"ogni creazione deve superare un'ansietà.
Creare significa sciogliere un'angoscia"
G.Bachelard, La terra e le forze
MONOLOGO DI EFESTO
"Venni alla luce per sfida e vendetta da sola madre.
Venni alla luce con deformità del piede.
Venni alla luce e subito mi ricacciarono nel buio,non solo abbandonato dal seno che mi fece ma gettato rabbiosamente a terra,scartato dalla vita.
E zoppicante,malconcio, reietto,ce l'ho fatta a sopravvivere e a scavarmi nel cuore della montagna,non alla luce ma al calore del fuoco.
Così alla fiamma devo le mie radici divine ed operose,temute e ricercate,che mi sono costate la celebrità dell'artigiano del bello.
Il mio sconveniente aspetto non ha reso impossibile l'amore,l'amore bramato,appassionato e tradito,tradito mille volte mentre le mie callose dita forgiavano amuleti e scudi nel solitario scoppiettio delle viscere vulcaniche.
E cadeva sudore dalle mie tempie e battevo il ferro con la potenza della rabbia mentre colei che sola mi parve donna regalava sospiri e rapiva amplessi in ogni dove.
Ma io creavo,creavo per lei,ispirato non vinto.
Caparbio nel tirar fuori dai metalli colanti tutto ciò che nel mondo di sopra serviva a combattere,ad abbellire,ad arredare.
Era la forza della disperazione o l'ebbro talento che muoveva le mie infaticabili braccia inchiodate al fare?
Poteva la mia fiammeggiante fucina,odorosa di calore ferroso,spaventosa dimora di arnesi roventi,essere l'alcova regale della dea che strugge?
A quale fratello avrei potuto ricorrere,così conciato e inzuppato di fatica,per ottenere appoggio,consolazione,slancio?
Nel claudicare dei giorni passavano anche quelli tristi che rendono impotenti la già innata invalidità.
Una beffa essere sposo della divina beltà.
Una certezza constatare i suoi amori cosparsi generosamente.
I destini seguono pur sempre i ciechi paradossi,le logiche sono lasciate agli spiriti monotoni e calcolatori.
Avrei potuto forgiare catene,lavorale con preziosi,incastonarle di lapislazzuli,e tenerla a me.
Avrei potuto montare la gabbia dorata e concentrare il paradiso in spazi vicini.
Avrei potuto imprimerle a fuoco il mio sigillo.
Avrei potuto....
Potrei ancora.
Ma libera è e libera va,e io storpio non storpio."
Sorpresa di questo sfogo "sublime "di Efesto sposo di Afrodite ....per meditare insieme sul fare e il CREARE....bellezza dell'amore stesso per un archetipo del "creativo" che giunge a NOI
naja-apetta rapita dagli dei-
tratto da "la testa di Orfeo" di E.Gesmundo ed moretti &vitali