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a cura di Clara Tozzi 
RITRATTO DI UNA DONNA CANCRO: FRIDA KAHLO
 
RITRATTO DI UNA DONNA CANCRO: Frida Kahlo Non è facile dipingere il ritratto di Frida Kahlo, e lo dico senza ironia: negli anni il suo lavoro è sempre più valutato e la sua storia, così travagliata e densa di sofferenza ma anche di passione, tende a lasciare una traccia in tutti coloro che vi si avvicinano…forse proprio per questo non è facile, perché lei conteneva qualcosa di forte ma di eccessivo, che colpisce e che procura una sottile inquietudine, anche senza sapere bene esattamente di cosa si tratta.
Questa grande pittrice messicana nacque il 6 luglio 1907 a Coyoacàn alle ore 8.30 (fonte: archivio di Grazia Bordoni), dunque era una sensibilissima donna Cancro con il Sole congiunto a Nettuno ed a Giove, strettamente opposto a Marte ed Urano. La combinazione solare è molto impegnativa, e lo diventa ancora di più quando vediamo l’ascendente in Leone ed il Sole in XI casa, il forte bisogno di protezione e di sostegno affettivo è costretto ad indossare la maschera orgogliosa di chi non può accettare di essere in difficoltà, anche se la parte leonina diventa via via un puntello per un senso d’identità sempre più definito, probabilmente proprio con l’apporto di un’immensa quanto contrastata creatività.
Marte ed Urano soli sotto l’orizzonte e contrapposti al simbolo vitale del Sole assumono inizialmente la veste della poliomielite da cui Frida viene colpita quando ha solo sei anni; questa malattia le lascia come postumi la gamba destra più sottile ed un piede più piccolo dell’altro – eppure l’immensa vitalità contenuta in questi pianeti in quinta casa le permettono una reazione molto attiva, su diversi piani. Intanto su quello fisico, perché negli anni successivi lei, così piccola ed apparentemente fragile, si dedicò con impegno allo sport, perfino alla boxe, per cercare un recupero che però fu sempre molto parziale (Marte opposto al Sole può diventare davvero frustrante). Le era molto vicino il padre, con il quale si era identificata più facilmente che con la madre, sia per via della sua indole più empatica ed affettuosa, sia perché anche lui era ‘il malato’ di famiglia, poiché soffriva di ricorrenti crisi epilettiche. Dal padre lei aveva ereditato indubbiamente un concentrato complesso di energie: lui era un ebreo ungherese, diventato un noto fotografo in Messico seguendo l’attività del suocero, ed in più si dilettava anche nella pittura. Ebbe alti e bassi nella sua vita, sia nella parte privata che in quella professionale, ed è facile pensare che lui le abbia passato una struttura in grandissima difficoltà dal punto di vista psicologico; anche la malattia di cui soffriva rappresenta qualcosa di molto doloroso all’interno, da cui si vorrebbe fuggire perché non si sa come farvi fronte. La IV casa in Scorpione ci mostra un altro pezzettino di questo padre, un’ombra che va a stringere Venere in Gemelli rivelando un tratto potentemente pulsionale, intenso ma frenato (la quadratura di Saturno), potenzialmente distruttivo almeno tanto quanto creativo.
Un altro piano su cui Frida si impegnò per primeggiare nella vita e recuperare un senso di valore interno fu quello degli studi, dove era molto brillante (voleva diventare medico, con quel Marte opposto a Nettuno), e poi anche quello dell’impegno politico, che la vide sempre attiva fin dal periodo universitario.
Nel 1925, il 17 settembre, avvenne un gravissimo incidente mentre era sull’autobus che la riportava a casa, ed il corpo di Frida ne uscì martoriato, trafitto nella colonna vertebrale e nel bacino, portandola lungo un calvario che poi durerà tutta la vita. I transiti erano molto forti su tutti i punti vitali di Frida: Plutone era arrivato a congiungersi al grado del Sole, mentre Giove dall’altra parte stava sollecitando Marte ed Urano in Capricorno, caricando di energia un’opposizione che indubbiamente era fortemente instabile. Urano intanto era andato a toccare Saturno in Pesci in VIII, quadrando Venere e Plutone, mentre Nettuno stava passando esattamente sul grado dell’ascendente, a 23° del Leone. Sembra un tragico appuntamento col destino, di quelli che lasciano sgomenti e pieni di interrogativi, più che di risposte. Il Sole in Cancro di Frida doveva incontrare l’esperienza del taglio violento di Marte ed Urano in Capricorno, fortissimi, impietosi, drastici nel modo che hanno avuto di distruggere ogni possibilità di avere una vita facile e comoda, protetta e rassicurante, come la parte Cancro vorrebbe per sempre (e forse più di ogni altro segno), ma come forse le intenzioni del Sé non potevano permettere.
La direzione della sua vita venne sterzata bruscamente e portata verso una ricerca che fu interiore ed espressiva contemporaneamente – come doveva essere. In seguito all’incidente fu costretta ad un lunghissimo periodo di immobilità e la madre fece mettere uno specchio vicino al suo letto: da lì Frida cominciò a prendere in mano il pennello e diede vita ad una lunghissima serie di autoritratti, che fanno pensare ad un tentativo di elaborare la sua esperienza. Scrive sui suoi diari: “ Da quel momento (l’incidente) fui ossessionata dall’idea di cominciare daccapo, di dipingere le cose proprio come le vedevo e nient’altro”. Questo costante lavoro l’aiutò a ricrearsi un’immagine di sé per trovare una nuova identità e per formarsi un nuovo rapporto con una realtà che la voleva diversa da tutti gli altri. Dipingere diventò anche un modo per far fuoriuscire l’eccesso di energie che erano chiuse all’interno di un corpo che si rivelava pieno di limiti e fonte di dolore oltre che di vita. In qualche modo Marte ed Urano presero così la veste, questa volta, di un incidente che la spinse prepotentemente verso la sua grande vocazione artistica, e da quel momento attraverso la sua arte cominciò a descrivere – con le sue straordinarie metafore - la sua solitudine, i suoi pensieri, le sue associazioni fantastiche, il suo amore, il rapporto con il suo mondo interno, fatto di emozioni intensissime.
Nella sua pittura è sempre vivo un forte collegamento con un passato culturale, quello messicano, che Frida sentiva scorrere fortemente dentro di sé – un’appartenenza che lei, Cancro, aveva radicata nella Luna in Toro in X casa, un’eredità senza dubbio materna che la collegava alla Grande Madre Terra attraverso il suo passato precolombiano, che affiorava con grande forza nello stile che usava. Questo era il legame con una madre che non aveva potuto allattarla che per pochissimo tempo (Luna in sestile ad un difficilissimo Saturno in VIII), che sembrava concedere poco al bisogno di contatto empatico della cancerina Frida, ma anche al suo bisogno di essere considerata speciale, un po’ principessa nel castello (la Luna quadra l’ascendente Leone)….però era una madre anche forte e solida, che portava con sé un bagaglio pieno delle ricchezze della terra messicana a cui apparteneva, che Frida porterà alla luce come rivalutazione dell’arte popolare e come realizzazione nel lavoro artistico.
La predilezione per gli autoritratti, la sua chioma rigogliosa e spesso acconciata nelle più svariate fogge, sono tutti elementi che ci riconducono al suo ascendente Leone, così come la costante attenzione ai gioielli, spesso e volentieri grandi e vistosi, sempre particolari, originali e colorati.

Un paio d’anni dopo l’incidente Frida conobbe Diego Rivera, che a quel tempo era già molto noto soprattutto per i suoi murales. Lei aveva poco più che vent’anni, lui il doppio, ma tra di loro fu subito amore appassionato, tanto che nel 1929 si sposarono. I transiti in realtà erano molto difficili: Nettuno era in quadratura alla Luna mentre Urano, governatore della casa VII, era a 10° di Ariete, in quadratura perfetta al Sole ed a tutti i pianeti a lui legati, quindi anche all’Urano radicale. Saturno in Sagittario inoltre stava per entrare nella V casa, opponendosi a Venere ed a Plutone e quadrando il Saturno natale. Non c’è che dire, era un matrimonio che avrebbe accompagnato, anche duramente, il suo percorso verso il superamento da ogni dipendenza, per approdare ad una grande autonomia sia emotiva che affettiva ( nel suo tema natale troviamo anche Venere in quadratura a Saturno), autonomia che evidentemente era del tutto necessaria per riuscire a vivere il Sole in XI casa, che aspira ad una vera libertà.
In Rivera è facile che lei avesse proiettato gran parte di Giove e di Nettuno congiunti al Sole ( lui era un artista ed anche un Sagittario), ma anche parte del Marte congiunto ad Urano in V, che sperimentò come un marito fortemente autocentrato e notissimo libertino. Ma purtroppo doveva vivere un’altra parte di quella V casa così difficile per le energie creative femminili, un’altra limitazione molto penosa per una donna Cancro con la Luna in Toro, l’impossibilità della maternità: ebbe diverse interruzioni di gravidanza, a causa delle fratture riportate al bacino durante l’incidente del ’25, e non riuscì mai ad avere quel figlio che desiderava tanto. Frida cominciò a dipingere immagini che rappresentavano il suo sentirsi “tagliata a pezzi” – organi, particolari del corpo e feti, spesso collegati poi con fili e nastri ( Nettuno) che forse rappresentavano anche il suo bisogno di trovare un significato (Giove) per tutto quello che nella vita le era negato. L’intensità con cui metteva sulle tele il suo dolore autobiografico riesce ad essere fortemente drammatica, senza concessioni al pudore….solo l’espressione dei suoi molteplici volti è quasi sempre controllata, una maschera dignitosa che sembra osservare impassibile lo scempio che c’è all’interno.

Dopo pochi anni di matrimonio la relazione col marito era già in piena crisi, lui la tradiva ricorrentemente, perfino con una sorella più piccola di Frida, finché lei, profondamente ferita, all’inizio del 1935 se ne andò a vivere da sola (con Urano in sestile al Sole ed in trigono ad Urano e Marte radicali) ed ottenne il divorzio. Questa separazione fu per lei una forte spinta all’autonomia: visto che orgogliosamente non voleva accettare denaro da Rivera cominciò a lavorare moltissimo, ed infatti nell’ottobre del 1938 allestì la sua prima mostra personale, che ebbe un inaspettato (soprattutto per lei) grande successo. Durante questo periodo dipinse un quadro molto interessante, “Autoritratto con i capelli tagliati”, in cui lei appare con i capelli corti e con un abito maschile, evidentissimo simbolo del difficile tentativo di integrare nella sua identità un’energia (Marte ed Urano in Capricorno) che sembrava chiederle, per essere vissuta, il sacrificio della sua femminilità. In quegli anni la vita di Frida fu molto chiacchierata, le vennero attribuite relazioni sia omosessuali che con altri uomini e riprese con vigore l’attività politica. Il tradimento aveva messo in luce la sua necessità di diventare indipendente, affrontando la rabbia per non aver avuto dalla vita la protezione che tutti vorremmo – in fondo Rivera la tradiva come l’aveva tradita la vita; la ribellione contro la morale corrente rappresentava il suo tentativo di tirare fuori una forte individualità che emergeva sempre più chiaramente nel tempo (sempre Marte ed Urano).
Però emerse in quel periodo una nuova dipendenza, a testimonianza della sua umanissima fragilità, come se quella da Rivera fosse stata solo spostata da un’altra parte, perché iniziò a bere. “Bevevo per annegare il dolore, ma quel dannato infine ha imparato a nuotare e adesso sono sopraffatta da questa abitudine” (Nettuno era in quadratura a Venere).

L’esperienza del distacco portò i due artisti ad una rinegoziazione del loro rapporto che permise un secondo matrimonio, nel dicembre del ’40. Frida era molto cambiata, aveva conquistato una maggior sicurezza in se stessa e nel proprio valore, era ormai diventata una pittrice molto conosciuta ed impose al suo compagno delle condizioni molto precise per tornare insieme. Tra queste sembra che ci fosse l’astinenza sessuale, come se Frida avesse individuato nella passione dei sensi un piano che era necessario sublimare se non volevano distruggersi. Nettuno si trovava a 27° della Vergine, esattamente opposto a Saturno in VIII casa e quindi andava anche a concludere la lunga quadratura a Venere e a Plutone, demolendo parecchie difese e permettendo una profonda trasformazione dei suoi valori, ma soprattutto del senso di valore di se stessa.

Negli anni successivi Frida visse con impegno il suo idealismo sociale ed il bisogno di nutrirlo con un contributo personale, come volevano il Sole in 11° casa ed Urano in V. Ebbe rapporti molto stretti con la rivoluzione messicana, la sua casa piena di tutti i personaggi di fede comunista dell’epoca (Giove opposto a Marte ed a Urano).
Intorno al 1943 la salute cominciò a peggiorare sensibilmente e venne costretta a portare terribili busti che l’accompagnarono fino alla fine della sua vita, avvenuta nel 1954. La sofferenza a cui andò incontro fu grandissima, insopportabile e lei cercò di affrontarla da donna orgogliosa che non voleva essere una vittima; spesso doveva far ricorso ad una forza che era sempre più difficile trovare, mano a mano che i chirurghi le proponevano soluzioni che poi non erano mai tali (affrontò 32 interventi chirurgici). Nella primavera del 1953, con Urano esattamente sul Sole in Cancro, venne organizzata la prima grande mostra delle opere di Frida in Messico, a cui lei partecipò stando sdraiata in un letto: da questo evento le arrivarono moltissime gratificazioni, fu un grande successo personale, che forse riuscì ad alleviare - almeno in piccola parte - il dolore per le sue condizioni.

Tra i suoi dipinti più significativi mi colpisce l’ “Autoritratto come tehuana”, dove Frida indossa un costume tradizionale messicano. Cito le parole di Andrea Kettenmann, che ha curato una bella biografia della pittrice: “ … Le radici delle foglie che le ornano i capelli ricordano una tela di ragno con cui lei cerca di catturare la sua preda, Diego”. Un richiamo un po’ struggente al simbolismo del Cancro, nella parte che vorrebbe trattenere il suo uomo dentro la calda e comoda casa/prigione che lei è in grado di costruire con i propri bisogni di sicurezza e di sostegno. Mentre l’altra parte di lei, più distaccata, scriveva: “Perché lo chiamo il mio Diego? Non lo è mai stato e non lo sarà mai. Egli appartiene solo a se stesso” – con la consapevolezza di chi sta scoprendo come amare lasciando liberi e come farsi amare rimanendo libera.

 
 
 
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