XIV secolo andati distrutti in un incendio del 1420 e poi sostituiti da copie degli originali. In 333 scomparti viene svolto il tema dell’influsso dei pianeti e dei segni zodiacali sulle attività umane. Lo stesso tema era stato precedentemente svolto dal grande artista nel campanile di Firenze in un progetto poi eseguito da Andrea Pisano.
“La particolarità del ciclo padovano è quella di costituire la summa di una tradizione letteraria e iconografica diffusasi nel Trecento, secondo cui tutte le attività umane venivano poste sotto il controllo del Pianeta signore del segno zodiacale: il dio planetario trasferiva sull’uomo le proprie particolarità caratteriali, determinandone l’aspetto fisico, il temperamento e l’attività.”
Anche qui, come a Ferrara, è raffigurato uno schema della sfera celeste a più fasce dove in basso compaiono i segni dello zodiaco e i mesi. Nella striscia superiore sono rappresentate le costellazioni della “Sphaera barbarica” di Teucro che sorgono insieme ai vari segni dello zodiaco. Le fonti per la raffigurazione delle immagini vengono fatte risalire al testo di un autore arabo, Abu Ma’sar, che era stato tradotto in latino nel 1293 e al “Tractatu de astronomia” di Guido Bonatti, contemporaneo di Michele Scoto. Un’ultima notazione tratta da Saxl, a cui si devono importanti studi su questi affreschi: “Dalle figure dei figli dei pianeti del Salone di Padova una linea diretta ci conduce all’immagine düreriana della figliolanza di Saturno: la Melencolia I.”
A Padova e Ferrara abbiamo la rappresentazione di un sistema cosmologico generale, mentre in altri cicli di affreschi troveremo l’immagine realistica di una configurazione astrale connessa a un evento specifico.

Sagrestia Vecchia di San Lorenzo a Firenze

Nella cupola sopra l’altare si trova il primo oroscopo dipinto. Aby Warburg sostenne nel 1911 che si trattava del cielo natale di Firenze il giorno della consacrazione dell’altare maggiore (9 luglio 1422). Studi successivi sembrano dimostrare invece che il cielo dipinto è quello del 4 luglio 1442. L’autore dell’opera, Giuliano d’Arrigo, detto Pesello, quasi certamente si giovò della collaborazione dell’astronomo Toscanelli, amico di Brunelleschi a cui si deve l’architettura della sagrestia.

Facciata di Santa Maria Novella a Firenze

Il completamento della facciata è opera dell’Alberti. “E’ un manifesto di cultura strologica ed ermetica, progettato proprio nel periodo di quel concilio che si concluse con la riunificazione della chiesa latina e greca. La decorazione iniziata solo nel 1458, presenta tre ordini di fiori realizzati in mosaico. I fiori rimandano alla tradizione araba di Abu Ma’Sar per cui le stelle possono essere rappresentate come “flores”.”

Appartamento Borgia in Vaticano

Il papa Alessandro VI appena eletto affidò al Pinturicchio la decorazione delle stanze del suo appartamento (1492-1494). In una di esse, la Sala delle Sibille, in alto, il trionfo del dio planetario è affiancato dai segni zodiacali. Il carattere profetico dell’intera sala, oltre che dalla raffigurazione dalle sibille e dai profeti, è dato anche dalle immagini astrologiche delle divinità dei pianeti che esercitano i loro influssi sull’età della vita.
In un’altra stanza, la sala delle Arti Liberali, l’Astrologia compare accanto alla Grammatica, la Dialettica, la Retorica, la Geometria, l’Aritmetica e la Musica: si tratta di tutte le conoscenze che l’uomo può acquisire al di fuori della Rivelazione.
Un’opera simile è quella eseguita dal Perugino nel soffitto della sala delle Udienze del Cambio di Perugia (1496-1500).

Testimonianze della cultura astrologica in Vaticano le ritroviamo anche successivamente ad Alessandro VI. Nel 1503 saliva la soglio pontificio Giulio II e si racconta che la sua incoronazione venne rinviata più volte per seguire le indicazioni degli astrologi di corte. Nella sala del suo appartamento affrescata da Raffaello e adibita a biblioteca personale, nota come Stanza della Segnatura, “i pianeti e le stelle compaiono tanto nella sfera celeste sorretta da Zoroastro nella “Scuola d’Atene”, quanto in uno scomparto del soffitto con l’immagine dell’Astronomia che scruta un globo trasparente, percorso dalla raffigurazione di costellazioni. L’affresco dipinto da Raffaello nel 1508 è un’immagine commemorativa dell’ascesa al soglio pontificio di Giulio II: raffigura infatti il cielo di Roma come si presentava al momento dell’elezione, il 31 ottobre 1503, tre ore dopo il tramonto.”

Nel 1520 il nuovo papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, commissionò la decorazione della Sala dei Pontefici a due allievi di Raffaello. Le costellazioni zodiacali compaiono sul soffitto e i nomi dei precedenti papi si trovano circondati dalle figurazioni astrologiche. Particolare enfasi viene posta alla rappresentazione di Apollo-Sole nel segno del Leone, con evidenti intenti celebrativi. Ricordiamo tra l’altro che lo stesso pontefice aveva istituito una cattedra di astrologia all’università pontificia.

Palazzo della Rovere a Roma

Il Pinturicchio attivo a Roma dipinse una stanza di questo palazzo (attuale Palazzo dei Penitenzieri in via della Conciliazione) con un ciclo di affreschi divisi in dodici sezioni con i miti relativi alla nascita delle costellazioni zodiacali. Nelle arcate della sala delle Stagioni restano tracce di affreschi con scene di lavori campestri dei mesi dell’anno e dei relativi segni zodiacali.

Sala Galatea di Villa Farnesina

Il tema natale del potente banchiere Agostino Chigi è dipinto sulla volta dal pittore Baldassarre Peruzzi, noto anche per i suoi studi di astronomia e astrologia. L’opera eseguita nel 1510-1511 venne decifrata per la prima volta da Saxl che, calcolando la posizione dei pianeti rappresentati, aveva stabilito che la data di nascita del committente doveva cadere il 1° dicembre 1466. Successivamente venne rinvenuto l’atto di battesimo che stabiliva che il banchiere era nato il 30 novembre 1466 alle 21.30!

Il Cenacolo di Leonardo a Santa Maria delle Grazie a Milano

Definita “assai più che un’ipotesi suggestiva e attendibile” da G. C. Argan, l’ampio studio di Franco Berdini sul Cenacolo di Leonardo merita una presentazione più esauriente, visto soprattutto visto lo scempio che del grande genio del Rinascimento viene fatto in questi anni di banalizzazione consumistica. Ci auguriamo di poter tornare sull’argomento dopo l’ormai imminente pubblicazione in italiano dell’ultimo libro di F. Capra dedicato al pensiero scientifico di Leonardo da Vinci. L’analogia tra i dodici apostoli - definiti da Jung come “i più completi e soddisfacenti esempi di tipi psicologici che siano mai stati elaborati dalla mente umana” – e i dodici segni zodiacali sembrano indicare la piena comunione tra cielo e terra, tra micro e macrocosmo.
 

 
 
 
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