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Astrologia
   
  CONSAPEVOLEZZA E 'NON AZIONE'
discussione inserita da Evi
 
Cara Lidia, e cari tutti...
meditavo sulla difficoltà - peraltro condivisa da altre persone che sento e conosco - a dare corso ai 'cambiamenti sostanziali'.
Per meglio spiegarmi..quanti di voi, a fronte delle esperienze vissute, hanno 'capito' il significato profondo di quel vissuto (ovvero hanno aperto finestre su personalissime dinamiche interiori) e nonostante ciò continua con una pervicacia sconcertante a 'comportarsi' secondo schemi che hanno già ampiamente dimostrato la propria inadeguatezza?
Perchè, secondo voi, continua a manifestarsi una resistenza al cambiamento, nonostante la chiara visione di ciò che si mette in gioco?
Non è molto astrologico, questo tema...più psicologico, forse...non trovo una risposta che mi soddisfi. Mi ritrovo in una sorta di camicia di forza che mi rende sempre più insoddisfatta. E' come se la mia volontà venisse costantemente demotivata...
Un saluto a tutti
Evi

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 RISPOSTE A QUESTA DISCUSSIONE 7 - Inserisci una risposta a questa discussione
 
A CURA DI
inserita il 07/01/2007 17:57:52

- cara Evi,
io credo che sia una questione non solo di compensione mentale.. ma di elaborazione emotiva.. credo infatti che lo sblocco debba avvenire a livello pancia.. perchè è li' che si annidano le difese; infatti, la mente spesso capisce ma sembra poi non essere efficace nel cambiare le cose.. perchè le reazioni continuano ad essere le stesse per tanto tempo.. occorre fatica per cambiare.. occorre abbattere strutture e affidarsi e questo non è semplice anche perchè se è vero che si conoscono le cose già sperimentate come non valide.. è vero anche che a volte per le barriere difensive appaiono migliori di quelle totalmente ignote.
E' comunque anche un fattore di volontà.. che, all'inizio di un cambiamento.. comincia a provarsi.. e non sempre funziona.. a volte si' e a volte no.. pero' è li' che non bisogna arrendersi..
Bisogna veramente cambiare degli schemi interni e questo è tutt'altro che semplice.
Forza.. non credo che parli di te..
Un abbraccio Lidia

Lidia
 
inserita il 07/01/2007 18:08:44

- Cara Evi,
il tema da te introdotto è davvero molto importante quanto delicato, perchè riuscire a trasformare i nostri schemi di comportamento interiore non è mai, o quasi mai, semplice da fare. Credo che le dinamiche più difficili da mettere in discussione siano quelle che toccano dei punti molto radicati dei quali, spesso, riusciamo a comprendere solo la punta dell'iceberg; la consapevolezza mentale non basta per cambiare modelli che affondano le radici nelle profondità della psiche...la mente è razionale ma anche superficiale...e quindi ci vuole il tempo perchè tale consapevolezza venga assimilata anche da altri livelli di coscienza. Ma ovviamente, se il ciclo biologico di determinati meccanismi dovrebbe essere uguale per tutti, diverso è il discorso relativo all'importanza che tale cambiamento assume nella vita di una persona, segnalato dai transiti dei pianeti sui punti natali. Poi è chiaro....non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Un saluto
Alex


Alex
 
inserita il 07/01/2007 19:32:32

- Mia cara Evi, i cambiamenti sostanziali sono quelli interiori e sono duri perché prima devono essere compresi e voluti, fortemente compresi e fortemente voluti. E' ovvio che prima di tale assunzione di consapevolezza, bisogna fare i conti con le proprie fragilità e quelle altrui, ignorare la paura insita in ognuno di noi è come chiudere gli occhi dinanzi alla realtà della natura umana che è sempre una natura meravigliosamente e delicatamente fragile.
Tutti noi dobbiamo fare i conti con le nostre voragini emotive, voragini del passato e del presente, certe volte si impiega una vita, altre pochi istanti per “vedere” con gli occhi della mente e del cuore. In ogni caso bisogna avere infinita pazienza e clemenza verso noi stessi e coloro che entrano in relazione con noi, i cambiamenti forti (ma anche quelli minimi) hanno i loro tempi e ciascun essere umano possiede un proprio tempo fatto di partenze e di ritorni, ma anche di lunghe soste apparentemente inutili, forzare lo sviluppo della nostra crescita e quella altrui è, secondo me, un atto di violenza, di prevaricazione. Credo di avere compreso a cosa fai riferimento...ma ti consiglio, cara amica, di osservare da lontano, con amorevole e tenace attesa, di essere taciturna con esuberanza. Si deve allora aspettare...guardare la marea delle emozioni (le nostre e quelle altrui) e decidere di immergersi nel cambiamento quando “percepiamo” che tutta questa acqua non affogherà il nostro sentire e il nostro viaggio di crescita che non seguono mai una linea retta ma un'iperbole, bisogna guardare il processo nella sua interezza non l'obiettivo ultimo. E' un po' come accade per i bambini: non si affrettano mai i loro tempi, se il piccolo non decide autonomamente di muovere i primi passi, non bisogna intervenire perchè i coetanei camminano ma bisogna aspettare che si senta pronto per stare in piedi da solo, ma quando deciderà avrà nuovi spazi da esplorare e nuovi orizzonti da osservare in posizione finalmente eretta e non più a carponi.


Ti abbraccio

Barbara
 
inserita il 07/01/2007 20:54:01

- ciao a tutte.
E' vero, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, anche se sembra di aver capito.
Ma come dice Lidia: bisogna che sia la pancia a capire, altrimenti non se ne fa nulla. C'è sempre bisogno della volontà, ma quando si è capito di pancia, la volontà non serve più perchè non sarà puù uno sforzo.
Credo anche che siamo sottoposti a continue verifiche, sul fatto di aver capito o meno una tal lezione; e ce la troviamo davanti con tremila sfaccettature! Poi arriva il giorno in cui non te la ritrovi più: forse questa volta è proprio andata!
Un bacione a tutti Maurizia

Maurizia
 
inserita il 08/01/2007 00:12:29

- Che bel tema!

Complimenti, Evi, per la chiarezza dell'esposizione.
E sono d'accordo anche con Lidia che parla dello sblocco a livello pancia...

Ho scritto in un post che quando cercavo lavoro, cercavo prima di sciolgiere anche i miei nodi fisici, per esser prima di tutto in contatto con la pancia, e mi aveva colpito leggere che c'è uno piscologo americano, può essere anche un poco di buono, ma comunque interessa il concetto, che aiuta a ricontattare la parte quella vera di noi, la pancia, per trovare appunto la giusta via. Non voglio sviare dal tema proposto, ma in qualche modo c'entra, secondo me.

Quando c'è uno sblocco del genere, sentiamo quasi un male fisico a dover stare nel luogo che ci siamo imposti per convenzione sociale e possiamo "vedere".

Come dice Evi, però ci si butta ugualmente nel grande pentolone e non si cambia. Io dopo tanto lavorio, mi sono tappata il naso e murata la pancia.
Parlando per me, credo che mi abbia intimorito la totale responsabilità verso me stessa, e l'autonomia emotiva, il dover dire di no a molti e mostrare un volto nuovo, è stato un po' un freno. La verità, insomma, e raggiunto questo, andare via di casa.
E poi sapere, all'improvviso, che si può superare il dolore, ammettendo proprio che non lo si supererà mai, e che proprio per questo sciegliamo di buttarcelo alle spalle, per andare dalla parte giusta, con forza, perché possiamo accollarci tutto.

E più di tutto il sentirsi in un modo proprio nuovo (però anche bello), senza più nessun EGO di mezzo a cui aggrapparsi..., solo sentire: e non è mica un gran mondo, bisogna stare sempre allerta, avere occhi e orecchie vere, e non smettere di cercare, e avere un proprio cervello solo nostro funzionante, ed ammettere tutte le emozioni del caso, ed assumersee tutto il peso, non si può più essere delle vie di mezzo...
A me piacerebbe riprendere quel cammino, anche se l'ho interrotto in un momento davvero delicato e ora mi sento molto inquinata... e con poca voglia, perché è necessaria riflessione, preparazione, per prima ripulirsi, e poi grande concentrazione per voltar pagina.

Però credo che sia una fatica che ripaga...

un saluto,
chiara



chiara
 
inserita il 11/01/2007 00:14:31

- forgiare il ferro, batterlo, infuocarlo e ribbatterlo, freddarlo all'improvviso, limarlo e scheggiarlo a nastro, tutto dettato da tempi precisi qualsiasi accelerazione ritarda o fa mancare il risultato voluto, il fabbro sa quando e riconosce la fatica come atto doveroso al cambiamento del ferro e il suo sostentamento dipende da quella esperienza e da quella fatica. Posso solo dire che questa e la naturale visione che la mia mente a visualizzato alle v/s parole, non mollare mai e battere, provare, infuocare e rinascere da ogni esperienza.

maurizio ct
 
inserita il 11/01/2007 19:52:06

- Davvero Maurizio... io ho fatto un danno colossale.

faccio un lavoro che mi sta prendendo tante energie e non voglio fare...

Come faccio secondo te a ricominciare a battere il ferro e fare il fabbro e diventare ua vera donna?

Non penso ad altro...
Ma niente sensi di colpa a lasciare cio' che non ci rende per niente felici ma oppressi.... tanto.

Vero?

chiara

chiara
 
 
 
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