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LE RUBRICHE DI ERIDANOSCHOOL - Astrologia e dintorni a cura di Lidia Fassio

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a cura di Luciano Massi 
L’ ENNEAGRAMMA, MISTERIOSO SIMBOLO E MERAVIGLIOSA PSICOLOGIA
 
L’ ENNEAGRAMMA, MISTERIOSO SIMBOLO E MERAVIGLIOSA PSICOLOGIA L’enneagramma, la cui etimologia greca significa nove punte, è una figura geometrica caratterizzata da un cerchio sulla cui circonferenza poggiano nove punti equidistanti e collegati tra loro da linee rette che formano un triangolo centrale collegante i punti 3, 6, 9, e un’altra figura di collegamento degli altri punti secondo il particolare ordine 1, 4, 2, 8, 5, 7.
Le origini di questo simbolo sono tuttora avvolte nel mistero; sembra certo che sia di origine medio-orientale e che fosse conosciuto all’interno di organizzazioni religiose sufi, tramandato all’interno della tradizione orale da secoli se non addirittura da millenni.
Ciò che è noto è che lo conosciamo per la prima volta solo dagli inizi del secolo scorso in Russia, quando
George Ivanovic Gurdjieff , personaggio anch’egli dai contorni complessi e non facili da decifrare, comincia a parlarne all’interno del suo Sistema, radunando intorno a sé un gruppo di seguaci interessati alle sue teorie che vedono l’essere umano addormentato e presuntuosamente illuso di possedere consapevolezza.
Curiosamente, è però soltanto agli inizi degli anni ’70 che il simbolo dell’enneagramma viene studiato approfonditamente nelle sue implicazioni psicologiche quando uno psichiatra boliviano, Oscar Ichazo , organizza in una località del Cile, Arica, un lungo seminario residenziale, obbligando i partecipanti a firmare l’impegno di non divulgare a nessuno ciò di cui si sarebbe trattato durante tale evento.
…Detto e fatto! Non passano che pochi mesi e subito cominciano ad apparire le prime pubblicazioni in merito, ed è appunto grazie a queste prime fughe di informazioni che l’enneagramma comincia ad essere studiato e divulgato in tutto il mondo.
Ciò premesso, posso dire che, personalmente, da quando ho cominciato ad interessarmene, me ne sono appassionato per diverse ragioni. Oltre a intuirne le straordinarie possibilità in chiave diagnostica e clinica sulla personalità umana, ho subito amato, di questo misterioso simbolo e strumento, la sua teoria sull’essere umano.
Se è pur vero che, come postula l’enneagramma, la nostra personalità è strutturata e condizionata da uno dei nove vizi di base (i sette vizi capitali più la paura e la vanità), al tempo stesso esso lenisce le nostre ferite nevrotiche confortandoci con l’idea che dentro di noi non c’è solo un inferno di passioni, ma anche un conquistabile paradiso interiore di pace e virtù.
Ecco quindi che a livello interdisciplinare l’enneagramma trova degli agganci ad esempio con la Logoterapia di Victor Frankl, un indirizzo psicoterapeutico sviluppato da questo psichiatra che, prigioniero nei campi di concentramento, si meravigliava di come egli, ridotto a poco più di 30 chili, continuava a vivere mentre accanto a lui persone più dotate fisicamente invece crollassero e morissero. Come mai? Frankl si convinse, provandolo sulla propria pelle, che l’uomo possiede anche dei valori spirituali, da quali attingere forza, energia, motivazione all’agire e al vivere. Da qui elaborò la logoterapia, ossia terapia sul significato, ovvero la guarigione tramite la capacità di riorientare la propria attenzione e motivazione sui significati più nobili e spirituali dell’esistere, e da essi attingere forza e salvezza.
Non siamo soltanto il derivato di patologici complessi e istinti, soltanto miseri figli di Edipo o di Elettra, ma abbiamo una possibilità di crescita spirituale. Non per niente una delle accuse rivolte alla prima psicoanalisi è stata infatti quella di essere di stampo diabolico perché riduceva tutto il comportamento umano al derivato di morbose compensazioni istintuali. Si pensi ad esempio agli studi di Freud che si spingono a spiegare il genio di Leonardo quasi esclusivamente in base a delle pulsioni sessuali nevrotiche derivate da irrisolti problemi e complessi della prima infanzia.
L’altezza di cui l’uomo è capace, invece, può spiegarsi solo dall’Alto, dallo Spirito, mai dal basso. Questo è un principio fondamentale che, a mio modesto avviso, ogni sana psicologia dovrebbe sempre contemplare al proprio interno.
Ciò è talmente vero che lo psicologo Leonardo Ancona, studiando la vita di S. Caterina dei Pazzi, ha osservato che il processo di santità che questa donna era riuscita a compiere nella propria vita, non poteva essere spiegato soltanto in termini di sublimazione degli istinti, ossia dal basso del corpo verso l’alto dello spirito, ma anche tramite un meccanismo di surlimazione, ossia un processo - in definitiva l’azione della Grazia - che dall’alto verso il basso guariva il soggetto.
Lungi quindi dall’essere una teoria solo esoterica o di New Age – nel senso negativo del termine - perché parla di Virtù, di Idee Sante, di Centri Emotivi e Intellettivi Superiori, l’enneagramma trova innumerevoli conferme interdisciplinari in ambito psicologico.
Pertanto, quando all’interno di esso si parla di Falsa personalità – ovvero di stile di vita nevrotico di ognuno dei nove enneatipi – contrapposta ad una Essenza o Anima che l’uomo non ricorda più di se stesso - ciò non solo è corretto su un piano psicologico, ma è perfettamente in linea con le più moderne acquisizioni e teorie sull’essere umano.
Quando l’enneagramma postula che la nostra Essenza viene ferita dai primi imperfetti rapporti infantili e pertanto ci difendiamo strutturandoci con uno stile di personalità nevrotico che rischia di farci perdere il contatto con i piani più profondi e sani della nostra anima, non fa altro che confermare tutti gli studi che in ambito psicologico e psicanalitico sono stati realizzati negli ultimi cento anni, da quando Freud cominciò a parlare di inconscio.
Perché infatti la psicoanalisi ha posto grande enfasi nello studio dell’infanzia, delle prime esperienze di vita dei neonati, dei primi condizionamenti infantili, così determinanti per la strutturazione della nostra personalità e vita futura? Perchè Bowlby elaborerà addirittura una teoria sull’attaccamento? Perché Melanie Klein parlerà di seno buono e seno cattivo?
Perché è nel bambino che c’è il vero Sé, o quello che in ambito enneagrammatico chiamiamo l’Essenza di quel futuro essere umano che, crescendo, tenderà a scordarsi di sé, ossia difficilmente resterà in contatto con quella freschezza, vivacità, emotività, creatività, gioia infantile. Anche nel linguaggio di tutti giorni diciamo infatti che dobbiamo recuperare il bambino che è in noi, proprio perché nel nostro adattamento nevrotico alla realtà, abbiamo perso qualcosa di molto prezioso. E, ciò che più conta, il dramma non è tanto di avere perso qualcosa, ma di non sapere e non ricordare, se non vagamente, che cosa abbiamo perso.
Studiando il processo di crescita del bambino, possiamo osservare innanzitutto che nel suo incontro-scontro con l’ambiente, egli comincia ad avere delle ferite, delle crisi, delle esperienze che ne turbano la serenità, lo stato di beata incoscienza uroborica. Il bambino comincia a scoprire sulla propria pelle che è caratterizzato da bisogni, e questi non sono sempre corrisposti adeguatamente rispetto alle sue aspettative. Egli comincia a scoprire che non è immortale, che ha fame, ha sete, ha caldo, ha freddo, ha sonno; scopre che anche i propri genitori non sono onnipotenti, e che pertanto non vive più nel paradiso terrestre. Rispetto a questa iniziale vita che, dice il morfopsicologo Corman, è da dilatato estremo, ossia senza alcuna difesa e senza alcuna sensibilità difensiva nei confronti dell’ambiente esterno, esiste una prima crisi, una prima ferita, una angoscia di base -come la chiamava Karen Horney - data dal fatto che sia lui stesso, sia i propri genitori non sono perfetti. Le crisi che vengono a strutturarsi a livello relazionale potranno essere solo lievi incomprensioni –comunque significative e determinanti per la sua personalità futura – oppure gravi problematiche relazionali date da comportamenti sbagliati, negativi e immaturi dei genitori. Queste prime ferite relazionali genereranno come emozione primaria la paura: il bambino piangerà e da lì a poco, per frustrazione, proverà un’altra emozione di base, la rabbia. Più emozioni continuate contribuiranno a creare uno stato-dipendenza. A questo punto sono due le principali possibilità che il bambino potrà realizzare: o canalizzare all’esterno di sé, ossia verso l’ambiente, le proprie emozioni distruttive oppure introiettarle, ossia rivolgerle verso l’Io, verso il proprio interno.
Se verso l’esterno, il carattere tenderà a strutturarsi su modelli aggressivi, indipendenti, autoritari, fino a poter arrivare a forme di prepotenza, di rigidità e durezza. Se verso l’interno, tenderanno a prevalere organizzazioni comportamentali più facilmente introverse, con maggiore passività, sensibilità, dipendenza, fino ad arrivare a possibili forme di masochismo.
È importante notare che in ogni caso viene a crearsi una frattura tra tutti i sentimenti ostili, i bisogni e gli impulsi di base da un lato, e l’organizzazione apparentemente cosciente e consapevole della personalità dall’altro. Tale dissociazione nevrotica è alla base di tutti i possibili squilibri e problemi comportamentali che l’individuo, crescendo, potrà manifestare nel corso della sua vita. Non per niente Maslow osserva come soltanto l’individuo perfettamente sano e integro manifesterà una motivazione all’agire da abbondanza, ossia da pienezza dell’essere, altrimenti dietro tutti i suoi comportamenti facilmente vi sarà lo zampino della motivazione da carenza, che produrrà soltanto gratificazioni temporanee e che porterà a ricercare le chiavi di casa nel posto sbagliato.
Ecco come, in accordo con le più moderne correnti psicologiche, all’interno dell’enneagramma dire carattere - ossia la struttura di personalità di ognuno dei nove enneatipi – vuole pertanto dire nevrosi; questa non rappresenta una piccola o grande parte della nostra personalità, ma è la nostra stessa intera personalità con la sua produzione di motivazioni, identificazioni e proiezioni che, come un serpente che si morde la coda, produrranno inevitabilmente infinite coazioni a ripetere.
Da un lato l’enneagramma permette quindi la comprensione di una fine e profonda psicologia relativa alle fissazioni cognitive, ai vizi – da intendersi in senso psicologico – su cui la nostra personalità si addormenta e si imprigiona, facendoci perdere e dimenticare il contatto con la nostra parte più vitale e spirituale, l’Essenza; dall’altro lato l’enneagramma ci consola indicandoci la Via perduta e il percorso di crescita spirituale al fine di riappropriarci delle nostre Virtù e della nostra Essenza.

Luciano Massi
Docente dell’Associazione Italiana di Enneagramma
Docente di Grafologia all’Università di Urbino, all’Istituto Toscano di Scienze Grafologiche di Firenze e alla Scuola Patavina di Grafologia di Padova.

 
 
 
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