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L'ETERNA GUERRA DEL FEMMINILE
     a cura di Fassio Lidia
 
L'eterna guerra del femminile
Le donne sono spesso in guerra con loro stesse. Da tempo infatti, il legittimo desiderio di autorealizzazione sembra essere entrato in guerra con il principio femminile e, molte, vedono nelle qualità e nelle manifestazioni tipicamente femminili - che esprimono appieno le qualità della Luna e di Venere - qualcosa di negativo e di retrogrado nonché di incompatibile con la vita di una donna moderna.
Ho spesso incontrato nella mia professione donne che hanno cercato di buttarsi alle spalle tutto ciò che rappresenta il “prendersi cura, il nutrire e l’accogliere” – simboli tipicamente lunari - vedendo in tutto ciò una mancanza di autonomia e di indipendenza e qualcosa che non ha valore o meglio, che non viene riconosciuto con un valore dalla società.
Molte donne, fin da ragazze, sono entrate in guerra con il principio femminile escludendo dalla vita quel lato che avevano visto nelle loro madri e che temevano potesse trovare spazio dentro di loro, relegandole ad un ruolo di secondo piano.
Scambiano dunque il prendersi cura con l’essere assoggettate e servizievoli e il nutrire con il rimanere tutta la vita esclusivamente addette a crescere figli o a dedicarsi ai compagni.
In questo modo però le energie della Luna e di Venere non possono trovare espressione e finiscono per attaccare dall’interno facendo perdere valore alle cose che realizzano poiché finiscono per essere svuotate di significato.

Non si tratta infatti di escludere l’una o l’altra parte della nostra natura bensì di trovare un equilibrio facendole vivere entrambe, riconoscendo il diritto a tutti gli archetipi di manifestarsi e di prendere forma in una personalità armonica.

I vecchi ruoli sono ormai quasi del tutto abbandonati ma le donne devono trovare un modo per dissolvere la vecchia paura di essere in una situazione di “inferiorità” che finisce per metterle su un piano di competizione con il mondo maschile anziché su un piano di cooperazione alla pari pur nella legittima diversità.
E’ vero che siamo diventate parte integrante di qualsiasi ruolo esterno ma è altrettanto vero che in moltissime di noi il “fare” ha preso totalmente il sopravvento sull’ “essere e sul sentire”.

Fino intorno agli anni 60 i “lavori” considerati interessanti e prestigiosi erano esclusivamente praticati da uomini per cui, le donne che volevano avere accesso ad essi, hanno dovuto indossare una maschera maschile ed essere spesso “maschi” nel modo di pensare e di agire cancellando ogni traccia del lato femminile qualora tendesse ad affiorare. In questo modo si sono identificate con la “testa e la ragione” mettendo da parte il “cuore e il sentimento”.

Hanno così inconsciamente opposto resistenza anche al mondo relazionale competendo sul piano professionale con i loro compagni e negando loro il sostegno nel momento in cui questi si sono trovati in difficoltà.
In realtà nel mondo della donna deve trovare posto anche la capacità di prendersi cura e bisogna imparare a farlo senza per questo perdere la propria autonomia e senza avere paura di essere messe in un ruolo subordinato o meno importante.
Ovviamente il problema dell’autostima, un tema caro a Venere, dipende esclusivamente dall’interno tuttavia, secoli di ruoli visti come inferiori e di impossibilità di espressione nel mondo esterno , hanno influito sulle donne che, tendono ancora a sottovalutare esse stesse proprio quei lati che invece le caratterizzano e che conferiscono un valore aggiunto alla loro vita.

Certo, non è facile vivere in un mondo che, in fondo, vede come una sorta di malattia la gravidanza poiché, a livello lavorativo è indubbio che una donna che deve stare a casa per occuparsi del bebè venga vista come un “cattivo investimento” sul piano produttivo. In effetti, vivendo in una sorta di schizofrenia sociale, le donne si trovano da un lato a dover fare le cose di sempre ma, dall’altro, percepiscono pienamente questo ruolo come qualcosa che blocca la volontà di riuscita sul piano professionale per cui, come risultato, ora si fanno i figli sempre più tardi per non compromettere la realizzazione e si finisce per considerare una perdita di tempo tutto ciò che riguarda la “famiglia e la relazione”.
In alternativa è naturale che coloro che vogliono avere dei figli in età ancor giovane finiscano per rinunciare alla realizzazione, sapendo che non avranno possibilità in quanto dovranno dedicarsi prendendo permessi e stando spesso a casa qualora vi siano difficoltà.
In pratica le donne si trovano in questa dicotomia dovuta alla loro natura che è importante e che ha un grande valore sia sotto il profilo personale che sociale anche se non riconosciuto, almeno mai totalmente.
La lunga presenza dei pianeti lenti nei segni cardinali ha sicuramente peggiorato la situazione: se si leggono bene le statistiche si vede che le donne sono le prime a perdere il lavoro, sono quelle che vengono assunte con meno facilità e tutto ciò è dovuto al fatto che le aziende preferiscono investire sugli uomini che possono dare la loro totale disponibilità e che quasi mai, chiedono permessi per i loro figli.
In teoria la parità piena esiste ma in pratica non è così e questo le donne lo sentono pienamente.

Questa è la ragione per cui molte donne rinunciano a fare figli o aspettano sempre più a lungo per poi sentirsi colpite intimamente qualora, a quarant’anni si trovano impossibilitate e quindi, private della gioia della maternità. A quell’età la Luna bussa per avere il suo riconoscimento e quasi tutte le donne sentono questo richiamo avvertendo il senso di colpa per non essersi preoccupate prima ma, al tempo stesso, sentendo che non potevano fare altrimenti in quanto, l’altra parte di sé pretendeva di essere onorata.
Ovviamente in questa situazione la frustrazione è duplice in quanto, prima hanno messo da parte il loro femminile per impegnarsi attivamente in ruoli più prettamente maschili e alla fine, si sentono punite ingiustamente perché hanno superato l’età per avere una gravidanza facile e senza problemi.

Eppure la Luna sottolinea pienamente alcuni bisogni intimi che, senza dubbio, sono più profondi e radicati in una donna. La capacità di dar vita, di nutrire, di proteggere e di prendersi cura sono insiti in questo archetipo che, se viene messo da parte, finisce poi per vendicarsi negando queste possibilità nel momento in cui le si desidera.

La sfida delle società che stanno cambiando potrebbe nascere proprio dall’utilizzo al meglio dei due archetipi femminili; in fondo, i valori femminili hanno una grande importanza e le donne dovrebbero semplicemente imparare a sostenere anziché competere e a prendersi cura senza per questo cadere in uno stato di vittimizzazione o di perdita di autonomia.

Ci dimentichiamo spesso anche della funzione del “servire” che viene vista oggi come qualcosa di umile e di inferiore.. qualcosa che nessuno vuole più fare perché sembra relegare ad un ruolo che non ha considerazione: in realtà anche il “servire” ha due opzioni; la prima è quella di servire per dovere che può essere vista come ciò che necessariamente si deve fare per necessità (questa è più legata a Saturno e alla sesta casa) mentre esiste un servire nettuniano (casa dodicesima) in cui semplicemente si opera per un bene superiore il che significa servire un progetto più grande senza però perdere di vista sé stessi, anzi, onorando sé stessi.
Le donne possono dare un contributo importantissimo alla società del futuro e soprattutto al cambiamento della stessa ma tutto deve partire prima dal riconoscere il valore degli archetipi che sono all’interno per poi dare valore a ciò che si può fare giorno dopo giorno per far star bene gli altri, per creare quell’atmosfera tanto preziosa che si trova in una casa accogliente, in qualcuno che sostiene e che aiuta a crescere, in un amore percepibile nei gesti semplici e quotidiani; in una parola significa comprendere che questo contributo ha un immenso valore che, se dovesse essere quantificato in denaro, non avrebbe prezzo.

Forse, molte più donne di quanto non si pensi avrebbero come “daimon” quello di occuparsi del mondo intimo, delle relazioni e dei figli, ma finiscono per distogliersi da quest’idea perché hanno la sensazione di essere considerate delle donnette che non sanno fare nulla e che, soprattutto, non valgono nulla.

Sappiamo, perché i temi natali ce lo dicono, che ognuno di noi ha un compito nella vita e che non tutti nasciamo toccati dagli stessi archetipi.. così come è sacrosanto che una donna con valori Saturniani ed Uraniani, debba necessariamente sperimentare la sua autonomia e dedicarsi a raggiungere obiettivi esterni, sappiamo anche che chi è segnato da Luna e Venere, ha un altro daimon e dovrebbe seguire la sua voce interiore per sentirsi bene. Gli archetipi hanno tutti valore e tutti devono essere onorati ma, siccome anche essi vengono piegati allo spirito dei tempi, alcuni finiscono per essere considerati inferiori ed altri superiori, a seconda dell’epoca in cui si vive.
Ma questo è del tutto ridicolo e, tra le altre cose porta a giudicare in modo negativo ciò che invece è prezioso. I valori di accettazione, di inclusione, di relazione, di compassione e di affetto non possono certo essere considerati di poco conto rispetto a quelli di affermazione, competizione e ambizione. Dobbiamo quindi imparare a metterli sullo stesso piano, in quanto il fare e l’essere sono ugualmente importanti: così molte donne per dedicarsi al fare indossano la maschera maschile e finiscono per reprimere in loro stesse l’intera gamma di valori di essere e di femminile. In fondo, tutte e due le parti possono portare alla vera realizzazione di sé che comporta – come chiede la decima casa – l’espressione piena del proprio potenziale.

Hillman sostiene che quando si capisce bene quale è il daimon da seguire esso diventa una vera e propria guida, quando invece lo si denigra, diventa una sorta di demone che agisce contro la persona aggredendo i suoi talenti fino a distruggerli.

Il segreto del futuro è racchiuso nel ritrovamento di un equilibrio tra l’essere e il fare, tra lo yin e lo yang nonché tra controllare e consentire, tra resistere e aprirsi nonché tra lottare e abbandonarsi.
Oggi le donne lottano per tutto e così facendo controllano, oppongono resistenza e si cimentano in qualcosa che è contro la più profonda specificità del principio femminile: bisogna comprendere che accettare non significa necessariamente andare contro la volontà, ma mostrarla in modo diverso.
Il femminile richiede di “fare spazio e di accogliere” e contrasta con il “separare e dividere” tipici del principio maschile.
Accettare sé stesse significa smettere di giudicare ciò che siamo ed abbiamo al nostro interno e smettere di considerarci inferiori; spesso le donne si criticano troppo sé stesse e finiscono per mettere in sordina i loro pregi e i loro talenti.
Le donne sono spesso attanagliate dalla paura della dipendenza per combattere la quale finiscono per non abbandonarsi a nulla e per illudersi di bastare a sé stesse. Hanno la determinazione di fare tutto da sole il che riporta alla terribile paura di essere abbandonate se solo mostrano la loro sensibilità ed accoglienza.
Essere indipendenti non significa essere sole e ancor meno non dedicarsi a quanto di più importante la vita ci ha concesso.

Le donne devono quindi uscire da ciò che del maschile hanno introiettato ovvero l’idea del principe, del maschile che ha un ruolo più importante che significa alimentare proprio quella filosofia che più si odia: il patriarcato. Deve liberarsi dell’idea della femminilità che giunge attraverso il maschile, una forza che continua a mantenere in qualche modo il “femminile oppresso”. Non dare valore al femminile significa provocarsi da sole una sofferenza dando poi la colpa agli uomini di tutto ciò.

Le donne devono ridare dignità alla loro identità affrontando il duro lavoro che questa comporta certe del loro ruolo e dell’immenso valore che questo ha per sé stesse e per l’umanità intera: non c’è colpa più grande di fronte a sé stessi di quella di non aver vissuto la propria intierezza. Continuando a ritenere il nostro ruolo come inferiore, continuiamo a dar credito e ad alimentare l’idea della superiorità degli uomini e del maschile tipica del patriarcato; solo noi possiamo trovare la soluzione che non arriverà mai dall’esterno ma dalla risoluzione dell’eterno conflitto interno tra il maschile e il femminile su cui è stata fondata la filosofia delle società occidentali. Una donna consapevole della sua forza e del suo amore non può pensare che per ottenere la realizzazione debba rinunciare ai figli perché sarà lei a scegliere e a prendere in mano la situazione senza vivere tutto ciò come un lato masochistico che finisce per avvelenare sé stessa, l’ambiente e la società. Rinunciare alla carriera scegliendo consciamente di avere un figlio darà alla donna un’identità propria senza doversi asservire al potere patriarcale in cui lei si sente, inevitabilmente, la vittima sacrificale.
Questo è il conflitto interno con cui ognuna di noi si dibatte e che, prima o poi, deve trovare soluzione.



 

 
 
 
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