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- Astrologia e dintorni

TRANSATURNIANI, ASTROLOGIA PSICOLOGICA E PSICOLOGIA DELLA GESTALT
     a cura di Angela Leonetti
 
TRANSATURNIANI, ASTROLOGIA PSICOLOGICA E PSICOLOGIA DELLA GESTALT
Queste poche note si inseriscono nell’ambito di un’indagine teorico-pratica, per altro iniziata da pochissimo, che mi vede porre a confronto, nei rispettivi metodi, astrologia psicologica e counseling umanistico. Il presente contributo tuttavia si concentra, molto rapidamente, sul confronto tra psicologia della Gestalt e astrologia umanistica in rapporto ai pianeti transaturniani o transpersonali, ovvero Urano, Nettuno e Plutone.

I termini “transaturniani” e “transpersonali” non sono propriamente sinonimi, eppure tali diventano, di fatto, per designare Urano, Nettuno e Plutone, tant’è che nessuno ci fa più caso. Questo perché nel corso degli anni l’astrologia psicologica, grazie all’apporto di autori che hanno magistralmente applicato la psicologia analitica junghiana all’astrologia (la più nota dei quali è sicuramente Liz Greene), ha assunto un taglio sempre più evolutivo, e quindi transpersonale. In quest’ottica, Urano, Nettuno e Plutone sono i pianeti dell’inconscio collettivo, e la loro funzione sulla carta di nascita, e ancor più nei transiti, è quella di “sfidare” i confini dell’Io sulla base dell’equazione dolore-crisi = trasformazione = evoluzione.

Fra l’Io e i transaturniani c’è tensione costante e inevitabile, e la consapevolezza di una lotta che – pur formando la trama di una vita intera – è persa in partenza, giacché l’Io cosciente non potrà mai sperare di controllarli né di includerli; la natura irriducibilmente residuale di Urano, Nettuno e Plutone è la stessa, appunto, dell’inconscio, concetto che l’astrologia psicologica ha saldamente derivato dalla psicoanalisi, sostanzialmente per svincolarsi dalle proprie origini divinatorie.

L’astrologia psicologica che interpreta la carta di nascita, non prescindendo mai dal concetto di inconscio, esalta dunque una visione strutturalmente critica dell’esistenza, e sposta ogni possibilità di crescita al di là degli anelli di Saturno, attribuendola pressoché in esclusiva ai transaturniani.

In realtà esistono alcune correnti del modello umanistico-esistenziale, in particolare la psicologia della Gestalt, la cui metodologia di intervento prescinde – senza negarli – dai concetti di inconscio e di evoluzione per spiegare i processi di crescita e costruzione del significato esistenziale.

L’intervento gestaltico si focalizza sul presente inteso alla lettera (ovvero un presente che per essere terapeutico non si esprime nella ricostruzione verbale del passato), il cosiddetto “qui-e-ora”; su un orientamento fenomenologico che privilegia la lettura dei fatti data dall’individuo, senza insinuare interpretazioni o letture alternative; su un lavoro con l’individuo che si sviluppa prevalentemente sul piano emotivo e corporeo. È una metodologia che si avverte subito piuttosto distante dall’approccio dell’astrologia psicologica nelle consultazioni, in quanto quest’ultimo è soprattutto verbale, basato sistematicamente sui concetti di inconscio e di evoluzione e quasi totalmente interpretativo (si parla appunto di “lettura” della carta).

Per la psicologia della Gestalt l’individuo costruisce la propria realtà in base alla dinamica “figura/sfondo”: la “figura” si forma gradualmente dallo “sfondo” e si completa in risposta ad un bisogno, e ritorna a dissolversi nello sfondo quando tale bisogno è soddisfatto; oppure, se la soddisfazione non può aver luogo, rimane incompleta. La dinamica figura/sfondo è quindi costante nei rapporti dell’individuo con l’ambiente; il confine tra la prima e il secondo è detto “confine di contatto”, ed è il luogo per eccellenza del cambiamento e della crescita. Il cambiamento è inevitabile, mentre la crescita non lo è: essa ha luogo quando il cambiamento è gestito in modo creativo.

Ne consegue che per trasformare l’inevitabilità del cambiamento in occasione di crescita è importante diventare esperti dello sfondo, imparare quando è il momento di chiudere una Gestalt (una “figura”) e quindi definire e fissare le cose, e quando invece lasciarsi andare, far prevalere la flessibilità. In ogni caso il cambiamento avverrà al confine di contatto fra individuo e ambiente, ovvero non solo nell’individuo, né solo nell’ambiente.

Una prima ipotesi di lavoro con la teoria gestaltica in astrologia psicologica può allora essere quella di lavorare con Urano, Nettuno e Plutone come se fossero “signori dello sfondo” tra il susseguirsi di “figure” che nascono e si dissolvono dalla tensione/rapporto fra le istanze dell’ambiente (che essi rappresentano) e le istanze dei bisogni individuali, rappresentate dai pianeti personali dal Sole a Marte.

Privilegiare il confine di contatto come luogo di trasformazione, oltre ad alleggerire i transaturniani di buona parte della loro responsabilità “evolutiva”, diciamo così, potrebbe poi riportare la nostra attenzione su Giove e Saturno, la cui funzione di “guardiani della soglia” non è trascurata dall’astrologia umanistica, ma non è certo vista come il luogo principale del cambiamento. Qui essi diverrebbero “signori del confine”, purché questo non si traduca in un semplice spostamento di attribuzioni (dai transaturniani a Giove e Saturno). In altre parole, se il confine è il luogo della trasformazione, allora è il luogo di massima tensione e relazione tra tutti gli elementi del tema di nascita, e non può quindi essere dominio dei soli Giove e Saturno, la cui funzione sarebbe semmai regolatrice.

Ripeto: si tratta di un’ipotesi di lavoro che non nega la natura prevalentemente inconscia o transpersonale di Urano, Nettuno e Plutone (l’ambiente/sfondo può anche essere interno o trascendente), ma non la dà per presupposta e neppure per scontata, suggerendo la possibilità di una revisione del rapporto fra il cliente e l’astrologo di orientamento psicologico. È mia intenzione proseguire su questa strada e verificare se, e fino a che punto, essa è percorribile.
 

 
 
 
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