Spesso mi viene rivolta la domanda “ una bella sinastria conduce ad una buona relazione”?
Vorrei sfatare questa credenza e questo modo di intendere la nostra disciplina: una bella sinastria non dà la certezza di una buona relazione così come una pessima sinastria non conduce necessariamente al disastro o alla separazione.
Se così fosse dovremmo nuovamente pensare che siamo determinati e che non abbiamo possibilità di intervento sulla nostra vita.
Il punto infatti è proprio questo: la nostra vita.
Quando parliamo di una sinastria, ovvero dell’incrocio tra due diversi temi natali, stiamo parlando di due diverse personalità che decidono di entrare in relazione.
Questo significa che ognuno avrà il suo particolare carattere, la sua personalità, il suo personale modo di vivere le esperienze e di tradurle in atti concreti nonche’ il suo modo personale di intendere, prendere e dare affettività.
La “relazione” non è un qualcosa che si può inventare: due persone che non hanno una buona relazione con sé stessi e che abbiano un vissuto difficile a livello affettivo, non avranno una grande predisposizione per andare incontro ad una relazione “fantastica”…. anche perché, se così fosse, basterebbe la relazione in sé stessa per operare il miracolo.
Capirete che non può essere così semplice e, soprattutto, non così a buon mercato. Intanto, avere una buona relazione è sempre un qualcosa di molto difficile, che richiede lavoro, comprensione, consapevolezza e, soprattutto richiede un grande lavoro sulla tolleranza delle proprie ambivalenze interne, senza i quale, non sarà possibile superare le “sfide” che l’altro ci pone a livello emozionale.
Non possiamo non ricordare che noi siamo esseri che hanno bisogno di sviluppare una forte individualità e identità (prima casa – Marte), ma al tempo stesso nasciamo bisognosissimi di cure, di sostentamento e di nutrimento che producono in noi il bisogno di relazionarci con gli altri (casa settima – Venere).
Questo asse astrologico è il primo che incontriamo e, in un certo, senso è quello FONDAMENTALE. L’Io infatti, non potrebbe svilupparsi senza qualcuno che si occupi di noi e che ci regali attenzioni e affetto: sono i presupposti più importanti per l’architettura della nostra psiche e per il suo sviluppo.
Non solo, lo stesso nostro riconoscimento passa attraverso gli altri. Gli altri ci fanno da specchio e noi impariamo a “definirci” e “riconoscerci” e non potremmo sapere di esistere come esseri separati se non avessimo qualcuno che ci rimanda tutte queste informazioni.
Sono proprio le relazioni che ci portano ad individuare chi siamo, quali sono i nostri pensieri e le nostre emozioni. Tutto ciò nasce dalla prima relazione a cui abbiamo partecipato.
Questo prototipo di relazione lascia un fortissimo imprinting psicologico che diventa una sorta di impalcatura su cui noi ci muoveremo per andare a cercare e trovare altre persone con cui entrare in relazione.
Praticamente sono gli ALTRI che ci permettono di arrivare a NOI.
Però, se non siamo in grado di ri-conoscerci, cercheremo costantemente questo anche da adulti e finiremo con il non riuscire ad entrare in relazione ma a cercare ancora qualcuno che ci aiuti a scoprire la nostra identità.
La sinastria dunque, non ci dirà se una relazione sarà buona o cattiva e neppure se durerà e quanto; ci fornirà però indicazioni molto preziose sulle difficoltà, sulle opportunità e sulle dinamiche che una persona attiverà nell’altra.
Questo può essere particolarmente interessante per riuscire a comprendere che l’altro in qualche modo si collega al nostro mondo interiore producendo la rimessa in gioco di particolari dinamiche che hanno così la possibilità di essere osservate con attenzione attraverso lo “specchio” dell’altro.
Se vogliamo, possiamo parlarne insieme
Un saluto Lidia