Il 2006 si sta chiudendo.. questa sera, alle 23,59 batterà il suo ultimo rintocco e si congederà da noi.. definitivamente. Che dire? Sicuramente non è stato un anno facile.. come ben ha espresso Sandra nel suo articolo, ha portato una serie di difficoltà sia sul piano politico che su quello economico.. tante tensioni e poche vere …distensioni.
Si sta chiudendo in modo difficile, con l’esecuzione di Saddam Hussein che certo non è un atto “di clemenza” anche se mi sembra particolarmente illuso chi si aspettava che potesse accadere qualcosa di diverso in una situazione in cui neppure sono contemplati “concetti di democrazia”.
Personalmente penso che non ci sarà nulla di buono in Iraq nel 2007 e tantomeno dopo questo atto “finale”, tuttavia non mi illudo neppure che si possa portare la democrazia in un altro paese come se si trattasse di costruire un ponte o una diga.. sono e resto convinta del fatto che la democrazia sia un fattore di crescita interno a noi che poi, e solo “poi”… si potrà riflettere all’esterno.
Essere democratici - da un punto di vista psicologico - vuol dire avere lavorato dentro di sé ed essere arrivati a “tollerare” internamente le tirannie delle parti della psiche che vogliono sottomettere altre parti senza neppure riconoscerle.
Questo si che è un compito difficile: come si può pensare di portare all’esterno e di far crescere qualcosa che pochi hanno contemplato all’interno? La democrazia è un processo.. non è un qualcosa che si improvvisa..o che si può trovare accanto perché qualcuno di esterno lo ha portato.
Spesso, quando leggo i giornali, mi sembra che più che vivere in una situazione caotica, noi stiamo vivendo nel paese di “topo gigio”; la gente si stupisce per l’intolleranza che c’è in Iraq.. per i fatti della Somalia: ma non riusciamo però a vedere che queste stesse cose accadono giorno dopo giorno a casa nostra: se non riusciamo a tollerare i nostri compagni, i nostri figli, il vicino di casa che non ama i nostri cani o la vecchietta che tiene la televisione ad alto volume perché è sorda, come possiamo mai pensare di essere vicini ad una vera democrazia?
Essere democratici vuol dire – astrologicamente parlando – essere arrivati al percorso richiesto dalla casa XIa, ovvero essere realmente in grado di “mettersi nei panni dell’altro” riuscendo quindi a comprendere le motivazioni dell’altro; senza questo percorso .. tutto è ridicolo .. e noi occidentali, spesso preferiamo la democrazia per viltà più che per scelta.. perché è un sistema che dà meno preoccupazioni e che, in un certo senso, crea meno pericoli, ma non certo per partecipazione e attenzione agli altri; per questo dubito che siamo veramente democratici, in quanto non tolleriamo le diversità; magari ci intrigano, ci stuzzicano, sollecitano la nostra curiosità ma, in realtà, non c’è ancora una vera tolleranza, prova ne è che "tolleriamo... o meglio sopportiamo" fino a quando non veniamo toccati da vicino da esse, pronti a scattare come delle molle se, invece, ne siamo contaminati; questo significa che non siamo assolutamente pronti ad un vero riconoscimento dell’altro e tantomeno della sua diversità.. e, in effetti, spesso dietro alla sbandierata parola, striscia in sottofondo un senso di “inferiorità” che si affianca a “diversità” e questo è lontanissimo dall'idea stessa di democrazia che, invece, si nutre di diversità, vista come estrema ricchezza e varietà di possibilità.
Democrazia vuol dire cooperazione, condivisione e partecipazione – tre parole tanto care alla casa XIa – che rappresenta il modo in cui abbiamo risolto il problema del far convivere insieme, senza troppe tensioni, ma in continua negoziazione, persone diverse.. ma non per questo inferiori o superiori.
Per ottenere questo ci vuole “partecipazione”, anche questa una parola poco usata, almeno da noi italiani che, da buoni “cocchi di mamma” ci aspettiamo sempre che qualcuno arrivi e “risolva per noi” per poi essere pronti immediatamente dopo a criticare se non ha risolto come noi intendevamo.
In questo siamo molto lontani dal vero concetto di democrazia ed anche da quello di socialità; simbolicamente siamo ancora “sudditi”, e, di conseguenza – a livello astrologico – siamo si e no fermi alla struttura della casa VIa in cui vorremmo tutto, tutte le garanzie esterne e sociali, senza però occuparci di nulla e non dando in cambio nulla, non rendendoci conto che vivere insieme in modo “sociale” comporta lavoro, condivisione, partecipazione ma anche tanta mediazione a cui deve far seguito la responsabilità; se non accettiamo tutto ciò non avremo neppure la libertà che di certo, non giunge gratis ma è anch'essa una conquista spesso faticosa.
Ecco perché confido poco nella pace in medioriente.. perché non siamo ancora pronti neppure in occidente a vivere veramente una condizione di “riconoscimento dell’altro” – funzione questa da casa VIIa – in cui si dovrebbe essere veramente interessati all’altro (come persona, con le sue idee, i suoi bisogni e i suoi valori) certi di volerlo ascoltare e rispettare (mediando i suoi bisogni con i nostri) perché è diritto di entrambi quello di esprimere e di veder riconosciuto ciò che si è.
Dalla casa VIIa ha inizio quel primo vero passo desiderato dalle case sopra l’orizzonte che richiedono di cominciare a rivolgersi agli altri in modo “paritetico" a sè e all'Io per arrivare, con il tempo, all’XIa casa che è quella del "sociale"; il passo però è molto lungo.. e l’astrologia ci dice che non c’è rinascita se non si passa attraverso la grandissima crisi dettata dall'VIIIa casa.. quella in cui dobbiamo “riconoscere l’OMBRA” personale, ovvero quella parte della nostra personalità considerata “inferiore” quella che ospita tutto ciò che non vuole aderire e adattarsi alle leggi e alle regole della vita cosciente e che è considerato immorale o amorale dall’IO… Questo è il vero passaggio che se non viene affrontato non ci può consegnare ad una vera democrazia interna ..giacchè, i contenuti che non possono essere integrati e vissuti in maniera cosciente, elaborati e diretti dall’Io, saranno sempre oggetto di proiezione verso l’esterno.. e quindi, dovranno trovare persone, società e popoli su cui essere diretti e vissuti.
La speranza che ripongo ed affido al nuovo anno riguarda questo fatto:
spero che ognuno di noi si occupi più di sé stesso e dei suoi contenuti difficili, cercando di individuarli e portarli alla luce;
che si spenda un po’ di tempo in più a comprendere le guerre e le lotte interne e le intime contraddizioni che giocano ruoli molto ambivalenti;
se non risolviamo queste avremo sempre bisogno di capri espiatori e di guerre esterne, e non importa dove scoppieranno perchè ciò che è certo è che ci saranno;
che ognuno di noi.. si occupi veramente di “tollerare” dentro di sé le parti che odia e che rinnega in modo da non trasferirle su quelli che le incarnano all’esterno, trasferendo su di essi anche i relativi sentimenti di ambivalenza e di odio.
Questo è il messaggio che affido al 2007: spero che questo anno ci renda tutti un po’ migliori; alcune premesse ci sono.. Nettuno in Acquario, Urano in Pesci e Giove in Sagittario tenteranno di farci integrare un po' meglio le diversità.. creando però anche fortissime tensioni interne (Urano e Giove saranno quadrati per un po')... saremo all'altezza della sfida? Mi auguro di sì.
Anzi, lo auguro a tutti! Buon 2007!!!