Aggressività e rabbia
Indubbiamente la rabbia è l’emozione marziana in assoluto più complessa, ma ve ne sono anche altre che creano imbarazzo perché sono difficili da padroneggiare: pensiamo alla passione o alla gelosia che richiedono un’interconnessione tra Marte e Venere. Noi abbiamo molta più facilità a padroneggiare altre emozioni, mentre quelle marziane sembrano sfidarci più prepotentemente dall’interno pretendendo reazioni assolutamente istintive.
Marte è un pianeta che occupa appunto alcuni dei simboli considerati tabù nella nostra società: affermazione, sesso, difesa, rabbia… la stessa aggressività sembra essere un tema di difficile gestione poiché vi è un’aggressività normale e come tale sana ed utile, rivolta alla difesa personale, ma vi è anche un’aggressività pericolosa che tende invece alla sopraffazione degli altri.
E’ chiaro che noi tutti siamo portatori di aggressività poiché abbiamo bisogno di salvaguardare la nostra vita e, indubbiamente, Marte – unitamente a Plutone – è il pianeta più predisposto alla nostra difesa personale e a tutto ciò che concerne la sopravvivenza ed è per questo che è legato a doppio filo al grande regno dell’istinto, perché nella prima parte della nostra vita noi sopravviviamo proprio grazie al nostro istinto che ci accompagna fino a quando non siamo in condizione di provvedere da soli ai nostri bisogni. Marte si è collaudato in migliaia di anni di storia: dallo stadio animale in poi, fino ad arrivare ad oggi, è stato responsabile della nostra salvezza ed ha aiutato Plutone nella salvaguardia della nostra specie. E’ chiaro che tutta la prima parte della nostra vita è caratterizzata da una parte istintiva predominante e addirittura prepotente, ed è proprio quella che tende a salvaguardarci in qualsiasi tipo di condizione; se un bambino viene abbandonato sarà proprio il suo istinto aggressivo, la sua rabbia, il suo pianto, il suo urlare che potrà salvargli la vita… siamo dunque strutturati in modo da invitare gli altri ad occuparci di noi.
Nella seconda parte della vita – simbolicamente da quando cominciamo ad agire la nostra volontà personale e la nostra capacità di scelta – la funzione di Marte si modifica sensibilmente. La stessa struttura dello Zodiaco suggerisce questo cambiamento poiché mentre nella prima parte, dalla casa prima alla casa sesta, noi abbiamo come primo pianeta Marte e come secondo pianeta Venere, seguiti da Mercurio, nella zona sopra l’orizzonte noi abbiamo esattamente il contrario, prima Venere poi Mercurio e infine Marte, il che vuol dire che potenzialmente, o simbolicamente, abbiamo una predisposizione a questo grande cambiamento, come se la corteccia cerebrale ad un certo punto della nostra storia potesse padroneggiare la parte istintiva e decidere, dopo aver scelto, quale strategia mettere in atto, impedendo all’istinto di “re-agire” in modo automatico.
Un’altra importante funzione di Marte è quella di essere responsabile di buona parte della nostra salute fisica e psichica e questo lo fa cominciando a collaborare con il nostro obiettivo finale mettendosi definitivamente al servizio del Sole. Infatti, nella prima parte della vita, pur collaborando con il nostro Sole, Marte mantiene una sua prepotente indipendenza per cui, nelle situazioni di grande complessità, quelle in cui noi potremmo essere a rischio, Marte agisce secondo schemi istintivi rapidi, efficaci ed infallibili, tesi a difendere l’intero sistema; mentre nella seconda parte della vita Marte rientra nei ranghi, smette di essere un “soldato di ventura” e comincia a seguire i dettami dell’Io e le modalità che quest’ultimo sceglie di usare.
Ed è così che lo Zodiaco ci informa che ad un certo punto della nostra vita sviluppiamo la potenzialità di dirigere la nostra aggressività, di canalizzare la nostra rabbia, di usarla quando ci serve e non a sproposito, abbiamo la capacità di agire e non di reagire, di non essere provocati ma di provocare – e per “provocare” si intende la potenzialità di far accadere le cose, perché se non siamo in grado di far accadere non potremo mai sentirci forti e potenti. Marte ci dà modo di capire se abbiamo o non abbiamo una forza personale, ma se la sua energia non è coordinata dalla coscienza dell’Io, non riusciremo a contenere la parte istintiva e questo diverrà pian piano una frustrazione perché non ci dà modo di essere sicuri di possedere la forza che di padroneggiare ciò che accade nella nostra vita. Questo significa che non siamo in una fase di azione: per azione si intende infatti qualche cosa di cosciente, mentre quando veniamo agiti da impulsi che vanno dove vogliono loro non siamo nella condizione di poter agire.
Saremo in condizione di poter agire quando sceglieremo il comportamento più adatto per arrivare a realizzare ciò che vogliamo.
Indubbiamente Marte ha delle qualità che non sono facili da maneggiare. Un tempo Marte e Saturno erano considerati i due malefici, e anche Marte era considerato “nefasto”. Questa è indubbiamente una visione che non ha niente a che vedere con quella psicologica. A livello psicologico non c’è niente di cattivo, significa che quello che abbiamo dentro c’è, esiste e se c’è ha una ragione di essere e se noi troviamo una eccessiva aggressività, un Marte agito in maniera violenta (quando cioè Marte funziona in maniera autonoma) allora significa che a monte qualcosa non è andato per il verso giusto, perché gli esseri umani sono tutti dotati di una capacità di difendersi, ma non è vero che questa debba automaticamente sconfinare in una capacità di offendere.
Quand’è che abbiamo forza? Quando abbiamo la certezza che di fronte a qualsiasi situazione sappiamo agire bene, con proprietà e con il mezzo e l’efficacia giusta; certo non può essere definita forza imbracciare un bazooka per uccidere una formica… quando si usa troppa forza vuol dire che non c’è padronanza, non c’è coordinazione, e questo rende insicuri. Marte è la forza, ma deve essere dosata rispetto a ciò che si ha di fronte. Se si reagisce con troppa enfasi vuol dire che non si è forti ma si ha paura! Vuol dire che una pseudo-forza sta coprendo una paura immensa di non potercela fare.
Forza e paura sono due cose strettamente connesse che si istaurano nell’infanzia attraverso un meccanismo primitivo e semplice, ma molto conflittuale: doversi difendere per sopravvivere ma allo stesso tempo doversi affermare per non sentirsi impotenti, voler avere quello di cui si ha bisogno, sapendo che – essendo dipendenti da altri – non li si può sfidare più di tanto, perché altrimenti si rischierebbe di perdere tutto.