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MEDUSA
 


Medusa è una creatura molto interessante nel panorama del mito greco. Per certe sue caratteristiche può legarsi molto bene al segno dello Scorpione in quanto tratta del tradimento, della violenza ed ha una sua pericolosità, un tratto di risentimento molto forte: vive dentro ad un luogo paludoso ed infido, che possiamo leggere come il tessuto psicologico di ombra dentro il quale è condannata a vivere.
Eppure Medusa era una fanciulla fantastica, piena di gioia e di vita, tuttavia, sicuramente non conosceva certi suoi potenziali e, soprattutto non conosceva il potere della rabbia che, quando diventa stagnante e giunge fino all’impossibilità di muoversi e di dare una svolta alla vita, assume tratti nettamente distruttivi ed autodistruttivi. In pratica, coltivare la rabbia è come restare imprigionati dentro ad una dimensione di pura distruttività che impedisce di vedere qualsiasi altra possibilità o alternativa e quindi rende prigionieri.

Il mito rappresenta molto bene questa distruttività ben visibile nella rabbia che deriva dalla sua impossibilità di movimento, quasi una sorta di paralisi psicologicamente riconducibile al rancore, all’odio, che negano l’accesso alle funzioni progressive e risananti della psiche.
Certo, Medusa è una donna ferita e tradita, apparentemente dall’esterno, ma sappiamo bene che l’esterno non può che essere una dimensione di noi e, proprio per questo, è importante cercare di interpretare bene il suo mito.

Il mito
Medusa è una ragazza giovane che si è votata alla Dea Athena. E’ un’ancella che, oltre al servizio, offre anche la sua purezza ed integrità in dono alla Dea.
Un giorno, mentre sta camminando in un boschetto consacrato ad Athena, viene sorpresa e violentata ferocemente da Poseidone.
La ragazza, in preda al panico corre forsennatamente da Athena per spiegare l’accaduto in cerca di accoglimento e di conforto.
Athena invece non mostra compassione ma scarica sulla ragazza tutta la sua rabbia ed indignazione accusandola di aver violato il suo spazio sacro.
Inutili saranno le giustificazioni che Medusa porterà perché la Dea in realtà decide di vendicarsi trasformandola in una Gorgone, un essere condannato all’oscurità e al dramma dentro ad una palude.

Arnold Weinstein racconta così questa trasformazione:

“dalle morbide spalle di Medusa spuntarono orribili ali,
le mani delicate divennero bronzei artigli,
zanne stavano là dove i bianchi denti un tempo brillavano,
la lunga lingua penzolava sul mento.
In luogo dei morbidi, lucidi capelli,
serpi e vipere si contorcevano
e circondavano i tratti già deliziosi di Medusa.
E la Dea mise infine uno sguardo negli occhi di Medusa,
uno sguardo che mutava gli uomini in pietra”.

Interpretazione

Questa è ovviamente la storia di un grande tradimento che viene apparentemente consumato da una Dea verso una sua adepta.
Cerchiamo però di leggere questa difficile storia da un punto di vista psicologico.
Athena è una Dea molto razionale, con scarse capacità “materne”; incarna il logos ricevuto in eredità dal padre Zeus; è una donna che è nata dalla testa del padre, completamente adulta, difesa e corazzata; non ha madre e neppure infanzia; quindi ha alcuni tratti di durezza e di spigolosità che escludono la morbidezza e l’accoglienza.

Possiamo dunque rintracciare in lei una certa insensibilità e mancanza di empatia (carenza di Luna) che la porta a non comprendere ciò che sta vivendo realmente Medusa dopo lo stupro. Lei è attenta ai suoi “confini”, quelli che la mente decide e stabilisce pretendendo che non vengano violati.
Si tratta dei confini della coscienza su cui lei vigila; Athena può essere interpretata come il SUPER IO che stabilisce ciò che è giusto e ciò che non lo è sulla base di rigide convenzioni, spesso inderogabili e quindi, senza eccezioni; è il censore interno, colui che osserva e che bacchetta l’io e che, soprattutto, cerca di tenere fermi i confini oltre i quali si nascondono le forze dell’inconscio, sempre pronte a ghermire la fragilità della coscienza.

Medusa viene sopraffatta da Poseidone che, per l’occasione si era trasformato in un vigoroso stallone; il lato del Dio lo possiamo intendere come la parte caotica e quella più prettamente animalesca della ragazza – quel lato che si muove pericolosamente nella fase dell’adolescenza ma che non sempre è gestibile o riconscibile – è qualcosa che agisce sotto la coscienza di Medusa e che opera affinchè trovi il coraggio di spingersi al di là dei suoi confini, per cercare di carpire qualcosa all’inconscio, trascendendo così l’ordinarietà e le leggi della coscienza, in pratica trasgredendo i dettami della legge, magari anche del tutto incautamente. Infatti, nell’adolescenza si attivano gli archetipi che spingono verso la sessualità che rappresenta la fase di iniziazione che condurrà alla vita adulta.

Si tratta di qualcosa che ovviamente avviene completamente al di fuori dell’Io cosciente di Medusa; ma i miti ci ricordano anche attraverso visioni tragiche ed avvenimenti brutali che il regno di Ade non si può affrontare incautamente e non senza una preparazione, un rituale, un accompagnatore. perché in quel caso il rischio diventa molto più accentuato; anche Inhanna - che è una Dea dei cieli - viene praticamente condannata a morte quando entra senza la dovuta preparazione nel regno infero della sorella Ereshkigal.

Possiamo interpretare questo come una legge della psiche che se da un lato chiede alla coscienza e all’Io un graduale riallineamento con il Sè, lo mette però in guardia dai pericoli degli sconfinamenti non scelti, non preparati, quasi che dovesse esserci un’autorizzazione ed una sottoscrizione piena che farà si che si accettino le conseguenze, perché queste ci saranno e bisognerà pagarle.
Athena incarna ovviamente il Super Io di Medusa, quella parte matura ed anche censurante che rappresenta la legge inflessibile, qualcosa di non facile da comprendere ma che è l’aspetto giudicante di ognuno di noi, pronto a criticare e condannare qualsiasi cedimento all’istinto e alla passione.
Nel mito inoltre, la condizione di innocenza sembra essere destinata inevitabilmente alla violazione. Anche Core è creatura innocente che viene stuprata da Ade, ed anche lei sembra pagare le conseguenze del suo lato trasgressivo e sensuale inconscio che la porta inevitabilmente dentro al regno degli Inferi ma in condizioni di difficoltà e di passività.

I miti che riguardano il segno dello Scorpione ci insegnano che i confini prima o poi devono essere travalicati ma per farlo, occorre accettare il rischio della perdita della verginità, condizione necessaria per non cadere nella trappola di voler mantenere l’integrità senza pagare alcun prezzo, cosa ovviamente non accettabile.
Lo Scorpione ci ricorda che è li’ che l’Io deve lasciare la sua falsa ingenuità e le illusioni di onnipotenza e di immortalità ed è li’ che dovrà incontrare la sua ombra.. anche quando non la vuole riconoscere perché le sembra troppo lontana dall’immagine che ha coltivato per tantissimo tempo.

Così, Medusa, che si riconosce nel lato vergineo di sé, sembra subire un doppio tradimento prima da parte di Poseidone e poi di Athena; tuttavia, sul piano psicologico questo mito ci ricorda che il caos, il disordine e tutto ciò che appartiene al regno degli istinti sono sempre sempre in agguato dentro di noi, soprattutto quando non siamo “presenti alle nostre azioni” con scelte precise; quando la coscienza non può accettare questi contenuti della psiche, allora rischiamo veramente di essere sopraffatti da essi; tuttavia, il Super Io non accetterà tutto ciò e quindi cercherà disperatamente di ricacciare dentro all’inconscio ciò che è stato agito o visto, cercando di mantenere una maschera intatta.

La lezione sta nel pensare che l’Io troppo spesso si traveste con maschere che servono a coprire e rinnegare gli impulsi che così possono essere trattenuti al di la’ delle frontiere della coscienza. Quando questo accade allora anche i confini sono troppo rigidi e, anziché essere attraversati, saranno travolti dalle forze che abitano le zone in cui regna l’ombra.
Forse il mito ci vuole semplicemente dire che anche la non consapevolezza ha le sue conseguenze e che solo l’ accettazione che arriverà porterà la trasformazione e, con essa, l’assoluzione al peccato di trasgressione.

Forse Medusa è lontana dall’accettazione della sua parte primitiva e sessuale e per questo viene punita con una condanna all’oscurità dal suo Super Io che la vede come un mostro. L’immagine della Gorgone che vive in una putrida palude, con masse di serpenti al posto dei capelli, capace di pietrificare con il suo sguardo chiunque osi sfidarla è la rappresentazione della rabbia e di quel tradimento che ogni giorno Medusa fa a sé stessa non accettando questo suo lato energetico e vitale; finchè c’è condanna non potrà mai esserci trasformazione e quindi ci si sente relegati e rinnegati e questo sembra diventare uno stato totale ed eterno.

Medusa è sicuramente la rappresentazione di ciò che può accadere se non rispettiamo i lati più oscuri della nostra natura, cercando di vederli, di accettarli e di onorarli; in effetti in lei questi contenuti denigrati diventano via via espressione di distruzione e di odio fino ad impedirle di intraprendere la strada del ritorno e la via dell’integrazione, ovvero contattando quei lati della psiche che porterebbero alla risanazione e alla conseguente rinascita.

Questo mito ci rammenta che ad un certo punto, bisognerà scendere nella palude accettando la perdita di verginità che questo viaggio impone: allora sì che accadrà il miracolo che consisterà prima nel provare dolore e tristezza per le illusioni che se ne devono andare, ma proprio da questo atto di umiltà e di rassegnazione alla perdita dell’innocenza e della verginità dell’Io, potrà nascere una consapevolezza che traghetterà verso una ritrovata completezza in cui luce e ombra si concederanno scambi proficui e incredibilmente ricchi.





 
 
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