giovedì 28 marzo 2024
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PERCORSI ASTROLOGICI
     a cura di Sandra Zagatti
 
PERCORSI ASTROLOGICI
La carta del cielo natale viene definita in modi diversi – tema oroscopico, mappa celeste e così via – e nonostante riproduca staticamente la realtà astronomica dell’istante di nascita, tali definizioni contengono tutte un suggerimento di movimento (oggettivo) e dinamismo (soggettivo). In quanto “tema”, può essere infatti considerato come il leitmotiv di un’esistenza, l’argomento conduttore di un cammino evolutivo – o meglio, di una sua particolare tappa – che comincia con la nascita ma che si sviluppa e si compie nella vita; ed è “oroscopico” perché usa il tempo sia come linguaggio per esprimersi che come strumento per manifestarsi. Analogamente, in quanto “mappa”, altro non è che l’indicazione di un percorso, con tanto di partenza, traguardo e tragitti intermedi, ed anche ostacoli da superare o da evitare, eventuali scorciatoie, punti di sosta e di ristoro, e insomma tutte le modalità e, di nuovo, i tempi con cui attuarlo.
Le configurazioni e posizioni celesti e terrestri indicate sulla carta ci mostrano quelle che sono le nostre “dotazioni” di partenza (quanto di ciò sia bagaglio utile e quanto zavorra, lo scopriremo poi...), ma dopo il primo vagito, con cui volenti o nolenti ne controfirmiamo l’accettazione, il nostro viaggio ha inizio: dall’istante immediatamente successivo, cielo e terra ricominceranno a muoversi, e noi con loro, mentre i cicli planetari cominceranno a parlarci il linguaggio del tempo, traducendolo per noi in eventi interiori od esteriori. Tradurre significa appunto “far passare”, “portare oltre”; ed è proprio questa la chiave per tentare di comprendere gli accadimenti della nostra vita, senza subirli più o meno volentieri come “altro da noi”, ma dedicandoli a ciò che proprio noi dobbiamo raggiungere.
Tutto ciò può sembrare solo una bella teoria; e mentre ci trastulliamo in essa la vita continua e preme, e c’è il mutuo da pagare, i figli da educare, il marito con l’insonnia o la moglie nevrotica, e poi le malattie, gli incidenti, lo stress... questa è la pratica, altro che chiacchiere! Figuriamoci se abbiamo voglia di ringraziare il transito di Marte su Mercurio che ci ha fatto cadere dalle scale e rubare il motorino!
Eppure...
L’uomo pensa di non avere tempo per capire e far proprie verità tanto più grandi di lui e di ciò che è “praticamente” la sua esistenza, eppure il tempo è dalla sua parte. E’ un percorso, quello astrologico, che si estende a più livelli: che va avanti raccogliendo l’eredità dei passi precedenti, ed insieme cresce, sale, scavando nel profondo; ripercorre sul cerchio zodiacale gli stessi punti, critici o energizzanti, ma come una spirale ne propone visuali sempre più elevate, più distanti e pure più corrette. La fatica che avvertiamo – tanta – sia nel camminare che nel vedere, dipende solo da un errore di fondo, instillatoci nella memoria genetica o karmica come una sorta di peccato originale proprio perché impariamo a correggerlo, con l’inesorabile perdono della comprensione: ed è solo la paura della “morte” che ci fa vivere nella rigidità, nella stasi, nel rifiuto, tremando e trattendendo il respiro quasi fossimo già morti, e così potessimo evitare di morire poi...
Invece, ogni cammino evolutivo, quale è appunto quello della coscienza nell’esistenza, vive mediante la morte: la morte delle parti a favore del tutto, del permanere a favore del diventare, dell’avere a favore dell’essere. Così ogni transito, ogni vibrazione progressa, ogni rivoluzione scandita sul nostro tema, ci chiede di morire a qualcosa... proprio per vivere quel qualcosa e farlo vivere. Può sembrare un gioco di parole, ma è un gioco che introduce un concetto fondamentale per chi tenta non solo di affrontare le verità ri-velate dall’astrologia, ma anche, appunto, di viverle. Il concetto è quello dell’analogia, ed applicare l’analogia ai significati della morte serve ad individuare ciò che a mio avviso è l’essenza del cammino evolutivo: una morte volontaria, un passaggio consapevole da uno stato all’altro; una trasformazione. Un continuo distacco che è continua integrazione. E se un cammino esistenziale rappresenta (sembra) spesso un fatto, quello coscienziale rappresenta invece un atto: un atto consapevole e volontario che rende possibile e disponibile un’energia creativa e che, come nella Creazione originale, permette il passaggio “dalle tenebre alla luce” permettendo all’uomo di vedere ciò che altrimenti può essere difficilmente intravisto, e più facilmente travisato, come evento esterno ed estraneo.
Fin dalla nascita e ad ogni nuova morte-rinascita, ciò che si traduce in termini di “evento” (ciò che “ci accade”), ci invita a prendere coscienza di nuove e diverse verità, che sempre più si avvicinano e ci avvicinano alla coscienza della Verità unica ed universale: non come elementi di un mosaico che permettono ogni volta di vedere qualcosa in più, ma come gradini di una scala che permettono di vedere ogni volta meglio.
Non c’è dubbio che l’evoluzione, in quanto iniziazione, sia “una presa di possesso cosciente degli stati superiori” (R. Guenon): tutto sta nell’intendersi sul significato di questi stati superiori. In effetti, parlando di Universo, non ci si dovrebbe riferire a qualcosa di superiore in quanto contrapposto al mondo inferiore della nostra esistenza fisica, ma semmai a qualcosa di onnicomprensivo, di totale e completo: l’etimologia stessa del termine (unus-versus) ne definisce chiaramente il significato nell’essere “volto”, “raccolto”, “direzionato” all’Unità. Un tutto, quindi, un intero che comprende le proprie parti non perché da esse composto ma perché ad esse simile.
Ecco ciò che sempre dobbiamo tener presente quando affrontiamo il linguaggio dei simboli: nell’Universo ogni parte è analoga al tutto, e solo in tal senso il linguaggio dei simboli è universale. Questa caratteristica di “autosomiglianza” tra le diverse parti (o meglio tra i diversi livelli) dell’Universo, si ritrova nei concetti di microcosmo e macrocosmo, e nelle tante cosmogonie nate per “tradurre un sentimento universale di trascendenza” (R. Guenon): il sentimento di quegli “stati superiori” di cui necessariamente, per analogia, l’uomo avverte l’esistenza.
Tornando un attimo indietro, va sottolineato che il cammino evolutivo, inteso, come già detto, in quanto atto cosciente o meglio atto della coscienza, viene solo simbolicamente espresso dal movimento oggettivo e soggettivo del tema astrologico, non certo “causato” da esso; un po’ come un segnale stradale che ci avverte di un prossimo incrocio senza ovviamente esserne il diretto responsabile, e lasciandoci per altro liberi di rallentare o tirar dritto! Va da sé che ci sono altre vie per seguire tale cammino, e che l’importante è compierlo: il fanatismo (ed ogni sua maschera “specialistica”) usa il paragone al posto dell’analogia, così che sia sempre l’”altro” ad essere ignoto o, se noto, sbagliato... Invece l’Universo è sempre lo stesso, la Verità è sempre Una; e non potrebbe essere diversamente, perché un intero non può essere diviso né, viceversa, composto: “mille eventi o situazioni personali possono essere semplici variazioni su un tema centrale; il simbolo dipinge per noi quest’unico tema significativo” (S. Arroyo). Badiamo quindi a non confondere l’universale con il collettivo, o l’esterno con l’interno, perché ribalteremmo in questo modo la direzione stessa del processo di comprensione che tentiamo di attuare, confondendo i diversi livelli di manifestazione con le diverse parti di un medesimo livello.
C’è una particolare forma geometrica che descrive splendidamente questo concetto, ed è quella identificata dall’Insieme di Mandelbrot, meglio nota come frattale, e caratterizzata dalla possibilità di essere suddivisa (ed ampliata) in un numero indefinito di parti ognuna delle quali è uguale all’originale, seppur in scala sempre più ridotta (e viceversa). Anche in questo caso, evidentemente, non si tratta tanto di parti vere e proprie ma di livelli, e tale geometria è in effetti un esempio di come un’operazione ricorsiva relativamente semplice possa produrre un “tutto” di incredibile varietà e valore, le cui parti sono in fondo delle chiavi interpretative per risalire al principio comune.
“Dalla struttura dell’insieme di Mandelbrot viene fuori molto di più di quello che vi era stato messo inizialmente” (Penrose). Ma anche la struttura dell’astrologia fa riferimento ad un tutto universale, ed anche di fronte ad un simbolo astrologico “siamo in presenza di qualcosa che è più di ciò che è” (D. Rudhyar)...
I simboli, insomma, sono un modo in cui l’universale si particolarizza, e i diversi aspetti o movimenti astrologici, con le diverse simbologie ad essi collegate, sono anch’essi livelli di significato e conoscenza, presentati come “parti” al solo scopo di permetterne una valutazione intellettuale altrimenti impossibile. Credo che siamo tutti d’accordo nell’affermare che quel che conta, in un processo esistenziale, non siano le esperienze di vita in sé, ma i significati che l’uomo riesce a cogliere dalle proprie esperienze; analogamente, nel processo evolutivo, la coscienza viene indirizzata verso la Verità in modo direzionato e graduale, attraverso le simboliche fasi di crescita rappresentate dai diversi cicli planetari, reali e simbolici, e strutturate come un percorso di avvicinamento progressivo verso il proprio centro. Ma così come ogni fase porta in sé il significato dell’esperienza precedente e la necessità delle esperienze successive, e quindi fa parte di un ciclo, anche ogni ciclo è in realtà un “sub-ciclo” di un ciclo più ampio. E questo vale anche per il ciclo esistenziale nel suo insieme.
Siamo quindi tornati al punto di partenza, ed alla necessità evolutiva di produrre in modo continuo e consapevole la propria… morte. Come nell’Insieme di Mandelbrot, anche nella vita si tratta in fondo di applicare, su sé stessi, una sorta di operazione ricorsiva, così che prima della morte reale, grazie alla morte simbolica incessantemente ripetuta, l’uomo possa ricostruire la propria immortalità, nella coscienza di essere non altro che un tutto individualizzato: stadio – e non parte – di una realtà completa e universale.

 

 
 
 
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