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    GLI ARTICOLI DI ERIDANOSCHOOL
- Astrologia e dintorni

QUANDO NETTUNO E PLUTONE TOCCANO IL SOLE DI UNA DONNA
     a cura di Francesca Piombo
 
Quando Nettuno e Plutone toccano il Sole di una donna
Nella mia esperienza astrologica di analisi di temi natali, ho incontrato spesso la difficoltà da parte della donna il cui Sole sia contemporaneamente toccato da questi due pianeti a vivere il sentimento d’amore in pienezza e soprattutto senza entrare in dinamiche contraddittorie e laceranti che comportano molta sofferenza.
Sappiamo infatti che il Sole in astrologia racchiude in un’essenza unica la parte maschile e quella femminile dell’individuo; esprime quindi un principio maschile, cosciente, razionale ed attivo che passando attraverso l’integrazione di quello femminile, inconscio, istintivo e ricettivo, porta l’Io ad uno stadio di pienezza, d’identità completa, così come ben rappresentato dal suo glifo, un cerchio con un punto in mezzo: un tutto in cui le due parti opposte che identificano una persona si sono confrontate, riconosciute ed integrate tra loro, senza che l’una escluda l’altra o la metta a tacere.
Ora, se in un tema maschile potrebbe apparire più semplice esprimere il Sole proprio perché l’uomo, naturalmente portato verso il principio di Logos, tende ad incanalare le simbologie solari nella propria professione e in quei campi in cui può realizzare l’espressione del suo Sé maschile, nella donna che è naturalmente portata verso il principio di Eros, il simbolo diventa più complesso perché tende a scindersi, portandola a vivere il suo Sole in prima persona soprattutto quando si impegna nel mondo del lavoro o della partecipazione attiva, ma solo “di riflesso” quando relaziona sentimentalmente e quindi la induce a trasferire sugli uomini di cui si innamora le idealizzazioni e le aspettative inconsce che la parte femminile della sua psiche ha costruito nei confronti dell’amore e quindi a scoprire inevitabilmente tutta se stessa proprio attraverso il rapporto con l’uomo.
Di vitale importanza quindi appare questo viaggio di conoscenza che può compiere la donna dentro di sé, alla ricerca del suo valore personale in quanto donna, al di là del riflesso che le darà il mondo maschile e quindi, astrologicamente parlando, al di là di quanto il Sole illumini la Luna… per capire quanto la donna sia cosciente di essere Sole ella stessa, perché soltanto dopo aver raggiunto questa consapevolezza, potrà davvero rapportarsi in maniera paritaria con l’uomo e conquistare quella pienezza e quella completezza che il Sole astrologico simboleggia e che non le farà più spostare fuori di sé il centro del mondo.

Nettuno e Plutone.
Partendo quindi da questo assunto, è chiaro che i simboli che evocano Nettuno e Plutone, almeno a prima vista, non sono così compatibili da riunire ed integrare tra loro perché l’Io possa riuscire ad esprimerli contemporaneamente e senza patire tensioni.
Infatti, se Nettuno come superconscio e “non confine” erode le rigide barriere che l’Io mette a sua difesa, per farlo partecipare a qualcosa che preesiste all’Io stesso; se Nettuno col suo simbolo di spinta alla ricerca e al viaggio, ci invita a compiere un viaggio di conoscenza interiore alla scoperta di nuove mete spirituali da raggiungere, Plutone come subconscio e simbolo di potere personale è un “definitore di confini”, i confini della nostra incarnazione che impongono di dare limiti a questo potere, riconoscendo il nostro essere finiti e soprattutto fallibili. E’ per questo che il pianeta è anche simbolo delle risorse interne che vanno riscoperte proprio nei momenti di crisi, quando ci sia il crollo e la rimessa in discussione della propria identità.
E’ l’energia di Plutone che ci invita sistematicamente a smantellare ciò che della nostra struttura non è più in linea con ciò che siamo veramente e per far questo il pianeta ci sfida, ci mette alla prova, ci trascina nel bel mezzo di situazioni paradossali per farci sentire, prima ancora che ragionare, capire o semplicemente ubbidire ai modelli illusori che la nostra mente si è data per proteggere l’immagine che l’Io ha di sé, ma che non ci rappresentano nella nostra interezza.
E’ per questo che, se Nettuno simboleggia il paradiso perduto da cui siamo stati cacciati e a cui vorremmo far ritorno; rappresenta l’Isola felice in cui tutto è sospeso in una condizione estatica e possibile, Plutone simboleggia il viaggio agl’Inferi e cioè la necessità di addentrarci nei meandri dell’inconscio, dove giacciono i nostri fantasmi più antichi, che vagano persi in cerca di luce: loro sono il simbolo delle problematiche psicologiche e dei complessi infantili non ancora risolti che chiedono di essere illuminati e, solo dopo questo atto di coraggio e buona volontà, si può procedere al loro risanamento e trasformazione.
Nel suo simbolo c’è la morte e la resurrezione, il peccato e la redenzione, la discesa e la risalita, la capacità creativa e quella distruttiva che l’uomo deve riconoscere dentro di sè, la cui integrazione e trasformazione sono l’unico ponte per fare esperienza dell’alito divino che simboleggia Nettuno e che è racchiuso dentro ogni creatura.
Così, ad un esame più attento, i due pianeti non sono realmente distanti tra loro ma l’uno collabora con l’altro: sì, è vero che simboleggiano due mondi psicologici ed emotivi assolutamente opposti, ma solo perché ci vogliono spingere a ricomporli dentro di noi, operando quell’integrazione che ci è indispensabile per raggiungere una reale padronanza su noi stessi e sull’intera gamma delle nostre emozioni, comprese quelle più primitive ed istintive, che la nostra ragione tende a rifiutare e a reprimere.
Dall’interazione tra di loro, può davvero prodursi quello scatto in avanti a cui è chiamata tutta l’umanità, soprattutto in questi tempi oscuri e bipolari in cui stiamo vivendo e che stanno trascinando l’uomo a difendersi dalla lacerazione degli opposti scegliendo di vivere solo i simboli di un pianeta e proiettare quelli dell’altro fuori di sé, col rischio di produrre anche un “punto di non ritorno” nel bisogno di ascesi spirituale che l’ “anima del mondo” porta con sé.

La figura paterna.
Si sa che l’astrologia umanistica, affondando le sue radici e motivazioni sul pensiero junghiano, è un’astrologia del profondo e cioè parte dal profondo della persona, attraverso l’analisi dell’infanzia e delle esperienze emotive di quel periodo così antico, perché su quelle esperienze lei strutturerà in un certo modo l’ossatura razionale della mente, dove verranno anticipati i futuri processi consci che condizioneranno anche le scelte dell’età matura.
Partendo dal fatto che il Sole, in astrologia, simboleggia non solo il “padre”, ma soprattutto il tipo di rapporto emotivo che si è avuto con lui nella prima infanzia, la presenza congiunta dei due pianeti rivela una profondità emotiva molto forte, fragile e potente allo stesso tempo, che la donna incanalerà soprattutto nello storie d’amore dove potrà sperimentare non solo la luce delle emozioni che donano i due pianeti, ma anche la loro parte ombra, visto che gli archetipi sono polivalenti e paradossali.
Non c’è maggiore capacità d’amore di quello che si ritrova nella donna nettuniana; in lei, il bisogno di nutrire la sua anima e coltivare i suoi sentimenti e le sue emozioni è una vera necessità, l’unica che possa permetterle di esprimere il grande bisogno d’amore e di partecipazione all’altro che ha conosciuto fin da piccola, dal momento in cui è entrata in contatto con le sue emozioni, intense e mutevoli come le onde del mare, tanto che ha dovuto imparare a disciplinarle per non perdersi in un altrettanto vasto oceano di vaghezza e sofferenza.
Se poi Nettuno si affianca a Plutone, la capacità di gestire questo mondo emotivo così ricco diventa davvero complicata perché accanto alla parte estatica che simboleggia Nettuno, accanto al bisogno di perdersi e contattare l’Infinito e l’Assoluto così lontani dal nostro essere terreni, si affianca l’altrettanto forte desiderio di sperimentare la forza del proprio potere personale, entrando in contatto col potere personale dell’uomo che ama.
Nonostante i due pianeti siano entrambi femminili, proprio perché lavorano attraverso emozioni estatiche e pulsioni istintive, si fanno fortissime ed assolutamente inconciliabili tra loro le spinte contrarie tra l’abbandono e il controllo, tra lo spirituale e il materiale, tra l’illusione e la realtà.
Queste polarità e i sentimenti contraddittori che albergano nel cuore della donna nuttuniana/plutoniana sono stati avvertiti fin da subito, dalla primissima infanzia attraverso la relazione che si è strutturata giorno dopo giorno con la figura paterna.
Un padre sicuramente idealista e pervaso da sentimenti di bontà ed umanità; un uomo anche molto sensibile, forse un artista o molto religioso, o comunque lontano dallo stereotipo paterno che fa leva sulla forza e l’autorità; teniamo presente che quando c’è un Sole Nettuno, innanzitutto ci sono aspettative grandissime depositate da parte del figlio sulla figura paterna, che dovrebbe rispondere ad un modello perfetto di scambio affettivo che forse non è nelle sue possibilità; in più, il Sole Nettuno simboleggia spesso un padre molto cangiante e sostanzialmente assente dalla vita familiare di tutti i giorni, non tanto fisicamente quanto psicologicamente, a tal punto da costringere il figlio a dargli forma e spessore attraverso la fantasia, anche immaginando ed idealizzando quello che obiettivamente dentro di lui non c’è.
La presenza congiunta di Plutone poi, rivela che la bambina vedeva nel padre qualcosa di potente ed indecifrabile che voleva tenere celato; come se lui nascondesse una ghianda oscura ed impenetrabile nel fondo della sua anima che non voleva far uscire di sè, ma che veniva colta e subito avvertita dal sensibilissimo inconscio della figlia, che ne leggeva le parti più nascoste.
Così come un amo che pesca dentro un lago, apparentemente tranquillo e porta su qualcosa da sotto, allo stesso modo la figlia pescava nell’inconscio del padre e specchiandosi in lui e nelle emozioni profonde che provava verso di lui cominciava a confrontarsi con la propria complessità emotiva, con le proprie profondità, che la spingevano all’incontro con se stessa.
La donna con Nettuno e Plutone che toccano il Sole, soprattutto se con un trigono del primo ed un’opposizione del secondo, è spesso passata da piccola attraverso quest’altalena emotiva: da sensazioni bellissime di devozione e d’affetto, quasi un innamoramento che l’aveva fatta sentire al massimo della gioia perché si sentiva importante ed apprezzata dal suo papà; perché si sentiva utile ed ammirevole per quella vena salvifica e sacrificale che sempre contraddistingue il Sole Nettuno fin da piccolino, a sensazioni più complesse e molto spiacevoli, che provava quando lui la rimproverava o le faceva avvertire un senso di rifiuto, che annullavano in un attimo tutte le rassicurazioni d’affetto e d’ammirazione che lei aveva letto negli occhi paterni fino a quel momento e provocavano come uno strappo, una ferita sul senso di valore personale e sull’autostima che, mattoncino dopo mattoncino, lei stava faticosamente mettendo insieme da quando era al mondo.
D’altra parte, forti e contraddittori sono i tutti i sentimenti infantili: il bambino, soprattutto nella fase di “casa quinta”, si sente unico e speciale e in quest’ottica guarda al mondo che lo circonda come se lui fosse il Sole attorno a cui girano tutti gli altri pianeti. E infatti, il Signore della casa quinta è proprio il Sole, quasi a significare quanta energia, quanta carica vitale, ma anche quanta velleità e poco senso del limite e delle giuste proporzioni ci sia in questa fase così antica della vita infantile.
Per la prima volta, il bambino si trova a gestire tutto un carico di emozioni, fantasie, illusioni, pulsioni contrastanti, non avendo ancora però gli strumenti razionali per padroneggiare psicologicamente quello che sente.
In fondo, è come se lui vivesse in una favola mitica dove fa la parte dell’eroe che conquista e che riceve elogi e complimenti per questa sua unicità e tanto più riceve lodi e riconoscimenti e si sente apprezzato, quanto più costruisce quel substrato di autostima e di valore personale che gli sarà indispensabile per esprimere e realizzare se stesso nella vita futura, ma anche per scambiare in parità col resto del mondo.
Quindi il bambino vuole sentirsi “unico e speciale” non solo per la madre, che è il primo punto di riferimento nella sua vita infantile (sia che si tratti di un maschietto che di una femminuccia), ma anche per il padre che entra nel binomio madre/figlio attorno ai quattro anni e, se si tratta di una bambina, assume anche il ruolo di oggetto inconscio del desiderio infantile, così come la madre rimane tale per il figlio maschio; sarà quindi lui la persona che lei vorrà maggiormente compiacere per ricevere apprezzamento, riconoscimento e valore; sarà nei suoi occhi che specchierà il suo valore personale e soprattutto sarà lui che non vorrà mai deludere o tradire.
Su lui proietterà tutta la sua parte più bella, ammirevole e degna d’amore, certa che lui le rifletterà per sempre quest’immagine divina.
Si stabilirà tra loro una tacita intesa, interpretata dalla mente infantile come un sodalizio, una tacita alleanza, d’affetto e stima reciproca che li unirà e li terrà legati e che nella mente della bimba si legherà anche coll’istanza d’Eterno, che questo amore perfetto possa durare per sempre e per sempre regalare felicità.

Da Nettuno a Plutone.
Poi, nel bel mezzo di questo idillio perfetto, in cui tutto appare bellissimo e lievitano a dismisura le fantasticherie infantili, quasi sempre succede un fatto, uno screzio tra i due che li allontana e che la bambina interpreta come un voltafaccia, un rifiuto da parte del padre di cui si sente però l’unica responsabile e che la getta nella disperazione più assoluta; ma c’è anche la rabbia ed il risentimento per essere stata rifiutata e messa da parte; proprio nel momento in cui stava dando di più, è stata tradita, un vero e proprio tradimento che getta un’ombra su quel mondo dorato.
Da quel preciso momento, il piccolo mondo infantile crolla e si crea una ferita sul senso di valore personale e sull’autostima: la bambina non è più al centro di quel mondo dorato che, all’improvviso, si è fatto oscuro e pieno di dolore.
E anche quando il padre si dedicherà a lei con l’atteggiamento di sempre, l’unico che lui possa avere, alla bambina sembrerà niente rispetto all’affetto totale ed incondizionato che aveva letto un tempo in quegl’occhi, un mondo d’amore che resterà intatto nella memoria come un paradiso perduto, un giardino dell’Eden da cui è stata cacciata e a cui vorrà fare ritorno.
E’ chiaro che provare questi sentimenti d’adorazione e d’innamoramento misti a sensazioni di rifiuto e d’impotenza provoca nella psiche infantile una lacerazione per l’ ambiguità dei diversi stati d’animo che si scatenano insieme: la bambina si accorge di amare e di odiare allo stesso tempo, non tanto il padre, che ha causato nella sua immaginazione questa simbolica ferita, ma soprattutto se stessa, per non essere stata all’altezza di tanto amore, per aver sicuramente fatto un qualcosa di sbagliato nei suoi confronti, emozioni assolutamente ingestibili dalla mente di un bambino di pochi anni di vita, se non attraverso i sistemi psicologici più immediati di difesa della mente: la negazione e la rimozione.
Infatti, mentre la bambina conserva nella memoria cosciente l’affetto e l’ammirazione per la figura paterna, ricordando solo i bei momenti passati con lui e gli apprezzamenti che c’erano stati nei suoi confronti; ricordando quando lo aiutava in qualche difficoltà o, nell’illusione della sua mente infantile, addirittura lo “salvava”; ricordando gli incoraggiamenti ed apprezzamenti quando lei faceva qualcosa che piaceva a lui più che a se stessa, spinge nell’ombra dell’inconscio i sentimenti di delusione e svalutazione. Non li ricorda più…
Ma rimuove anche il senso di colpa che aveva sentito per aver deluso le aspettative paterne, perché imputa solo a se stessa la causa di quel cambiamento; e rimuove anche il risentimento e la rabbia verso se stessa per non essere stata all’altezza di quelle aspettative; e rimuove anche la voglia di rifarsi e in qualche modo riscattarsi per l’umiliazione sentita e la vergogna provata; spinge nell’ombra Plutone e si ancora stretta a Nettuno, dimenticando in un solo attimo il ricordo di tutte quelle sensazioni negative e distruttive che è incapace di elaborare razionalmente, vista la tenera età.
Delusione, amarezza, risentimento, bisogno di risarcimento e senso di colpa cadono in quel momento nell’ “ombra” come un sasso gettato nell’acqua… Non lo si vedrà più, ma lui resterà lì, in fondo al cuore, come una presenza ingombrante e sarà una delle pesanti valigie con cui la bambina si metterà in viaggio ed andrà verso il mondo maschile, s’innamorerà e porterà avanti le sue storie con l’uomo.
Perché sarà sulla totalità di quelle emozioni che lei modellerà la sua mentalità, costruirà i suoi sistemi di difesa nonché i comportamenti e gli atteggiamenti che la porteranno in maniera automatica ad orientare le scelte in amore, ad attirare un certo tipo di uomo, che sarà lo specchio delle sue ambivalenze interne e di quello che c’è ancora da illuminare di sé, integrare e sanare.
E mentre non esiterà, una volta adulta, a riconoscere le mancanze e le inadeguatezze negli uomini di cui si innamorerà, quando la deluderanno nelle sue aspettative e nelle pretese d’amore, l’unico modello d’amore perfetto che ha incatenato la sua memoria cosciente, la figura paterna continuerà ad essere come un totem intoccabile, protetta dal ricordo e dal rimpianto di quello scambio ideale, ma anche barriera insormontabile alla porta dell’inconscio, dove giace nascosta e silente l’unica verità.
Sarà quindi importante per la donna tornare a quel periodo antico della propria storia e cercare di ridefinire la figura paterna ripulendola di tutte le proiezioni ed i desideri infantili provati, senza che questo significhi demolire la figura paterna, ma anzi restituire al padre e a se stessa una nuova vita, perché lui non sarà più quella figura divina e totalmente idealizzata dai suoi occhi di bimba, ma semplicemente un uomo con i suoi pregi ed i suoi difetti e ridarà vita anche a se stessa perché, accettando nel padre la nuova umanità, l’accetterà anche dentro si sé e quindi nell’uomo che vorrà amare.

Il rapporto con gli uomini.
Infatti, se non ci sarà un confronto interno in questo senso, la donna si esporrà ad incontrare all’esterno i limiti che deve integrare; ad incontrare il suo stesso inconscio che lei chiamerà “destino” e tutti gli uomini di cui si innamorerà e con cui relazionerà nella sua vita potranno essere lo strumento per rintracciare in se stessa una parte infantile della sua natura che va riconosciuta per essere padroneggiata, visto che non si può padroneggiare nulla di ciò che non si conosce.
E l’inizio di ogni storia d’amore sarà esaltante e nello stesso tempo dolcissimo, perché a mio avviso Nettuno è davvero l’unico pianeta in grado di farci provare l’estasi amorosa: i suoi amori sono indimenticabili, romantici, sublimi. Fanno immergere in sensazioni uniche, come se si fosse cullati dalle onde del mare, in una condizione di totale abbandono; un’alta e bassa marea che porta e riporta impressioni, suggestioni e tuffi al cuore che ricordano certe atmosfere; induce a perdersi nell’altro, come se l’altro si fosse già incontrato altrove, per quello stato di intimità che si raggiunge che non ha bisogno di essere capito o spiegato a parole, ma solo condiviso ed accettato nel suo mistero.
E questo perché nel nettuniano c’è innanzitutto un bisogno di trascendenza e di sublime che solo l’amore può permettere di realizzare; la tendenza a non darsi limiti emotivi è l’unica via per agganciare quel senso d’infinito che impregna la sua anima e che gli permette di dare una motivazione superiore alla sua vita; gli permette di sperimentare la tensione alla completezza e al Divino che la sua anima si porta da sempre con sé.
Se la donna non è consapevole di questo progetto spirituale che deve perseguire nella sua vita, aprendosi ad un mondo in cui mettersi al servizio di un bene superiore, sarà quasi inevitabile vivere Nettuno nella sua parte più illusoria e deludente; entrerà infatti in una sorta di contagio, che non le farà più distinguere dove finisce lei e dove comincia l’altro; dove finiscono le sue emozioni e dove iniziano quelle dell’altro: tutto sarà incredibilmente fuso, unito, saldato, nel bene e nel male. Tutto sarà da condividere, perché penserà che se non condivide e non partecipa fino in fondo; se non ci si perderà l’uno nell’altro, con la convinzione che l’uno basti all’altro e che questo stato di pienezza durerà per sempre, il senso di vuoto interno non potrà mai essere colmato.
Il fatto è che Nettuno non vuole portarci alla fusione; Nettuno si serve di questo stadio di condivisione e partecipazione assoluta perché la persona riesca a trascendere il suo Io separato, approdando a quella partecipazione e compassione universale a cui aspira inconsciamente la sua anima e che la spinge a riconnettersi al Tutto da cui proviene e a cui vuole far ritorno.
Allo stesso modo in cui la condivisione sessuale di cui si serve Plutone nel segno dello Scorpione non è finalizzata al solo incontro fisico di due corpi che si uniscono e si fondono; meno che mai a stabilire un potere psicologico dell’uno sull’altro attraverso lo strumento sessuale, ma a portare l’individuo, anche se per brevi attimi, fuori da sé: questa è l’occasione più immediata, proprio perché legata alla nostra incarnazione, in cui lui riesce a sentirsi quasi fuso con un altro essere umano, ma anche a perdere quel controllo che la mente mette serrato e rigidissimo a salvaguardia di un Io ancora troppo fragile, vulnerabile e che rifiuta di lasciarsi andare.
Questo è il motivo per cui spesso dietro gli amori che suscita Nettuno la donna rischia di vedere ciò che non c’è ma solo quello di cui ha bisogno la sua anima per risperimentare quello stato di pienezza che aveva avvertito nella prima infanzia, quando era entrata in contatto con le sensazioni d’idealizzazione e d’amore totale verso la figura paterna, molto fantasticata dai sogni infantili, ma sicuramente molto diversa nella sua Totalità.
E’ per questo che la persona di cui la donna s’innamora non è mai quella che appare ai suoi occhi bisognosi, ma solo lo specchio del suo mondo emotivo e sentimentale così ricco, ma anche desideroso di darsi ordine e struttura. E questo è quasi sempre il motivo per cui gli amori nettuniani sono impossibili da concretizzare, da far durare; spesso l’età è incompatibile oppure ci sono distanze geografiche incolmabili, ma proprio perché è la donna stessa che vuole preservare se stessa dalla possibilità di concretizzare un qualcosa che il suo inconscio sente non le potrà donare ciò che davvero sta cercando.
Infatti, l’uomo è semplicemente lo strumento per scoprire il meraviglioso, ma anche il fragile e bisognoso che c’è dentro di lei; un dono della vita per portare in superficie quello che è già nel suo cuore e che doveva essere nuovamente contattato e gestito in maniera diversa per raggiungere la vera maturità.
E il contatto avverrà attraverso emozioni che rievocano un qualcosa di familiare, ma che non sono altro che l’insieme di quelle sensazioni ed emozioni stupende che tutti noi abbiamo sperimentato già nel grembo di nostra madre durante la gravidanza e forse ancor prima.
Non a caso Jung parla dell’innamoramento come di un vero e proprio “ritorno all’utero”, in quella condizione unica della nostra vita in cui non ci sentivamo soli o abbandonati a noi stessi, ma nelle mani di qualcuno che ci conteneva e ci proteggeva, senza che noi dovessimo fare nulla, se non godere di questo stato di grazia e di pienezza assoluta.
Una dimensione dell’anima che rimane presente e viva nella memoria inconscia della donna e alla quale sembrerà di tornare quando s’innamorerà, ritenendo assolutamente plausibile che l’altro rappresenti per lei quel paradiso perduto di cui aveva fatto esperienza e soprattutto che sia disposto a sentire come lei, amare come lei, con la stessa intensità.
Ma sarà proprio la presenza congiunta di Plutone nel tema della donna a darle la possibilità di uscire dall’infanzia, da uno stadio di immaturità sentimentale dove lei stessa non vuole restare. Sarà il suo inconscio ed i sentimenti plutoniani più sconvolgenti che proverà gradualmente nella storia d’amore a fornirle la chiave per la sua emancipazione, a permetterle di trovare la via per raggiungere il senso di sé, della sua interezza, che non avrebbe mai raggiunto se non passando attraverso la sofferenza e la delusione che un Nettuno non ancora integrato simboleggia, perchè è riuscita a spezzare l’incantesimo che spinge a mettere la propria felicità nelle mani di un'altra persona.
Infatti, nell’attimo in cui l’ideale ed il sogno nettuniano cedono il passo alla maturità che richiede Plutone e alla possibilità di fare esperienza di sentimenti molto più terreni, istintivi e distruttivi; nell’attimo in cui si dovrebbe passare dalla fusione alla relazione e cominciare ad accettare quei lati di sé che non piacciono e che l’altro potrebbe svelare, mettendo a nudo la propria vulnerabilità; e quindi nell’attimo in cui dovrebbero cadere tutte le illusioni e le idealizzazioni che la donna ha posto sull’altro che non sono altro che lo specchio delle illusioni che ha posto su di sé e sulla sua grande capacità di amare, ecco che l’acqua di Nettuno si fa meno chiara: la fusione diventa confusione e s’interrompe l’atmosfera estatica che era stata vissuta dalla coppia fino a quel momento, con la conseguenza quasi inevitabile e necessaria che uno dei due amanti si metta in fuga.

Nettuno come fuga.
Si dice che “Nettuno si innamora sempre di quello che non può avere” di ciò che gli sfugge e non può afferrare, ma in realtà fugge solo da se stesso e dalla sua paura d’amare.
Ma c’è anche l’incapacità di sostenere emozioni che si sentono intollerabili nella loro potenza, tanto che solo la fuga e l’allontanamento può ripristinare quei confini che il nettuniano cerca dentro di sé, come unica via per poter mettere ordine nella sua anima.
Infatti, se da una parte c’è l’esigenza di sperimentare queste ondate d’amore come se fossero l’unica via per sentirsi completi, dall’altra parte se ne sente la potenza distruttiva, la possibilità di esserne travolti, di non riuscire a gestire razionalmente queste tempeste emotive se non entrando in un territorio di confusione, lacerazione e profonda sofferenza.
E’ questo un momento drammatico, in cui la donna e l’uomo vivono nuovamente la ferita infantile dei loro tempi più antichi, visto che spesso anche l’uomo che la donna ha attirato presenta nel tema natale una Luna o una Venere toccate dai due pianeti: dalla fiducia e dall’entusiasmo iniziale provate da entrambi, s’insinua giorno dopo giorno una sensazione di scontento, di dubbio e delusione. Soprattutto nella donna che è naturalmente portata a rappresentare il principio di Eros e quindi ad amare senza condizioni, a comprendere e perdonare, c’è un vero e proprio crollo di fiducia, c’è la delusione di vedere l’uomo cambiare, trasformarsi in qualcosa che non assomiglia più nemmeno vagamente alla persona di cui si è innamorata e del cui amore era certa fino a poco tempo prima.
E più lei cercherà di tornare indietro a quella fase in cui lo scambio era intenso e soprattutto condiviso, così come avveniva quando s’impegnava a riconquistare l’amore paterno, più lui si farà distante; più lei cercherà di essere presente ed assicurare costanza e dedizione assoluta, annullando se stessa e spicchi interi della sua esistenza, più lui svanirà, facendo entrare la donna nel territorio delle emozioni plutoniane del sospetto, della gelosia e disperazione che le sottrarranno pezzo dopo pezzo la sua vitalità.
E’ questo “l’Amante Ombra” di cui parla Jung che rapirà la donna in un mondo irreale quanto artefatto, dove lei sperimenterà dolore e sofferenza finchè non troverà in se stessa la forza ed il coraggio di affrontare la verità.
Scrive Esther Harding nel suo “La strada della donna”: “L’essere innamorati di un uomo su cui abbiamo proiettato il nostro Animus è felicità ed ebbrezza, egli è il nostro bell’ideale, la nostra anima gemella. Analizzare e capire che ciò è un’illusione psicologica e non un angolo di paradiso sulla terra richiede coraggio e l’essere disposti a pagare un alto prezzo. Il prezzo che paghiamo consiste nell’assumere le responsabilità delle nostre azioni. Non possiamo più lamentarci del fato o dell’uomo, né ritenerci degli innocenti offesi per poi ricadere nuovamente nell’illusione alla prima occasione”.

L’ “effetto sottomarino”.
A quest’altalena di sensazioni belle ma complesse, esaltanti ma confuse in cui la donna precipita pur combattendole perché sente che solo lottando contro di loro lei potrà salvare se stessa, ho dato il nome di “effetto sottomarino”, dove il sottomarino, per la donna, così come poteva essere nell’infanzia il padre quando si assentava e spariva dalla vista di lei bambina per un po’ di tempo, lasciandola sola a fantasticare di lui, adesso è rappresentato dall’uomo di cui lei è innamorata, che non si lascia afferrare se non per attimi intensissimi, ma fuggevoli e limitati.
Sono istanti in cui la donna sperimenta sensazioni d’estasi e rapimento, il ricordo dei quali sarà ciò che la terrà legata in tutto quel periodo in cui lui sprofonderà in chissà quale abisso marino per un altro po’ di tempo, durante il quale la donna proverà risentimento e rabbia, senso di rifiuto ed abbandono che si scioglieranno come neve al sole quando l’uomo tornerà, materializzandosi, come un sottomarino, dalle profondità del mare: lei sarà pronta a quel punto a perdonare, a dargli un’altra possibilità, perché sentirà che il vuoto che l’aveva lacerata in quel periodo di solitudine e sofferenza non potrà essere colmato da altro se non dalla presenza dell’uomo.
Sarà proprio in questo momento di dedizione totale e totale sacrificio che la donna potrà sperimentare la parte proiettata e più oscura di Plutone, quella che nella maggior parte dei casi si materializza con un tradimento; proprio nel momento del perdono in cui le sembrerà di sacrificare se stessa e che non sia umanamente possibile dare di più, amare di più, ci sarà un tradimento perché solo entrando in una situazione dolorosa di ferimento totale, lei potrà trovare le risorse energetiche interne che Plutone simboleggia e che la faranno andare oltre a questo momento di sofferenza, la faranno andare naturalmente verso ciò a cui tende lei stessa: preservare la sua integrità, riscoprire il senso di sé proprio grazie a quest’esperienza, il suo immenso valore di donna, la sua libertà.
Le faranno riscoprire la sua unicità e soprattutto il suo diritto a meritare d’essere amata e protagonista di una storia finalmente vera e duratura.
Ma capirà anche che stava cercando di sperimentare qualcosa di più grande di una forma d’amore terreno. Stava cercando di provare un sentimento trascendentale che la riconnettesse con la sua capacità di donare senza un ritorno personale, di perdonare anche l’errore più imperdonabile, di inquadrare la felicità e la sofferenza umana in un discorso più ampio di tensione alla perfezione divina, che andasse al di là di ciò che i nostri occhi vedono e che le nostre mani toccano e che le nostre orecchie odono e che la nostra mente pensa; un qualcosa che inserisca la felicità ed il dolore personale in qualcosa di superiore in cui il destino di ogni creatura è intrecciato, nel bene e nel male, in un viaggio collettivo di elevazione spirituale.
Solo allora la donna che ha voluto vivere solo Nettuno potrà dire di aver compreso il mistero della vita proprio grazie al dolore e alla sofferenza che le ha fatto sperimentare Plutone, di aver compreso la necessità d’incontrarsi con questa sofferenza, perché solo attraverso la sofferenza lei potrà toccare davvero la sua anima, potrà cominciare ad amarsi in prima persona, ad accettarsi nelle sue luci e nelle sue ombre, a perdonarsi nelle sue manchevolezze, a darsi importanza al di là di ciò che riceverà o non riceverà dall’uomo che ha scelto d’amare.
Lei non sarà più Luna ma Sole in prima persona.
Solo dopo quest’azione d’illuminazione e d’integrazione di queste due parti opposte operata all’interno, la donna potrà forse attirare dall’esterno un uomo completo che non abbia paura d’amare, che abbia avuto il coraggio di illuminare le sue inadeguatezze e fragilità, che sia capace di mettersi nei panni della donna non facendola soffrire e che sarà disposto a mettersi in gioco con serietà e buona volontà, nella consapevolezza che il dono d’amore non è mai sottrazione ma ricchezza, non solo per l’altro ma per nutrire la propria interiorità.
Vedendosi nella loro totalità di persone terrene e rinunciando ad ideali troppo elevati, la donna e l’uomo scopriranno l’ebbrezza della libertà e si apriranno ad un nuovo futuro: e la donna ridarà vita al suo uomo, che non sarà più schiacciato dalle pretese delle sue troppe aspettative, ma ridarà vita anche a se stessa perché si confronterà con una nuova umanità, finalmente esprimendo quel mondo d’amore sublime che è sempre stato nel suo cuore e che solo attraverso la sofferenza che le ha portato Plutone la farà aprire al sentimento di condivisione, pietà e perdono che chiede Nettuno.
 

 
 
 
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