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LE RUBRICHE DI ERIDANOSCHOOL - Astrologia e dintorni a cura di Lidia Fassio

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a cura di Lidia Fassio 
LA STRUTTURA DELLA FIABA : BIANCANEVE E I SETTE NANI
 
La struttura della fiaba : BIANCANEVE E I SETTE NANI Un altro argomento estremamente interessante per noi che ci interessiamo di simboli è sicuramente quello della FIABA che indaga attraverso un racconto semplice ed apparentemente infantile una serie di passaggi di vita; la stessa funzione che hanno i miti. Le fiabe insegnano come superare ostacoli e come “non perdersi” nelle prove della vita.. ma al tempo stesso ci dice che queste sono sempre uguali… e si ripetono fin dalla notte dei tempi.

Per parlare della fiaba abbiamo scelto la storia di Biancaneve che parla del tema della gelosia e rivalità dei genitori nei confronti dei figli: si tratta del famoso tema del “triangolo edipico” che si ritrova con molta facilità nel mondo delle fiabe, a dimostrazione che, questo particolare processo psicologico è sempre esistito nella fantasia popolare e se ne è sempre parlato, anche molto tempo prima che Freud lo enunciasse alla Vienna più puritana.

Le fiabe ci offrono una soluzione molto più efficace di questo tema a dimostrazione che l’uomo ha a sua disposizione strumenti psicologici per superare grandi difficoltà a differenza dell’omonimo mito in cui le figure di Laio ed Edipo, non arrivarono ad una soluzione del problema ma restarono immersi nel dramma familiare, mentre nella fiaba la soluzione è creativa. Questa è la grande verità della fiaba in cui l’eroe ha sempre una possibilità e non arriva mai alla morte o alla distruzione, proprio perché la fiaba tende a dimostrare che la psiche ha antidoti efficaci anche contro i lati e i contenuti molto negativi sempre che si vogliano indagare e trasformare.

Infatti, nella fiaba c’è sempre questo passaggio in cui l’eroe prima sembra perduto, poi trova aiuti, tira fuori dal suo personale “cilindro” le sue qualità e risorse.. e, infine, trasforma i contenuti negativi in veri e propri talenti che serviranno a lui e agli altri..

Proprio questo è fondamentale nella fiaba sia per gli adulti che per i bambini: il messaggio positivo e creativo che infonde speranza e che aiuta, soprattutto i bambini, a credere che attraverso il coraggio, l’amore e talvolta la lotta si può diventare sé stessi e crescere in maniera autentica. .

BIANCAVEVE E I SETTE NANI


Fase 1 - L’abbandono, il rapporto con la madre e la fase edipica

Originariamente la fiaba si chiamava solo “Biancaneve”, i sette nani sono stati aggiunti solamente in un secondo tempo; in effetti, gli studiosi di fiabe sostengono che essi hanno il solo scopo di mettere in risalto i grandi cambiamenti che invece affronta Biancaneve e di permettere il confronto con ciò che invece non si è potuto sviluppare (i nani appunto).

La fiaba affronta inizialmente il tema dell’adolescente abbandonata: ci sono diverse versioni, quelle in cui sono i due genitori ad abbandonarla nel bosco; quelle in cui è la madre che, invidiosa per le troppe attenzioni che la figlia riceve dal padre fa in modo di disperderla e, infine, quelle in cui è la matrigna che incarica il padre a ucciderla.

In ogni caso, la madre sembra essere sufficientemente buona fino agli anni dell’adolescenza cioè fino al momento in cui non inizia a sviluppare la sua “femminilità”.

L’inizio della fiaba mette dunque l’accento sul momento in cui la ragazza inizia a mostrare la sua “sessualità” e la sua capacità di conquista; astrologicamente questo sta ad indicare l’attivazione dell’archetipo di Venere che enuncia l’apparizione della capacità di seduzione finalizzata alla conquista sessuale e all’espressione della femminilità e del piacere.

In questa fase ovviamente le madri si trovano a doversi confrontare con la loro femminilità e con la loro sessualità e, soprattutto se questi due lati sono stati poco esaltanti e se non c’è una buona intesa psicofisica con il proprio compagno, si annunciano difficoltà che deriveranno dal conflitto psicologico che la donna sente e che la lacera in profondità.

In questa fase la matrigna comincia a sentirsi minacciata dalla bellezza della figlia e, come risultato, diventa gelosa ed invidiosa e fantastica di disfarsene.

E’ chiaro che fino a quanto la bambina resta tale e non sviluppa le sue potenzialità adulte, rimane fortemente dipendente e non costituisce alcun pericolo per il narcisismo della madre ; quando però comincia a distaccarsi per esprimere la sua personalità (Venere è un pianeta personale che indica un percorso importante nella costruzione dell’identità), ecco che la madre si sente in un certo senso “sfidata” nei suoi valori profondi.

Le fiabe da sempre hanno raccontato queste tematiche a dimostrazione che queste dinamiche psicologiche erano molto chiare anche nell’antichità; in effetti, si tratta di sentimenti che pur creando grandi disagi, spingono comunque a crescere e a diventare adulti; proprio la relazione ambivalente che si crea con la madre e la figlia adolescente fa sì che quest’ultima senta maggiormente il bisogno di distaccarsi e di esprimere l’aggressività che è l’ingrediente fondamentale per potersi definitivamente separare dall’abbraccio simbiotico materno e familiare, indirizzando le energie altrove alla ricerca di un percorso personale.

Il narcisismo ferito della matrigna viene messo in evidenza dalla domanda che lei fa allo specchio: “ chi è la più bella del reame”? E’ chiaro che non si tratta esclusivamente di un fatto di “bellezza”, bensì di valore personale, come Venere sottolinea sempre nei suoi aspetti.

La madre comincia a sentirsi a disagio nei confronti della bellezza e del valore femminile che sta diventando prorompente e che, sicuramente non passa inosservato neppure al padre.

E’ chiaro che per la bambina l’amore del padre è la cosa più naturale di questo mondo e non pensa minimamente che questo possa rappresentare un problema; è chiaro che questo tema deve essere anche letto in chiave psicoanalitica nel senso che non c’è solo la gelosia della madre, perché anche la bambina è molto gelosa della bellezza della madre e dei privilegi che essa gode nei confronti della vita e del padre; tuttavia, siccome la sua gelosia nei confronti della genitrice metterebbe a repentaglio la sua stessa sicurezza (ha bisogno dell’amore della madre), a questo punto deve rimuovere questo sentimento e proiettarlo sulla madre stessa che, ai sui occhi, diventa una sorta di nemica che la vuole distruggere.

Il fatto che questo dramma sia presente in fiabe e miti ancestrali dimostra quanto sia potente a livello psichico ; in effetti lo sperimentare gelosia attiva il desiderio di fantasticare di distruggere o di allontanare il genitore; ma tutti questi sentimenti negativi producono innumerevoli sensi di colpa che generano ansia e paura per cui, la difesa della bambina sta proprio nel proiettare questo sulla madre che viene così vista come colei che distrugge e abbandona.

La figura del padre

Nella storia di Biancaneve il padre appare come un uomo quasi insignificante e succube della madre ; nella versione dei fratelli Grimm si presta ad abbandonare la figlia nel bosco, in un altro è lui travestito da cacciatore a ricevere l’incarico di ucciderla.

Anche questo tema è interessante in quanto è molto frequente nei problemi edipici la figura di uomini deboli e succubi del loro femminile interno (moglie) che creano molti problemi alle figlie in quanto non le aiutano a risolvere le loro fasi critiche, ma anzi le complicano con invischiamenti più o meno coscienti; infatti, in questo caso la vita di Biancaneve si complica a causa di un padre che non riesce a dare le necessarie rassicurazioni affettive alla moglie e a non essere in grado di tutelare la figlia.



Senza la presenza di un ruolo paterno forte e rassicurante lei sembra totalmente vittima e finisce per doversi difendere da sola nel bosco (simbolo dei pericoli dell’inconscio e delle pulsioni che lei sente premere all’interno).

Solo due genitori all’altezza permettono ai figli di superare indenni queste fasi difficili della loro crescita ; quando una delle due figure non è all’altezza il figlio non può identificarsi e rimane fissato sui suoi dubbi e conflitti entrando in uno stadio di “regressione o di incantesimo”, in cui non vi è passaggio alle fasi successive.

La matrigna da’ ordine ad un cacciatore (parte distruttiva del padre e dell’animus della donna) di uccidere la ragazza e di portarle il fegato e i polmoni a conferma che tutto è stato eseguito. Il cacciatore non ha ovviamente il coraggio di uccidere la ragazza e quindi le porta il fegato e il cuore di un animale; la regina li fa cucinare e se li mangia.

Questo passaggio è molto interessante perché simbolicamente presenta la fissazione della donna allo stadio orale che si palesa nel bisogno di “incorporare” gli oggetti affettivi per sentirsi rassicurata.

La mitologia antica è piena di “incorporazioni”; sul piano psicologico rappresentano il desiderio della persona di prendere su di sé tutte le potenzialità dell’altro.

Chiaro che le favole mettono in risalto in modo esagerato i conflitti; in ogni caso, non esiste solo l’identificazione del figlio nel genitore; perché possa essere superato questo momento difficile familiare occorre che anche il genitore si identifichi con i lati positivi del figlio in modo da poter godere dei successi e della sua naturale superiorità in ogni campo, fisico, psicologico e sessuale: senza questo passaggio sarà difficile comprendere e il genitore può restare a lungo imprigionato in una rivalità con le qualità che stanno emergendo nel figlio proprio nel momento in cui stanno quasi “ripiegandosi” nel genitore.

Nella fase dell’adolescenza sia il maschio che la femmina mostrano appieno le loro potenzialità di conquista sessuale e di apertura alla vita che, ovviamente stanno invece ripiegandosi nei genitori che affrontano la mezza età.

Per questo e solo con la reciproca identificazione è possibile superare la distruttività che c’è nella psiche in questa fase.

L’abbandono della figlia può anche essere una rappresentazione della “fuga” dal problema; infatti, non è pensabile che il conflitto possa superarsi semplicemente andando via di casa o mandando i figli altrove: sembra una via di uscita facile, ma in realtà il conflitto riesploderà molto più avanti.

La casa dei sette nani

A questo punto Biancaneve viene salvata dalla morte e abbandonata nel bosco; anche se spaventata e vagante vede in lontananza una casa; è piccolissima e, entrando scopre che tutto è minuscolo; lei è stanca ed affamata e scopre che c’è del cibo e in un attimo mangia tutto quello che trova, dopo di chè sopraffatta dal sonno si sdraia sui letti che sono, ovviamente, molto piccoli.

Quando i nani rientrano dalla loro giornata di lavoro la vedono e restano molto affascinati da lei; la svegliano, si fanno raccontare la sua storia e decidono di darle ospitalità ma, nonostante questo, patteggiano alcune cose come contropartita per sostentamento. Lei infatti dovrà occuparsi dell’andamento della casa e dormire in un solo letto: questo denota una prima fase di crescita della ragazza che è chiamata a mettere un limite ai suoi impulsi, segno che si sta sviluppando il suo Super Io (Saturno), a frenare i suoi desideri.

Questa fiaba potrebbe rappresentare il sistema solare con al centro il Sole e intorno i suoi 7 pianeti che, ovviamente gli fanno da corona; questo schema è però anche il simbolo del sistema psichico cosciente, con l’io al centro e tutte le sue funzioni.

Simbolicamente, l’incontro con i nani – figure maschili ma non sessuali - potrebbe rappresentare la fase di “latenza” in cui i conflitti sessuali edipici vengono temporaneamente sospesi per poi ripresentarsi più avanti: in questa fase Biancaneve sembra entrare in una fase più tranquilla in cui ha dei doveri, dei compiti (tutti materiali) che le consentono di vivere apparentemente felice, rispetto alla fase precedente.

Fase 2 – La trasformazione - La mela


In realtà il conflitto è pronto a riesplodere; infatti, non tarda molto che la matrigna si presenta a casa dei nani travestita da venditrice ambulante, pronta ad ingannare Biancaneve; in due occasioni tenta infatti di “fermare la crescita della figlia”, la prima volta stringendo in maniera fortissima il busto al punto da far svenire la ragazza; la seconda volta tirandole i capelli al punto da farla quasi morire dal dolore ; tutte le due volte lei viene salvata dai nani.

E’ chiaro qui che l’intento della matrigna regina, non è di uccidere Biancaneve, altrimenti lo avrebbe fatto, bensì di “soffocare la sua crescita”, fermarla, farla restare bambina. Questo però è impossibile ed in effetti in entrambe le occasioni i nani la salvano, anche loro cercando di invitarla a non crescere; infatti, la invitano a non uscire fuori e a non far entrare nessuno dentro casa; questo avvertimento è inutile però perché non si possono bloccare gli impulsi a crescere e così, dopo qualche tempo, la regina madre si ripresenta questa volta travestita da vecchietta che la invita a mangiare la fatidica “mela rossa”.

La mela simboleggia sempre “la maturità sessuale e la nascita di una coscienza diversa” – (pensate alla mela di Eva); Biancaneve ovviamente si lascia tentare e morde il frutto che la “strega” ha tagliato a metà dando alla figlia la parte rossa e tenendo per sé quella bianca.

Questo è chiaramente un atto di iniziazione che avviene in maniera inconscia, nel senso che non è Biancaneve a sceglie anche se in realtà si lascia indurre a fare qualcosa che, sarà comunque importante per lei

E’ come Persefone che vuole e non vuole, ma alla fine la vita sceglie e lei si trova comunque dentro ad una situazione che dovrà affrontare.

Fase 3 – Il risveglio e la maturazione

La mela è ovviamente avvelenata e Biancaneve muore; il suo corpo viene composto in una bara trasparente, molto visibile dall’esterno e li’ resta fino a quando un principe la vede e , colpito dalla sua bellezza, la bacia e la risveglia. La mela è anche sempre un simbolo sessuale.. ma non solo.. rappresenta anche la “simmetria perfetta” tra le due parti e, per questo in molti miti è legata alla relazione.. sessuale.

Ovviamente la morte non è morte, ma è uno stato di stagnazione che simboleggia una fase di gestazione in cui lei anche se apparentemente passiva passa da una fase infantile e dipendente ad una fase adulta in cui la reale novità è il suo prepararsi alla relazione con la sua parte maschile che, nel caso è la parte che la “risveglia” e la spinge ad affrontare la realtà. La lettura simbolica rappresenta chiaramente l’inizio del suo processo di individuazione.

Nelle favole il sonno profondo, simile al concetto di morte, simboleggia l’attesa, la fase che precede la rinascita e il risveglio che, prima di manifestarsi, necessita di un periodo di ripensamento e di trasformazione.

Il principe è molto comune nella favola e indica un ANIMUS interno positivo che spinge alla crescita (appare come una forza salvifica che libera da un femminile che castrante e negativo – inconscio - che, se coltivato troppo a lungo, impedirebbe la nascita dell’IO. Il principe si contrappone sempre all’orco o al diavolo o a figure maschili negative che rappresentano l’ANIMUS negativo che può travolgere e impossessarsi dell’eroina.

Le difficoltà che affronta Biancaneve indicano anche le fasi della crescita che sono necessarie e che producono sempre una discreta quantità di sofferenza; occorre però ricordare che è proprio quest’ultima a non permettere la stagnazione e il blocco.

Il principe è l’Io egoico e maturo che, facendo la sua apparizione, obbliga la psiche femminile al risveglio e all’individuazione. Questo può accadere solo quando le grandi contraddizioni dell’adolescenza si sono sedate e la ragazza volge verso la sua maturità.

 
 
 
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