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LE RUBRICHE DI ERIDANOSCHOOL - Astrologia e dintorni a cura di Lidia Fassio

RUBRICHE DI ASTROLOGIA

a cura di Manuela Ambrosini 
ALICE IN WANDERLAND DI TIM BURTON
 
Alice in Wanderland di Tim Burton Partiamo assieme per questo viaggio incantato che inizia in una notte di luna piena. La storia di Alice è la storia di un eroina che è in tutti noi profondamente iscritta. Le chiare lettere del cammino che la nostra percorre per recuperare il suo vero Sè sono un insegnamento per ogni umano ricercatore della propria essenza.

C’è nella storia che ci racconta Tim Burton un concetto antico e nuovo del tempo. Possiamo accorgerci al suo interno delle contaminazioni della tradizione Maya. Il tempo non è più un qualcosa di definito, teso e lineare, è, bensì, circolare. La realtà che Alice vive è sovrapposta, la sua vita riesce a dispiegarsi in dimensioni parallele distinte nello stesso tempo, lei procede in una spirale e questo accade perché la ragazza è in grado di dare fiducia alla sua immaginazione.

“L’unico modo di ottenere l’impossibile è credere che sia possibile.” Queste sono le prime parole che Charles, il padre di Alice, pronuncia all’apertura del film. Dunque il modello maschile, il genitore che offre ad Alice il Sole è un uomo in grado di fantasticare e di porre in essere delle azioni che gli permettano di rendere la fantasia realtà. Non lo trovate interessante?

Alice nelle primissima parte del film è una bambina che fa degli incubi notturni durante i quali incontra strane creature e il padre è un giovane uomo d’affari pronto ad esportare la sua attività in mercati sconosciuti affrontando il rischio, grazie alla potenza delle sue intuizioni, anche contro l’opinione generale dei più anziani. E’ lui a rassicurare la bambina quando lei esprime il timore di essere pazza confessandole un segreto: - tutte le persone migliori sono pazze! –

Nell’adolescenza la ragazza è una ribelle, non ama accondiscendere ai modelli prestabiliti, desidera fare quello che le passa per la testa. Nel suo aristocratico mondo questo modo di fare viene considerato negativamente. In molti le rivolgono rimproveri. Alice ha perso suo padre, nel frattempo, questo le consente di risvegliare dentro di se quelle qualità che proiettava sul genitore di sesso maschile. Elaborando il lutto introietta quel coraggio che lei stessa ha bisogno di conquistare per ottenere la forza necessaria a portare a termine la sua missione nei due mondi.

Nel mondo aristocratico le posizioni personali sono un abuso al quieto vivere. Chi raccoglie la sfida della sua essenza più profonda a manifestare la propria interiorità senza veli viene additato quantomeno di stranezza, Alice cavalca questo disagio. Per questo sperimenta di essere preda di un vivere tradizionale che le appartiene, ma non del tutto. Lei è fisicamente immersa in una realtà socio culturale che è idealmente in contrasto con la sua essenza più profonda. Di conseguenza scinde i due mondi per rimanere integra.

Ogni singolo passo del suo destino sembra predeterminato: secondo la sorella lei sposerà Hamish e sarà felicemente una signora come tutte la altre, secondo la madre di Hamish si dovrà allineare con i metodi e le tradizioni imposte. Ma lei, durante la passeggiata nei giardini, avvista, per la prima volta, il coniglio. Cosa rappresenta? L’aggancio con la variazione del tempo. Per ottenere una trasformazione bisogna essere disponibili ad elaborare. Il tempo dell’elaborazione è il tempo dei Maya: è circolare, per entrare nella spirale del tempo circolare occorre introdurre una variazione. Quello che Freud chiamava la violazione delle regole del linguaggio che induce al riso, quello che i musicisti, i pittori e gli scrittori cavalcano quando esprimono la loro arte. Si tratta di una sorta di sospensione, di puntini puntini, lo spazio della possibilità, dove non si sa cosa accadrà, si resta spettatori fino al momento giusto, quello in cui si imbraccerà la spada per tagliare la testa al Ciciaramba.

Quello che succede nelle fasi di trasformazione è che si cade preda di un tempo esistenziale volitivo: ovvero il tempo della potenzialità. Incontriamo il nostro mostro e siamo invitati ad affrontarlo dal signore del tempo. Questo avviene perché se accettiamo l’avventura alla fine della fiaba non saremo più l’Alice di prima.

Di fronte alla moltitudine di persone che aspetta da lei una risposta positiva alla richiesta di matrimonio di Hamish nella cornice romantica del Gazebo lei:- Ho bisogno di un momento! – prende il suo tempo, entra nel suo cammino scegliendo personalmente. È la storia di ogni uomo/donna, che ad un tratto della sua vita si rende conto di poter prendere la propria vita in mano oppure no. Segue il coniglio! Nella tradizione degli indiani d’America il coniglio rappresenta il dono dell’ascolto. Si diventa consapevoli del pericolo esistente nell’ambiente ed insegna ad affrontare le proprie paure.

Questa scelta offre al pubblico un riverbero preziosissimo. Chi guarda si trova ad osservare se stesso al bivio e viene condotto per volontà della protagonista nel suo viaggio. Niente di meglio che starsene comodamente in poltrona a sperimentare cosa accadrebbe se…se sospendessimo il giudizio per entrare in quel famigerato spazio/tempo governato dai puntini puntini e con coraggio affrontassimo ciò che ci fa paura. Specialmente se questo riguarda la nostra autonomia.

E’ fin troppo chiaro che la caduta di Alice nel tunnel rappresenta l’inizio del suo viaggio interiore, un viaggio nell’inconscio. Nella discesa incontra le radici a cui tenta di aggrapparsi precipitando, si scontra con uno scaffale di libri, sfilano veloci dipinti con le immagini degli antenati, le si fa incontro un pianoforte che sembra sia sul punto di schiacciarla, rimbalza poi su di un letto e precipitando ancora sfonda un soffitto a scacchiera bianca e nera. Si potrebbe centrare tutto l’articolo sulla varietà, vastità e il senso dei simboli incontrati, ma finirei per dare risposte a domande che non mi sono state poste e perciò lascio alla vostra immaginazione e riflessione il compito di districarsi in questo mare di informazioni variamente interpretabili.
Quel che c’è di bello è che rialzandosi dalla caduta Alice si accorge di essere appesa a testa in giù. Subito dopo cerca un modo per uscire dalla stanza e si trova di fronte varie porte, tenta di aprirle e sono tutte chiuse a chiave, buffo! Non appena realizza la questione compare sul tavolo una chiave e così accadrà per i diversi problemi che le si fanno incontro per attraversare quella porta che è la sua di accesso al mondo delle meraviglie: ogni volta che realizza di avere un ostacolo dinnanzi si guarda intorno e compare una possibile soluzione; lei deve solo trovare il coraggio di praticarla. Bere da una bottiglietta su cui è scritto: bevimi e nient’altro; mangiare un boccone di un pasticcino su cui è scritto mangiami e nulla di più. Ecco le prove della nostra eroina!

Forse nei suoi transiti c’è Nettuno che la invita a fare chiarezza uscendo dalle illusioni affidandosi, forse c’è anche Saturno che le pone di fronte delle porte di legno duro e passare attraverso di esse non è così facile, forse ancora negli abissi delle sue verità più profonde si celano le tumultuose passioni di Plutone, mentore della trasformazione in atto.
Fatto sta che Alice accede al mondo delle meraviglie in una dimensione inferiore rispetto alla sua solita statura e davanti al brucaliffo, la saggezza, l’assoluto, avvolto dalle nebbie del fumo del narghilè, si sente domandare: - Chi sei tu? -

Di fronte al compendio del tempo: l’oracolo che contiene tutto il divenire dall’inizio fino alla fine dei giorni apprende che l’Alice che Sottomondo attende sarà colei che ucciderà con la sua spada il Ciciaramba, un mostro dalla testa di drago e le ali stregate. Dirà: - Questa non sono io! -
Non conosce la propria identità perché non ha frequentato la vera se stessa da molti anni, l’occasione è propizia per incontrarsi di nuovo.

Raccolta intorno ai dubbi sulla sua identità viene sopraffatta dall’istinto: appare la belva Grafobrancio che tenta l’assalto. E’ curioso che proprio nel momento in cui abbiamo l’impressione di dover raccogliere i pensieri si affacci prepotente l’istinto precipitandoci in una folle corsa al salvataggio di quella che crediamo essere Alice.
Alle strette nella morsa di un destino avverso dove se non la cattura la bestia saranno le guardie della regina Rossa a farlo (notare che la regina Rossa ha una testa gigante, come un mappamondo) Alice si ferma e dice: -Aspetta! E’ solo un sogno: Dio aiutami!- e affronta l’avversità di turno. Finisce che il topolino Mally, la quale è la più incallita sostenitrice che si tratti dell’Alice sbagliata, infilerà la sua piccola spada nell’occhio della belva strappandoglielo, non senza che prima Alice si ritrovi contaminata dalle unghie infette dell’animale selvaggio riportandone i segni sul braccio.

Diciamocelo: ha tutta l’aria di una cospirazione a trovare in Sottomondo quella via di mezzo aurea dove istinto e ragione camminano a braccetto con l’immaginazione, in cui ogni Alice che si rispetti dovrebbe recitare la parte dell’eroina volendo incontrare un mondo in cui le contraddizioni che la inducono a fantasticare la riportino in una realtà per lei non solo accettabile, ma gradita!
Guarda caso, nell’inseguimento, il Fante di cuori, collaboratore fidato della Regina Rossa a capo delle carte di cuori inseguitrici di Alice, viene in possesso dell’oracolo, il compendio calendariologico su cui è descritta la fine del Ciciaramba, il paladino della Regina Rossa, per mano di Alice.
Quindi riassumiamo: la Regina Rossa, che ha una testa enorme ha a disposizione forze istintive: Grafobrancio, il Ciàciàcià, un uccello che compare nella storia catturando i due gemelli Pinco Panco e Panco Pinco e il Ciciaramba; la Regina Bianca, Mirana, sorella della Rossa, Iracondia, ha a disposizione un paladino che però non si fa vivo: si presume che potrebbe essere Alice ma nulla lo rende certo.
Mi viene il sospetto che il cammino della spiritualità non sia altrettanto definito rispetto a quello materiale e perciò sembra più sfuggente, ma alla fine è il paladino dello spirito a riportare la pace nel regno!
Questo è un interrogativo che mi piacerebbe porre al mio capo: è meglio essere temuti che amati?

Voler essere amati e non avere il coraggio di chiamare l’AMORE nella nostra vita non è la più orribile delle condanne? Basta così poco!

Al prossimo spunto!!

 
 
 
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