Riconoscimento del limite
Il limite può condurre a riconoscere la regola, senza questo non è possibile. Nei processi educativi i limiti devono essere chiari; ed è così che il bambino impara che c’è uno spazio personale ed uno che appartiene ad altri, che esistono delle regole che dovranno valere per lui e per gli altri: si orienta e capisce fino a dove si può spingere. Marte deve conoscere fino a dove può arrivare e fino a dove può difendere le sue cose. Noi impariamo a gestire Marte nella relazione che abbiamo con l’autorità, non abbiamo altri strumenti per imparare a usarlo. Vuol dire che il bambino, non appena comincia ad affermare la propria volontà, impatta con o contro la volontà degli altri. C’è la volontà del bambino, c’è la volontà della mamma, c’è la volontà di tutti quelli che stanno attorno. E’ un gioco di volontà. Il bambino comincia ad affermare il suo volere e a volte va bene mentre a volte va male, però attraverso questo gioco sottile tra ciò che gli viene permesso e ciò che gli viene negato impara a riconoscere dove sta il proprio limite, fino a dove gli è consentito spingersi e dove invece diventerebbe pericoloso o controproducente. Il limite è la base necessaria per arrivare alla regola, non ci sarà possibilità diversa.
Questo vuol dire che Marte è strettamente legato sia alla gratificazione che alla frustrazione. E noi sappiamo usare bene la nostra aggressività se il bilancio frustrazione/gratificazione è in pari. Se riusciamo ad avere delle gratificazioni – in pratica se riusciamo di tanto in tanto a vincere – allora riusciamo anche a tollerare la frustrazione quando alcune cose non ci sono permesse. Se questo bilancio non è in pari avremo un rapporto difficilissimo con l’aggressività, perché si oscillerà tra la sensazione che tutto sia dovuto e l’impossibilità di avere gratificazioni.
Uno dei problemi giganteschi di molti giovani e non più giovani, è il non saper tollerare la frustrazione che è un ingrediente fondamentale per poter arrivare a centrare una meta. Se si deve realizzare qualche cosa nel futuro, occorre tollerare la frustrazione dell’attesa agendo direttamente ed efficacemente senza poter vedere il risultato nell’immediato, proiettandolo invece nel futuro. Non solo, tollerare la frustrazione vuol dire anche tollerare quelle fasi in cui si prova una rabbia tremenda perché il mondo pone dei limiti al fare ciò che si desidera. Come si impara a tollerare questo? Vedendo altri che tollerano questi momenti, nel bambino. Se ci siamo confrontati con un genitore che non sapeva tollerare il nostro urlare e la nostra rabbia, probabilmente neppure noi saremo in grado di tollerare sentimenti simili. Tollerare vuol dire sostenere, vuol dire pensare che la rabbia altrui non distruggerà, vuol dire non-reagire, ma pensare prima di agire. Quando una persona urla, probabilmente desidera in qualche modo una nostra reazione; se pensiamo che i comportamenti altrui sono anch’essi tendenti a far scaturire delle reazioni, se una persona ci minaccia, sta gridando o vuole una rissa sicuramente ci sta provocando, o meglio sta cercando di far accadere qualcosa che sblocchi la situazione. Tollerare la frustrazione vuol dire non farsi provocare, vuol dire tenere ciò che è personale sotto controllo e non alla mercè dei desideri o bisogni dell’altro.
Per riuscire a tollerare un altro che provoca bisogna saper prima di tutto tollerare i nostri sentimenti ambivalenti che spesso sembrano metterci in croce. Quando un genitore urla o minaccia, dentro si scatenano due sentimenti contrastanti: da un lato un sentimento affettivo, perché si è dipendenti dal genitore, dall’altro un sentimento di odio, perché mentre urla lo si considera un tiranno. Questi due sentimenti sono molto contrastanti, perché per l’Io è molto difficile capire e tollerare che colui che si ama può anche essere odiato, soprattutto quando il genitore ci sta punendo dicendo di farlo per il nostro bene…
Imparare a tollerare tutto questo dentro di noi, sentire questa doppia situazione per cui da un lato si dipende mentre dall’altro si ha bisogno è molto difficile, soprattutto quando si è piccoli e non vi è forza. Quando si è adulti ci si trova ancora in questa situazione per cui a volte si è presi in una dinamica lacerante quando la persona da cui dipendiamo per qualche motivo (emotivo, di sicurezza…) é la stessa persona che vorremmo uccidere. Con la differenza che da adulti potremmo anche agire, mentre il bambino ha solo una fantasia.
Questo è quanto viviamo quotidianamente; ad esempio quando discutiamo con un amico e, non appena la discussione si fa più animata, scatta questa dinamica perché da un lato gli vogliamo bene, ma dall’altro ci sta facendo arrabbiare terribilmente, e quindi saremo tirati tra la voglia di insultarlo ferocemente – possibilmente per farlo star zitto – e la voglia di continuare la relazione con questa persona, perché gli vogliamo anche bene. Tollerare è una di quelle imprese in cui moltissimi adulti falliscono, tuttavia, se non siamo diventati capaci di tollerare quello che ci accade dentro, non tollereremo neanche fuori.
Vitalità – Energia
Per concludere, Marte è importantissimo e rappresenta anche il legame che abbiamo con la nostra vitalità; essere scollegati da Marte significa non poter vivere, significa non riuscire ad affermare le proprie idee, la propria volontà e senza volontà si entra in un territorio di dipendenza e di sudditanza. Marte è anche l’avamposto del nostro sistema immunitario, quelle truppe di assalto che entrano in funzione non appena qualcosa di “estraneo” entra nel nostro corpo: è sostanzialmente addetto a riconoscere il Sé dal Non-Sé; senza un buon collegamento con Marte le nostre difese si attenuano e possiamo andare incontro a tematiche difficili; tipici sono gli aspetti di lesione Marte-Nettuno che spesso rappresentano “malattie autoimmuni” in cui la confusione nettuniana va a ledere proprio le capacità di Marte che anziché combattere contro ciò che è estraneo, combatte contro i nostri stessi tessuti.
Autolesione
Non poter esprimere apertamente Marte significa anche andare incontro a problemi di autolesione: Marte è il maggior responsabile di problemi fisici quali piccoli incidenti, infiammazioni, ulcere, ernie, tutti simboli di qualcosa di interno che vuole esplodere e che viene in qualche modo trattenuto. Nei processi infiammatori molto importante è il contenuto energetico che preme per trovare un canale di espressione; l’infiammazione ci porta a pensare al calore che deve far esplodere qualcosa all’interno. A Marte si legano però anche i meccanismi di autofrustrazione che portano a desideri inconsci di punizione: spesso lussazioni, fratture, incidenti quali tagli, piccole lesioni sono dovuti a reazioni incontrollate a cui fa seguito un meccanismo potente di punizione.
Pressione sanguigna
Anche la pressione sanguigna è molto soggetta a tematiche marziane: nei soggetti a pressione alta è interessante il rapporto tra il bisogno del sangue-emozioni di esprimersi e il contenimento o il restringimento dei vasi che frenano e che rallentano il flusso.
In ultimo, da un punto di vista psicologico Marte può essere la causa primaria dello scatenamento delle dinamiche di depressione: infatti questa patologia – secondo l’interpretazione junghiana – si lega ad una energia psichica imprigionata che non trova canali per uscire all’esterno e liberarsi. Vi sono però anche teorie che vedono nella depressione una modalità di aggressione passiva in cui la rabbia viene agita contro di sé producendo però un forte impatto sull’ambiente circostante che, in qualche modo, è costretto a sentirsi in colpa per il disagio che vive il depresso.