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LE RUBRICHE DI ERIDANOSCHOOL - Astrologia e dintorni a cura di Lidia Fassio

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a cura di Lidia Fassio 
FRAMMENTI DEL TEMA NATALE DI C.G. JUNG
 
FRAMMENTI DEL TEMA NATALE DI C.G. JUNG
La vita nella sua pienezza è norma e assenza
di norma, razionale e irrazionale
(C.G.Jung – Opere – vol. 7)


Carl Gustav Jung naque a Kesswill (Basilea) il 26 luglio del 1875. Vi sono diverse ore di nascita che circolano in rete ma, in questa lettura, prendo in considerazione quella risultante dal certificato di nascita, ovvero le 18,52.
Certo non è facile parlare delle mille sfaccettature della personalità di questo personaggio ma lo farò avvalendomi dello strumento dell’astrologia limitandomi alla lettura del Sole, della Luna e dell’Ascendente.
Jung è Leone con ascendente Capricorno, con il Sole in settima casa, in quadratura perfetta a Nettuno, configurazione da cui si evince una personalità introversa con una natura del tutto fuori dal comune che lo portò, fin da piccolo, ad interrogarsi su cose del tutto inconsuete per la sua età; faceva sogni importanti e profetici, iniziò a leggere prestissimo e ad occuparsi di filosofia e di religione ponendosi domande che rivelavano fin da allora la curiosità per tutto ciò che esulava dalla materialità e dall’ordinarietà. Questo aspetto planetario è sintomo di porosità e, pertanto, può dare una psiche caotica con tendenza alla dispersione per cui, Jung ha sicuramente faticato ad organizzare le tante suggestioni che giungevano dall’inconscio, irrorando la sua mente; Nettuno è un pianeta che tende a dissolvere le barriere che bloccano l’accesso dei contenuti transpersonali alla coscienza il che, in età infantile, rappresenta una difficoltà nella costruzione dell’identità giacchè, tutto è in continuo movimento, in assenza di certezze il che spinge a fuggire dalla realtà per avventurarsi in territori “limite” che rappresentano un discreto tasso di pericolosità per l’integrità psichica. Si tratta però di una personalità maestosa, come vuole il suo Sole in Leone, carismatica ed affascinante, votata a lasciare un’impronta di sé nella storia e nella cultura non solo del suo tempo; una persona generosa che sapeva trasmettere e insegnare, aperta alle mille possibilità, tuttavia, la quadratura con Nettuno si è fatta sentire anche nella fama di personalità controversa, considerata “oscura” dai suoi contemporanei per via degli interessi che coltivava, considerati con notevole disprezzo e definiti “caotici, irrazionali, misticheggianti e confusi”; ancora oggi è un personaggio discusso ed osteggiato in sede accademica, come spesso accade a chi ha questa segnatura nel tema era restio a muoversi su strade già tracciate da altri ma, soprattutto, venne osteggiato perché la sua natura lo portò a sradicare la psicologia dalla razionalità e della scientificità, collocandola invece nella dimensione filosofica aprendo però porte del tutto nuove nei metodi di indagine e di interpretazione dei fenomeni psichici. In effetti, Jung spese buona parte della sua vita a comprendere la dimensione “paranormale” in cui vi sono confini molto sottili tra l’Anima psichica, l’Eros e la Follia con cui Jung si confrontò sia personalmente, sia negli anni passati al Burgholzli, un vero e proprio ospedale psichiatrico in cui, contrariamente agli altri medici, Jung passava ore ed ore ad ascoltare le storie e le fantasie apparentemente incomprensibili dei suoi pazienti; è in quel contesto che sperimentò il test delle “associazioni verbali” e fu attraverso i suoi malati che cominciò a vedere una fonte di luce in un mondo in apparenza oscuro e disorganizzato ed è da questa esperienza che prese forma nella sua mente la teoria dei “complessi a tonalità affettiva”.
Lui si interessò di simbolismo, di Teologia, di Mitologia, di Astrologia, di Alchimia, dell’ I-Ching e di tutti i fenomeni psichici, nessuno escluso.
Quel Sole in quadratura a Nettuno mette in luce anche la personale visione del padre, un pastore che, come Jung stesso constatò, “aveva perduto la fede” cosa che lui percepì benissimo, sentendo il “vuoto” nell’anima paterna; il piccolo Carl crebbe a Laufen, un luogo vicino alle cascate del Reno in una casa che era anche una chiesa, dotata di una grande biblioteca da cui attinse a piene mani, e di una “canonica”. In “Sogni, ricordi, riflessioni” dice che “padre era per lui qualcosa di cui si poteva fidare, ma rappresentava anche impotenza” e questo fu il grande handicap con cui si confrontò fin dagli inizi della sua vita. Astrologicamente parlando le immagini evocate dalla combinazione Sole Nettuno sono quelle di un padre particolare, forse anche molto sensibile; un uomo che aspirava alla “spiritualità” ma che non riuscì ad affidarsi fino in fondo alla sua “fede”; era però anche un soggetto fragile, non in grado di trasmettere una struttura solida al figlio che, in qualche modo, sentì di non potersi appoggiare a lui. C’è un altro tratto importante dell’oroscopo che riguarda il padre, simboleggiato da Plutone in quarta casa (in cui si legge l’eredità paterna) che suggerisce la lettura di una profonda dicotomia tra la parte solare e cosciente vista nel padre (Sole in Leone) e un’ombra scura, inquietante, forse un po’ depressa e totalmente inconscia (Plutone in quarta) che Jung percepiva come spigolosa, conflittuale e in lotta con il lato istintuale . Senza dubbio, la necessità di sondare successivamente in sé stesso questa parte misteriosa ereditata da entrambi i genitori (anche la Luna è congiunta a Plutone e la decima casa è in Scorpione) lo spinse verso studi di medicina e di psichiatria e, successivamente verso la psicologia del profondo in cui trovò molte risposte e a cui dedicò tutta la vita. Il padre morì quando Jung aveva 21 anni e doveva ancora terminare gli studi.
Senza dubbio è proprio l’aspetto Sole Nettuno, che suggerisce un rapporto serrato con l’inconscio ad avergli ispirato l’idea che la psiche avesse una matrice “collettiva” in cui regnano gli archetipi che, con le loro immagini, influenzano la psiche personale; da questo primo assunto prese vita la teoria dell’ “inconscio collettivo”, rivoluzionaria quanto contestata.
Il Sole in settima casa lo ha predisposto a confrontarsi con i personaggi più autorevoli ed importanti della sua epoca sempre attratto da ciò che poteva comprendere e far crescere dentro di sé, primi fra tutti gli allievi con i quali collaborò e restò in contatto praticamente fino alla fine dei suoi giorni.
Nei primi periodi della vita, tra i due genitori vi furono difficoltà per cui la madre si allontanò per un po’ da casa e il piccolo fu affidato alle cura della domestica da lui definita “il primo frammento della sua Anima”. Un altro tratto del Sole Nettuno si evidenzia nelle angosce notturne (riportate da Aniela Jaffè nella biografia dedicata al grande maestro) che prendevano origine dal pericolo rappresentato dalle cascate del Reno in cui, spesso, morivano persone e soprattutto bambini, il che comportava l’intervento del padre per la sepoltura cosa che alimentava nel piccolo Carl fantasie angoscianti sul perchè Gesù si prendesse i bambini per sottrarli a Satana, spiegazioni che gli venivano date dai genitori di fronte alle sue imbarazzanti domande.
Sole Nettuno è sintomo di un’estrema sensibilità ed immaginazione ma anche di una grande solitudine e vulnerabilità: Jung trascorse l’infanzia attorniato da adulti, senza un vero confronto con altri bambini (come sottolineato dalla posizione di Nettuno in terza casa); in effetti, la sorella nacque solamente nove anni dopo per cui lui crebbe solo, fantasticando, leggendo, giocando con i soldatini e più avanti, studiando ma, soprattutto, ponendosi infinite domande.
Anche la scuola fu per Jung un periodo stimolante dal punto di vista dell’apprendimento ma complesso sotto il profilo delle relazioni con gli altri ragazzi di cui disse: “i miei rustici compagni mi alienavano” e questo sicuramente perchè appariva diverso e poco interessato a ciò che piaceva agli altri. Dopo qualche anno la scuola diventò per lui noiosa e, soprattutto “i numeri” gli erano ostici per cui, per comprenderne il senso, iniziò a sostituirli con le lettere; in quegli anni ebbe un incidente in seguito al quale si ammalò restando per sei mesi a casa per via di una sospetta epilessia; ritornò a scuola allorchè si rese conto che la malattia era stata provocata da lui stesso, deciso però a non lasciarsi più coinvolgere in situazioni simili; a scuola procedette bene pur parlando spesso con nostalgia della sua soffitta nella quale poteva liberare la fantasia, sognare e disegnare, cose che lo affascinavano molto di più; disse di quel periodo: “ero costretto a sentire la mia pochezza di fronte alla vastità del mondo”.
Dalla biografia, si evince che Carl era un bambino del tutto fuori dal comune per intensità, curiosità, perspicacia e desiderio di capire i grandi misteri della vita e della psiche, dotato di una fantasia eclettica e di “visioni e presentimenti” che gli creavano però anche grandi timori a cui cercava di dare risposte utilizzando la fervida immaginazione del Sole in Leone. Fondamentali furono per lui i “sogni” che, astrologicamente, arrivano dal mondo di Nettuno che rappresenta l’inconscio, che venivano però canalizzati dalla sua potente Luna in Toro, in congiunzione con Plutone e in quadratura con Urano.
La Luna sintetizza l’ esperienza del materno, del mondo emotivo e del femminile interno o meglio, di quella che lui chiamò “Anima”. La Luna in Toro è sontuosa, ha aspettative grandiose rispetto al nutrimento e al contenimento e, nel tema, questo potenziale fu senza dubbio proiettato sulla madre che, tuttavia, potè soddisfare solo in parte le aspettative del figlio dato che la quadratura a Urano la rese ai suoi occhi un po’ instabile, desiderosa di libertà, con un lato anticonvenzionale che si scontrava con una parte molto tradizionalista. La Luna in Toro è pratica e accogliente; nel suo tema però è in congiunzione con Plutone che evidenzia senza dubbio profondità nel “sentire” ma anche inquietudini e ambivalenze che il piccolo Carl ereditò; la madre fu una figura forte più del padre ma, al tempo stesso, “misteriosa e affascinante”: di lei sappiamo che era interessata ai fenomeni psichici e allo spiritismo che tanto intrigarono anche il figlio. Tuttavia, lui ebbe a dire che le donne nella sua vita non lo delusero mai e questo tratto della sua “Anima” gli derivò da immagini comunque positive anche se complesse che lo stimolarono rendendolo bisognoso di sondare i misteri della vita e, soprattutto i fenomeni psichici.
L’Ascendente Capricorno gli conferì un’apparenza autorevole e seria portata a studiare e sviscerare le cose in profondità. Egli scrisse che in lui convivevano due persone: “una era lo scolaro che non riusciva in algebra, ben lontano dal sentirsi sicuro di sé stesso; l’altra era invece importante, aveva l’autorità di un uomo da prendere sul serio, potente ed influente”. Lui si definì “deluso” e insieme “stupito”; “depresso” ed “entusiasta”; “senza convinzioni definitive” ma con il sentimento di una “solidità di base dell’esistenza”, convinto che “il mondo nel quale si nasce sia brutale e crudele ma, al tempo stesso, di una divina bellezza”. In pratica visse tante contraddizioni in lui che non ebbe mai interesse a superare giacchè pensava che la coscienza “non possa vedere la vittoria della certezza sull’ambivalenza”. Socialmente si definì un “conservatore pur non disegnando l’ anticonformismo e l’innovazione”.
In effetti, l’Ascendente Capricorno, accompagnato e sostenuto da Saturno in prima casa in Acquario, in opposizione a Urano e in quadratura a Plutone, gli conferì un grande potere personale, non facile da estrinsecare perché si manifestò in una personalità “introversa ed intuitiva”, in cui regnava una costante lotta tra la parte rigorosa che cercava conferme e quella molto più caotica e aperta alla totalità che lo portò per tutta la vita a non accontentarsi e a continuare a studiare e ad approfondire tanti argomenti, non escludendo mai nulla; in effetti egli continuò ad ampliare senza mai scartare niente di ciò che aveva fatto in precedenza.
Questa sua natura e, soprattutto l’opposizione di Urano a Saturno, gli impedirono di assoggettarsi e di accogliere incondizionatamente le idee dei suoi maestri e tantomeno di restare fermo sulle sue che erano costantemente influenzate da nuove intuizioni; ne fece le spese Freud che inizialmente vide in lui il suo continuatore ma, in seguito, si rese conto che Jung aveva un’individualità ed una determinazione che lo spingevano a percorrere strade nuove e a cercare la sua “personale verità psicologica” indagando nell’ignoto psichico attraverso le tante persone che curò con la sua “terapia delle parole”, e a coloro che lo affiancarono e collaborarono con lui.
La quadratura di Mercurio a Giove gli diede l’opportunità di armonizzare le due parti della sua mente vivendo così sia il potente lato intuitivo che quello rigoroso che, sebbene, non prevalente nel tema, di certo gli fu di aiuto nell’organizzare l’enorme mole dei suoi lavori.
Il Giove in ottava casa lo spinse non solo verso il profondo (è in aspetto a Plutone) ma anche a studiare i grandi filosofi: Goethe, Nietzche, Kant, Duprel, Swedenborg da cui attinse e con cui ebbe a confrontarsi.
Dell’Astrologia ebbe a dire in una lettera scritta a Freud: “un giorno scopriremo nell’Astrologia un bel po’ di conoscenza che è stata intuitivamente proiettata nei cieli” e ancora, nel necrologio di Richard Wilhelm, Jung precisa: “l’astrologia rappresenta la summa di tutte le conoscenze psicologiche dell’antichità”.




 
 
 
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