martedì 16 aprile 2024
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a cura di Lidia Fassio 
UN CONFINE STRAORDINARIO: LA PELLE.
 
Un confine straordinario: la pelle. Non c’è dubbio che la pelle sia il nostro limite; è infatti un vero e proprio organo molto esteso che sta a contatto con l’esterno e che ci “delimita” che ci definisce rispetto agli altri; per farci del male bisogna ferire la nostra pelle, toccarla e violarla. Tuttavia, la pelle, vista sotto un altro profilo, è anche l’organo che ci “contiene interamente” e in questo possiamo vedere la funzione del pianeta “X” che simboleggia un contenitore protettivo. Non c’è dubbio però che la pelle è l’organo più soggetto allo scambio diretto e fisico; è lo strumento che più utilizziamo negli scambi di affetto e di intimità nonché di Eros.. in quanto la pelle risponde in modo fantastico alle sollecitazioni del desiderio.

Ciò premesso possiamo dire che la pelle è il nostro più importante organo sensoriale, essa infatti è dotata di un milione e mezzo di recettori che reagiscono ed avvertono tutto ciò che accade nel circostante. Dice Montagu sul suo libro “il linguaggio della pelle” che questo organo è in grado di distinguere l’intervallo fra due note e di vibrare in modo diverso. La pelle ha dunque la capacità di percepire tutte le sfumature, gli stimoli e i loro significati emotivi: è davvero formidabile e registra tutto ciò che accade. Le nostre prime esperienze di vita sono impresse nella nostra pelle; se abbiamo registrato sensazioni piacevoli avremo sempre un grande piacere nel toccare e nell’essere toccati, avremo grande dimestichezza con la fisicità e il contatto corporeo; se invece le prime esperienze sono state sconfortanti avremo paura del nostro corpo, saremo a disagio nel contatto e cercheremo di ritirarci quanto più sentiamo qualcuno avvicinarsi a noi: essa è la nostra parte più esposta e, pertanto, quella continua a reagisce istintivamente alle situazioni esterne ed interne.

Quando nasciamo è attraverso la pelle che iniziamo a sviluppare la nostra “sensazione”; abbiamo bisogno di carezze, di calore e di tenerezza e tutto questo passa attraverso questo filtro. Questa funzione non appartiene solo al regno umano visto che anche gli animali passano ore a leccare i loro cuccioli con amore stimolando prima le loro funzioni biologiche e poi, facendo loro sentire la forza della protezione e del prendersi cura.

Senza carezze non si può vivere: è dimostrato da esperimenti scientifici che topolini, scimmiette ed altri animali, se vengono lasciati in una gabbietta con cibo ma senza una madre che accolga e che avvolga, dopo un po’ di tempo si lasciano morire di fame perché rifiutano il cibo: soffrono di una sorta di anoressia che porta al rifiuto di vivere o a seri disturbi psichici. E’ dunque fondamentale questo contatto di pelle, a maggior ragione per un neonato; i bimbi che devono stare molto tempo in incubatrici soffrono di gravi deprivazioni sensoriali proprio a causa dello scarso contatto fisico con la madre.

E’ dunque attraverso la pelle che ci nutriamo di “umanità” e che sperimentiamo affetto e amore fin dai nostri primissimi giorni.

E’ la pelle che freme quando siamo innamorati è la sua vibrazione che ci spinge verso l’altro ed è sempre la pelle che respinge qualcuno che non ci piace; sembra ritirarsi anziché rilassarsi e distendersi.

La pelle ci permette di sperimentare il piacere e il rifiuto e lo fa con un suo preciso codice duale che “accoglie ciò che piace e respinge ciò che non piace” e, in qualche modo ci guida verso ciò che è meglio per noi, verso ciò che ci può portare a vivere bene, a quello che si chiama “benessere”.

Questa è la legge di VENERE, pianeta associato al piacere, all’amore e, guarda caso anche alla pelle.

Tutti sappiamo quanto colpisca una “bella pelle” che, tra le altre cose rivela anche uno stato di salute; infatti, quando stiamo bene e siamo in armonia con il nostro corpo la pelle si illumina e lo stesso fa quando siamo felici e desideriamo “sprizzare” nostro stato d’animo da tutti i pori; la pelle ha dunque anche la funzione di COMUNICARE con chi ci è vicino; la sua è una comunicazione intima che si esercita al massimo livello quando si fa l’amore e risponde a tutte le sollecitazioni anche le più impercettibili preparando il corpo alla magia dell’atto finale attraverso milioni di piccole vibrazioni che aggiungono piacere ma che comunicano anche sentimenti, attrazione, passione e desiderio.

Stimolare la pelle fa bene; tutti noi sappiamo quanto giovamento possiamo trarre da un buon massaggio che rimette in circolo il nostro sangue, smuove la nostra energia e ci rigenera; sarebbe quindi importante accarezzarci di più, promuovere di più i contatti di pelle, gli abbracci e le coccole.

La nostra civiltà ha perduto questa cultura e, forse anche per questo, abbiamo tanta paura delle relazioni veri, autentiche e profonde: la pelle ci aiuta a riconoscerci e a conoscere.

Per compensare questa grave mancanza spesso cerchiamo gratificazioni nel riconoscimento e nella valorizzazione sul piano personale: in pratica “sublimiamo” un bisogno fisico che per motivi psicologici e sociali non riusciamo a soddisfare pienamente, con un bisogno più sottile ma simbolicamente analogo.

In pratica, oggi ci accontentiamo di “carezze dell’anima” in mancanza di “quelle del corpo”.

Nonostante questo, dovremmo comunque tornare ad utilizzare meglio questa funzione per non perdere la magia del contatto e tutte le lezioni che ci insegna.

Frasi come “lo sento a pelle”, “mi fa venire i brividi”, “è una questione di pelle” o “star bene nella propria pelle” indicano che prima che intervenga la mente e la ragione a complicare le cose, noi abbiamo già decodificato, attraverso uno strumento informativo che ci sta comunicando qualcosa di importante che deriva dall’antica saggezza del corpo che, tra l’altro, non sa mentire anche quando la mente vorrebbe far credere qualcosa di diverso.

Se noi vogliamo stare con una persona perché lo abbiamo deciso razionalmente, la nostra pelle può rifiutarsi e ribellarsi.

Molte delle malattie della pelle hanno lo scopo di informarci dell’incongruenza che c’è tra la parte razionale e quella affettiva e ce la manifesta visibilmente fino al punto da impedirci il contatto fisico come nel caso di malattie che creano bruciori, infiammazioni e stati purulenti fino ad arrivare alle piaghe; è il caso degli eritemi, delle orticarie e delle dermatiti.

Altre, invece, si limitano ad un altro tipo di informazione: ci fanno diventare “spiacevoli alla vista e al contatto”, è il caso della vitiligine e della psoriasi tipiche di chi deve comprendere qualcosa di più di sé stesso.

Queste malattie rivelano una inconscia ipocrisia; in effetti, nelle malattie in questione la pelle all’esterno cambia pigmentazione ma non sembra infiammata mentre, negli strati inferiori è molto irritata e arrabbiata e, proprio in questo, rivela la grande differenza tra ciò che si mostra in superficie e ciò che invece c’è all’interno; tranquillità sopra, furore all’iterno!!

Migliaia di ragioni ci dicono che dobbiamo occuparci di più della nostra pelle, dobbiamo nutrirla e curarla perché non solo ci farà sentire più belli e più piacevoli ma ci darà sempre grandi opportunità di sentire i suoi messaggi che ci spingono ad essere più VERI e più congruenti.

Pensiamo a quando si arrossa perché siamo in imbarazzo, a quando impallidisce perché proviamo paura.. la pelle non può mentire e rivela ciò che c’è dentro a livello di sentimenti.

La pelle ci può dunque aiutare a trovare quel senso di armonia e di integrità di cui Afrodite, dea dell’Amore era la principale esponente.

 
 
 
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